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Sabato, 01 Giugno 2024

Negli ultimi anni, a nostro modesto avviso, è cresciuta tra le classi dirigenti una tendenza alla caratterizzazione delle giovani generazioni, in rapporto al loro impegno, nella ricerca di un lavoro. Sfigati, choosy sono i termini usati da alcuni esponenti politici affannati, a definire gran parte dei nostri giovani. Ma c’è di più. La definizione più famosa che ha inaugurato il “genere” di alcuni giovani è stata quella di “bamboccioni”, lanciata, nel 2007, dall’allora, ministro dell’Economia, Padoa Schioppa. Il ministro spiegava che la sua Finanziaria conteneva delle misure atte a fare affrancare i giovani, appunto i “bamboccioni”, dalla dipendenza dei genitori. A questo punto va detto, senza mezzi termini, che il fenomeno, in particolare dei “bamboccioni”, ovvero, dei giovani che allungano la loro permanenza, in casa dei genitori, è dovuto alla crisi economica in corso e, soprattutto, all’alto livello di disoccupazione che si sta registrando nel nostro Paese. Pertanto, dopo un nostro invito alle classi dirigenti, ad evitare inutili polemiche ideologiche sulle riforme legislative del quadro normativo del lavoro, sosteniamo con tenacia, che loro debbono investire sui nostri giovani attraverso: l’apprendistato, in azienda; l’alternanza scuola-lavoro e una formazione professionale, pensata per i fabbisogni delle imprese. Il lavoro non si crea per legge o decreto, ma con la crescita e il sostegno alle imprese. Bisogna rilanciare, piuttosto, il contratto di apprendistato che deve essere perseguito con determinazione, attraverso il Piano “Garanzia Giovani”, con i lavori in corso, per la sua attuazione. E dulcis in fundo, rivolgiamo un messaggio di incoraggiamento ai giovani, figli della crisi: in primis, chi sa essere ambizioso, investe su se stesso e sulla propria istruzione, avendo l’atteggiamento giusto; poi, mai rinunciare alle proprie scelte calibrate, avendo sempre la forza di credere in se stessi ed essere determinati. E’ questa un’idea che mi preme condividere con i giovani di oggi.

Per l’immobiliare occorre una cura shock. Tutti i Paesi che hanno puntato sull’immobiliare, lasciando perdere la finanza, sono usciti dalla crisi. Mercoledì, Confedilizia presenterà al Governo tre proposte innovative, senza costi per l’apparato pubblico statale e locale, al quale porteranno anzi nuove entrate. Soprattutto, le tre proposte rivitalizzeranno il settore degli scambi immobiliari, porteranno fiducia ed entusiasmo nell’avvenire a tutti gli italiani di buona volontà.

Nel nostro Paese: da un lato c’è la disoccupazione under 25 ammonta al 41,6% e-caso unico in Europa- circa 2milioni e 250mila giovani under 29 non studiano, né lavorano; dall’altro, ci sono giovani imprenditori di se stessi, per amore o per necessità. Ebbene, sul primo punto l’Unione Europea ha concentrato, nel biennio 2014-2015, una disponibilità per l’Italia, di1,5miliardi per la “Garanzia Giovani”: questo è un Progetto europeo secondo il quale, nessun giovane, passati i quattro mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione formale, può rimanere senza una nuova formazione o senza un’esperienza di lavoro. In particolare, queste sono le nuove opportunità offerte ai nostri giovani disoccupati: l’inserimento diretto in un contratto di lavoro dipendente; l’avvio di un contratto di apprendistato o di un contratto di tirocinio; l’impegno nel servizio civile: la formazione specifica; l’accompagnamento di una iniziativa imprenditoriale o di lavoro autonomo. Ebbene, quest’ultima opportunità può interessare, nel nostro Paese oltre 1,3 milioni di giovani, imprenditori di se stessi. Sarà, perché, per i giovani ottenere un posto fisso sta diventando un miraggio, fatto sta che, ancora, in tanti- per scelta o per necessità- un lavoro decidono di darselo da sé. Ma c’è di più. I giovani lavoratori in proprio nella nostra Penisola possono trovare spazi nel comparto degli alloggi e della ristorazione; consulenza alle imprese; nei settori informatici e di comunicazione; delle attività finanziarie e assicurative.(Cfr.Report del Centro Studi “Datagiovani” per “Il Sole 24 Ore”).Peraltro, stando a quanto ha affermato Maurizio Del Conte, docente di Diritto del lavoro all’Università Bocconi di Milano- “la quota di lavoro professionale, altamente specializzato, nei settori con maggiore utilizzo di tecnologia, nel nostro Paese, è consistente, rispetto ai Paesi europei più avanzati. E dulcis in fundo, noi diciamo che stante questa situazione, queste figure di lavoratori in proprio, possono offrire con successo i propri servizi alle moltissime piccole imprese che non sono in grado di trattenerle stabilmente, all’interno delle proprie strutture imprenditoriali.

 

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