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Sabato, 01 Giugno 2024

È rientrata poco prima delle 14:30 (ora Italiana) di oggi, con ammaraggio a largo di Daytona (Florida), la navetta Dragon di SpaceX con a bordo il Colonnello dell’Aeronautica Militare Walter Villadei, membro dell’equipaggio della missione Ax-3 di Axiom Space, che per l’Italia prende il nome Voluntas.

Dando al Col. Villadei il bentornato a nome di tutti i colleghi e colleghe dell’Aeronautica Militare, il Capo di Stato Maggiore Generale di Squadra Aerea Luca Goretti ha commentato: “La partecipazione dell’Aeronautica Militare a questa missione internazionale, a forte connotazione europea, ha reso possibile il coinvolgimento di nuovi soggetti, sia pubblici sia privati, in un settore, quello spaziale, in questo momento soggetto a nuova espansione. Questo ha confermato il ruolo chiave che l’Arma Azzurra ha in questo dominio, in cui già è fortemente impegnata sia con l’esperienza di volo umano spaziale sia con capacità legate alla sua sicurezza. L’Aeronautica Militare – ha sottolineato il Gen. Goretti – mette la propria professionalità e competenze a disposizione della comunità scientifica, tecnica e industriale, a favore dell’intero Sistema Paese”.

Partita dal Kennedy Space Centre (Cape Canaveral, Florida) lo scorso 18 gennaio, con un razzo Falcon 9 di SpaceX, la missione Ax-3 ha visto un equipaggio di quattro astronauti europei salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.

Nelle tre settimane di permanenza in orbita, il Col. Villadei ha svolto 13 esperimenti, promossi dall’Aeronautica Militare in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che hanno coinvolto università, centri di ricerca e industrie, per amplificare la grande esperienza nazionale in ambito operativo, medico e tecnologico, applicata allo spazio. Ulteriori 2 esperimenti, anche loro volti a studiare l’effetto della microgravità sul corpo umano, saranno portati avanti nei prossimi giorni nei laboratori a terra, contribuendo – insieme a quelli svolti sulla ISS – a raccogliere dati provenienti dall’attività di sperimentazione che avrà ricadute positive nello studio di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, della fertilità umana, del sistema cardiovascolare, oltre che l’aumento del livello tecnologico e applicativo legato al settore.

Per l’Italia, Ax-3 ha rappresentato il trait-d’union abilitante nell’ambito di una visione strategica che lega sinergicamente, sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Difesa, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (con delega allo Spazio), il Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, l’Aeronautica Militare e l’ASI, e ha rappresentato un’occasione privilegiata per continuare a promuovere l’impegno verso un accesso nazionale sicuro ed efficace allo Spazio.

 Fonte Aeronautica Militare

 

 

 

Ho qualche perplessità nell'affrontare certi argomenti di attualità, non tanto perchè non meritevoli di attenzione, ma perchè vedo dalle “visite” che sono poco apprezzati dai miei lettori. E' probabile che gradiscono altri argomenti, tipo le recensioni dei libri possibilmente di Storia.

Tuttavia a volte non riesco a sorvolare su certi argomenti che meritano certe polemiche. Mi riferisco all'increscioso “stupro” della ragazzina a Catania

Come è stata trattata dal meinstream la terribile violenza sessuale di gruppo sulla tredicenne di Catania, compiuta da sette giovani egiziani entrati illegalmente in Italia qualche anno fa. La prima cosa che si nota è il “silenzio” della sinistra, che fa di tutto per oscurare la notizia, i media cosiddetti “progressisti”, in modalità riduzione del danno, la mettono a pagina 20, minimizzandola. Perché? La risposta sta nella nazionalità degli stupratori. Immaginate scrive oggi Daniele Capezzone su Libero, “se la nazionalità dei responsabili, fossero stati sette ungheresi, sette naziskin o sette militanti di destra...". Invece, “Gli assalitori non sono italiani, non c’è un Filippo Turetta, sono sette giovani egiziani, minorenni o poco più che maggiorenni. I giornaloni hanno a malapena riportato la notizia, nei titoli è stato ovviamente omesso il riferimento alla nazionalità”.(Federico Punzi, “Ai finti minori licenza di immigrazione illegale: ora rivedere la legge Zampa”, 5.2.24, nicolaporro.it/atlanticoquotidiano.it) Il Giornale definisce “sette bestie” questi giovani egiziani. La stessa barbarie ha dovuto subire una ragazza il 7 luglio dello scorso anno a Palermo. A violentarla era stato un branco, anche in quell'occasione formato da sette bestie. “Una sola differenza: allora gli stupratori erano tutti italiani, ora abbiamo a che fare con egiziani precedentemente sbarcati nel nostro Paese e ospitati nei centri accoglienza”. (Andrea Indini,  Il silenzio della sinistra se il branco è di immigrati...", 5.2.24, Il Giornale)

E le femministe dove sono? Sicuramente non vedremo sfilare manifestanti al grido “bruciate tutto”, non leggeremo articoli né ascolteremo prediche sul “patriarcato” e il “privilegio bianco”. In buona sostanza non vedremo le manifestazioni che sono state orchestrate in occasione del caso Giulia Cecchettin. A proposito di patriarcato, esiste certamente eccome “in tutti i Paesi da cui stiamo importando giovani maschi adulti a ritmi da invasione e sostituzione etnica.

Certo stanno scrivendo, dopo aver accusato tutti i maschi italiani, che non bisogna strumentalizzare, non bisogna fare letture xenofobe. Pare che soltanto i giovani dem di Catania hanno commentato la notizia, la Schlein ancora non l'abbiamo sentita, ma lo hanno fatto per attaccare il centrodestra: «Verrà strumentalizzata la nazionalità degli stupratori ma la verità è che gli stupri non hanno nazione e gli stupratori non hanno nazionalità». Per questi giovani piddini, l'orrore dei sette egiziani è «il risultato di una violenza strutturale e di una cultura dello stupro di cui la nostra società è impregnata».

Dopo le violenze sessuali di Palermo e di Caivano era stato uno stillicidio di commenti e denunce, di editoriali e indici puntati. Siamo «un Paese maschilista», l'accusa. Un Paese da curare. Tutti gli uomini, nessuno escluso. Perché, giorno dopo giorno, assistiamo ad «una regressione nei loro comportamenti nei confronti delle donne». E perché, a conti fatti, ogni maschio è un bruto. Nei prossimi giorni, come già fatto dai giovani del Partito democratico catanese, altri maître à penser della sinistra potrebbero accodarsi a incolpare la «virilità tossica». “Nessuno di loro, nemmeno questa volta, coglierà però l'occasione per un mea culpa su anni di politiche migratorie troppo buoniste, sull'ottusa ostilità ai centri per i rimpatri e soprattutto su tutte quelle volte che la belva era uno straniero e loro hanno voltato lo sguardo dall'altra parte pur di non vedere”.

Siamo d'accordo che uno stupro resta uno stupro, sia che lo commettono italiani che stranieri. Però, la nazionalità c’entra, se guardiamo le statistiche ufficiali. Tuttavia fa notare Punzi,“gli stranieri commettono reati in percentuali doppie, quadruple rispetto agli italiani, in alcuni casi 7 volte tanto. In particolare, il 40 per cento delle violenze sessuali pur essendo il 7-8 per cento della popolazione”. Quindi  inevitabilmente, è un vero problema quando lo stupro lo commette chi è entrato illegalmente e non avrebbe dovuto avere titolo a trovarsi nel nostro Paese. Infatti secondo il direttore di atlantico occorre guardare alla legislazione vigente del nostro Paese sulla questione “minorenni”. “In ragione della minore età, vige il divieto di espulsione con la possibilità del rilascio da parte della questura del permesso di soggiorno fino al compimento della maggiore età”.

Il caso di Catania dovrebbe quindi riaprire la questione dei migranti “minori non accompagnati” a cui i governi di sinistra hanno garantito di fatto licenza di immigrazione illegale con due leggi del 2015 e 2017 (Legge Zampa). Non si possono respingere, non si possono espellere, hanno ogni tutela e un’accoglienza “rafforzata”, molto difficilmente si può accertarne l’età e comunque non contro la loro volontà. Inoltre non sorprende che spesso siano finti minorenni, che si dichiarino tali proprio perché sanno di non poter essere espulsi, anche se non hanno diritto alla protezione internazionale. E peraltro non stiamo certo parlando di bambini. Chiaro il giochino. In troppi si dichiarano minori per approfittare delle tutele italiane: permesso di soggiorno garantito e rinnovabile anche dopo i 18 anni, vitto, alloggio, istruzione e assistenza sanitaria gratuite.

Punzi conclude il suo editoriale sostenendo che un governo di destra dovrebbe cancellare questa Legge Zampa che vieta in assoluto il respingimento e l'espulsione. Alla fine se ti dichiari minore, l’immigrazione illegale in Italia è di fatto legalizzata.

 

Il 6 febbraio si celebra nei Paesi Nordici, ed in alcune sparse comunità, la Giornata, o Giorno Nazionale del Popolo Sámi, celebrazione che ha avuto una particolare riviviscenza negli ultimi anni, anche in sintonia con la profonda rivalutazione della storia e della cultura un popolo, il Sámi, che viene citato come l’unico popolo indigeno europeo.

La data della festa segna l'anniversario del primo congresso Sámi che si tenne a Trondheim, Norvegia, nel 1917; il congresso fu un evento storico, in quanto riunì i Sámi norvegesi e svedesi oltre i confini nazionali per discutere di questioni e soluzioni comuni. Il congresso adottò anche una risoluzione per stabilire una bandiera e un inno Sámi.  

Il Giorno Nazionale dei Sámi fu riconosciuto ufficialmente nel 1992, al 15° congresso Sámi a Helsinki, Finlandia, e la prima celebrazione ebbe luogo nel 1993, coincidendo con l'Anno Internazionale dei Popoli Indigeni delle Nazioni Unite. Da allora, il Giorno Nazionale dei Sámi è celebrato dalle comunità e dalle organizzazioni Sámi nei quattro paesi di loro diffusione, Norvegia, Svezia,Finlandia e Russia, così come dal pubblico generico. Le celebrazioni includono tipicamente l'esposizione della bandiera, il canto dell'inno, l'indossare abiti tradizionali, la partecipazione a eventi culturali e il consumo di cibo tradizionale.

Il Giorno Nazionale dei Sámi costituisce un simbolo di orgoglio, identità e solidarietà per un popolo che ha affrontato discriminazione, oppressione e assimilazione lungo la sua storia;. in questa circostanza, si focalizza anche consapevolezza e riconoscimento della cultura, della lingua e dei diritti Sámi nella società più ampia.

I simboli Sámi

Il significato della bandiera Sámi ben rappresenta il popolo e la cultura di questo popolo, indigeno, sparso, come citato, delle regioni di Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia. La bandiera fu disegnata dall'artista Sámi Astrid Båhl nel 1986, basandosi su una poesia di Anders Fjellner che descriveva i Sámi come figli e figlie del sole.

La bandiera ha quattro colori: rosso, blu, verde e giallo, che riflettono i colori degli abiti tradizionali Sámi e della natura. I cerchi rossi e blu al centro simboleggiano il sole e la luna, che sono elementi importanti della visione del mondo e della spiritualità Sámi.  La poesia di Anders Fjellner ispiratrice del vessillo,  "Päiven Pārne'" ("Figli del Sole"), fu pubblicata per la prima volta nel 1840, come parte di un'opera epica intitolata "La saga dei Sámi". Secondo la legge sul diritto d'autore della Svezia, dove nacque Fjellner, che morì nel 1876, la sua poesia è entrata nel pubblico dominio nel 1946, e quindi può essere liberamente copiata, tradotta e diffusa senza violare il suo diritto d'autore. 

Eccone un estratto  :

Inno Sámi (tradotto da "Samefolkets sang" di Anders Fjellner)

“Dalla montagna innevata, dal fiordo profondo, dove il vento canta la sua canzone selvaggia, un antico popolo si è radunato, Con orgoglio porta la bandiera Sámi.

Sámi, Sámi, uniti nella libertà, Figli del sole e della neve, la nostra terra si estende verso l'aurora boreale, dove la renna corre libera e selvaggia.

Attraverso la tundra e le foreste di betulle, dove il sole di mezzanotte illumina il cielo, le nostre tradizioni vivono ancora, nelle canzoni e nelle storie che ci tramandiamo.

Sámi, Sámi, uniti nella libertà, Figli del sole e della neve, La nostra terra si estende verso l'aurora boreale, Dove la renna corre libera e selvaggia.

Uniti nella forza e nella resistenza, contro l'oppressione e l'ingiustizia, la nostra bandiera sventola alta e fiera, simbolo di speranza e di un futuro migliore.

Sámi, Sámi, uniti nella libertà, figli del sole e della neve, la nostra terra si estende verso l'aurora boreale, dove la renna corre libera e selvaggia.

Sámi, Sámi, il nostro canto risuona, attraverso le valli e le montagne, un popolo forte e orgoglioso, uniti per sempre nella terra Sámi”.

L'autore dell'inno nazionale Sámi è Isak Saba, un poeta e politico Sámi nato in Norvegia nel 1875. Saba scrisse il testo dell'inno, intitolato Sámi soga lávlla ("Il canto del popolo Sámi"), in lingua Sámi settentrionale nel 1906, e fu pubblicato per la prima volta sulla rivista ‘Saǥai Muittalægje’, diventando presto popolare tra i Sámi di diversi paesi. Nel 1986, il canto fu adottato come inno ufficiale dei Sámi, e nel 1992 fu musicato dal compositore norvegese Arne Sørli

 

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