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Macron: collaborazione con la Cina per futuri negoziati Russia /Ucraina

Il presidente francese Emmanuel Macron ha incaricato il suo consigliere per la politica estera Emmanuel Bonne di collaborare con l'alto diplomatico cinese Wang Yi per stabilire un piano che potrebbe essere utilizzato come base per futuri negoziati tra Mosca e Kiev.
Lo riporta Bloomberg citando persone che hanno familiarità con il progetto.
La strategia francese prevede che i colloqui tra Russia e Ucraina si svolgono già quest'estate. Un funzionario dell'ufficio di Macron ha confermato l'intenzione di Bonne di parlare con Wang aggiungendo che gli alleati della Francia sono stati informati di qualsiasi iniziativa francese.

La Russia è interessata a porre fine al conflitto in Ucraina il prima possibile, ha dichiarato il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in un briefing a Brasilia dopo i colloqui con il ministro degli Esteri brasiliano Mauro Vieira.Lo riporta Ria Novosti.

"È chiaro che siamo interessati a porre fine al conflitto ucraino il prima possibile. Abbiamo spiegato in modo molto dettagliato in più di un'occasione le ragioni di ciò che sta accadendo, gli obiettivi che stiamo perseguendo a questo proposito", ha detto Lavrov, aggiungendo che oggi con il suo omologo brasiliano hanno parlato del "contesto che deve essere tenuto presente per risolvere questi problemi non su base momentanea, ma sulla base di accordi a lungo termine, che devono prima di tutto essere basati sul principio del multilateralismo e sulla considerazione degli interessi di sicurezza di tutti gli Stati senza eccezioni".

Intanto i ministri degli Esteri del G7 annunciano che i Paesi che aiutano la Russia a portare avanti la guerra in Ucraina "affronteranno gravi costi" in una dichiarazione diffusa dopo due giorni di colloqui in Giappone. A queste "terze parti" arriva l'esortazione di "cessare l'assistenza alla guerra della Russia altrimenti affronteranno gravi costi".
Dal G7 giunge anche la condanna della minaccia russa di collocare armi nucleari in Bielorussia che viene definita "inaccettabile".

I ministri degli Esteri del G7 si impegnano a intensificare le sanzioni contro la Russia e a "sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario" avvertendo Mosca della "gravi conseguenze" a cui andrà incontro se dovesse usare armi nucleari. "Condanniamo la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina, che costituisce una grave violazione del diritto internazionale. La Russia deve ritirare immediatamente e senza condizioni tutte le sue forze e le sue attrezzature dall'Ucraina", si legge nella dichiarazione congiunta diffusa al termine della riunione nella città giapponese di Karuizawa.

Il presidente russo Vladimir Putin ha visitato il quartier generale di un'unita' militare che combatte nella regione ucraina di Kherson, annessa alla Russia lo scorso settembre, dove ha chiesto informazioni sulla situazione in questa provincia meridionale e nella vicina Zaporizhia. Lo ha riferito il Cremlino.

"Il comandante in capo supremo delle forze armate della Federazione Russa ha visitato il quartier generale del gruppo "Dnepr" in direzione di Kherson", ha comunicato la presidenza russa in una breve dichiarazione pubblicata sul suo sito web sulla prima visita di Putin al fronte di questa regione in quasi 14 mesi di campagna militare in Ucraina. Secondo il Cremlino, il presidente russo ha ascoltato i rapporti del comandante delle forze aviotrasportate, il colonnello generale Mikhail Teplinsky, il comandante del gruppo delle forze "Dnepr", il colonnello generale Oleg Makarevich e altri capi militari.

Il presidente russo, Vladimir Putin, nella sua visita a sorpresa alle truppe impegnate nelle regioni ucraine di Kherson e Lugansk ha fatto ai soldati gli auguri per la Pasqua ortodossa, celebrata la scorsa domenica 16 aprile, e regalato icone. Ai comandanti del gruppo Dnepr, di stanza nella regione di Kherson - dove il leader del Cremlino si è recato in elicottero - Putin regalato una copia dell'icona, che "apparteneva a uno dei ministri della Difesa di maggior successo dell'Impero russo". Il presidente ha aperto e mostrato l'icona, come si vede da un video pubblicato dall'agenzia ufficiale Ria Novosti.

Il ministro delle Infrastrutture ucraino, Oleksandr Kubrakov, è atteso in Turchia, dove incontrerà il ministro della Difesa turco Hulusi Akar. Proprio Akar è stato uno degli attori principali che hanno permesso la chiusura dell'accordo che dallo scorso luglio permette il passaggio di grano ucraino bloccato nei porti del Mar Nero.

Accordo che sarà inevitabilmente al centro dell'incontro di oggi, sia per il malcontento di Mosca che rischia di far saltare tutto, ma soprattutto dopo che la Slovacchia si è unita alla decisione di Polonia e Ungheria di bloccare unilateralmente l'import di grano e prodotti agricoli dall'Ucraina, per proteggere la produzione agricola interna.

Una decisione che potrebbe prendere anche la Bulgaria, ma definita inaccettabile da Kiev e dalla Commissione Europea che ha già fatto sapere di "attendere delle spiegazioni". "Il primo necessario passo deve essere quello di consentire al grano ucraino di transitare attraverso la Polonia. Un passo da compiere senza porre condizioni", ha invece tuonato il ministro dell'Agricoltura ucraino, Mykola Solsky, al termine dei primi colloqui che hanno avuto luogo in Polonia.

Proprio il governo polacco guidato dal partito PiS, uno dei principali sostenitori di Kiev dall'inizio del conflitto, si trova costretto a fare i conti con le prossime elezioni e con il decisivo bacino di voti delle aree rurali della Polonia. Tuttavia il nodo rimane, perché mentre il ministro dell'Agricoltura polacco definisce il no al transito "necessario", il collega ucraino risponde che il 10% dei prodotti alimentari prodotto dall'Ucraina transita attraverso la Polonia, ben il 6% dall'Ungheria.

Un bando al transito che, come per l'Ungheria, riguarda anche frutta, verdura, carne, derivati del latte e uova, ma che allo stesso tempo la Commissione Europea ritiene illegittimo, in quanto queste decisioni sul commercio e transito dei beni attraverso le frontiere europee sono di competenza di Bruxelles. Alla situazione già tesa si aggiunge l'allarme lanciato dall'Alrto Rappresentante per la politica estera europea, Joseph Borrell: "La Russia sta bloccando ancora una volta 50 navi con grano urgentemente necessario nel Mar Nero. L'Ue sostiene gli sforzi dell'Onu e continuerà a facilitare le esportazioni attraverso le corsie di solidarietà dell'Ue, che hanno portato 25 miliardi di tonnellate di grano nel mondo".

La visita di Kubrakov in Turchia segue di 12 giorni il viaggio del ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, nella capitale turca Ankara durante la quale ha incontrato il collega turco Mevlut Cavusoglu, la mente delle trattative tra Russia e Ucraina. Il capo della diplomazia di Ankara aveva anticipato che il dialogo si sarebbe sviluppato sulle relazioni bilaterali tra i due Paesi ma anche sugli sforzi di mediazione di Ankara nel conflitto in Ucraina.

Abbandonata la ricerca di un compromesso che porti a un cessate il fuoco dopo i tentativi andati a vuoto nei primi mesi dall'inizio del conflitto, il dialogo negli ultimi mesi è passato costantemente dalle difficoltà per i rinnovi dell'intesa che dallo scorso luglio permette il passaggio di grano e fertilizzanti bloccati nei porti ucraini. Un'intesa rinnovata lo scorso 18 marzo, ma non senza difficoltà e dubbi da parte di Mosca, che spinge ormai da mesi affinché attraverso il Mar Nero possano passare anche frumento e fertilizzanti russi, come previsto nella bozza iniziale dell'intesa.

Circostanza al momento non realizzata, tanto da spingere il ministro degli Esteri russo Lavrov a definire "complicato" il rinnovo dell'intesa. "Se l'accordo è rispettato a metà, allora il tema estensione si complica" aveva detto Lavrov. A partire dallo scorso luglio a oggi l'intesa, per raggiungere la quale è stata essenziale la mediazione della Turchia, ha permesso il passaggio di circa 28 milioni di tonnellate di grano e frumento ucraino altrimenti destinato a marcire nei porti bloccati dalla guerra e ora giunto per il 55% in Paesi in via di sviluppo e per il 45% in Paesi come la Cina, Spagna, Turchia e Italia per mitigare l'impennata dei prezzi sul mercato e il rischio di una crisi alimentare.

Intanto liberata dalle draconiane restrizioni anti-Covid, la Cina messo a segno una marcata accelerazione della crescita nel primo trimestre, con il Pil che è balzato del 4,5% su base annua dal 2,9% del quarto trimestre 2022, ben al di sopra delle previsioni di mercato del 4%. Da un trimestre all'altro, la crescita del gigante asiatico è salita del 2,2%, dopo aver ristagnato nel periodo ottobre-dicembre.

I dati ufficiali diffusi nella notte italiana sono i primi a valutare un intero trimestre senza l'impatto della strategia zero Covid - politica sanitaria che includeva quarantene obbligatorie, lockdown ripetuti, continui test e restrizioni di viaggio - che è stata revocata all'inizio di dicembre. Dalla sua attuazione nel 2020, ha inferto un duro colpo all'economia del Dragone a causa del clima di incertezza generato e dei disagi causati nella vita quotidiana dei cinesi e delle imprese.

Si è trattato del ritmo di espansione più forte dal primo trimestre del 2022, sulla scia degli sforzi di Pechino per stimolare la ripresa post-pandemia. I dati macro hanno mostrato anche che la crescita delle vendite al dettaglio ha raggiunto il massimo di quasi 2 anni a marzo, la produzione industriale è aumentata di più in 5 mesi e il tasso di disoccupazione è sceso ai minimi di 7 mesi. Le vendite al dettaglio, principale indicatore dei consumi delle famiglie, hanno confermato a marzo la ripresa (10,6% in un anno).

Fonte Agi e Ansa

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