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Lunedì, 13 Maggio 2024

Dopo il successo della prima di “Sogni”, lo short movie che la vede protagonista con Loretta Goggi, ora in distribuzione in festival e concorsi, l’attrice e scrittrice Claudia Conte riprende il tour di incontri col pubblico per presentare “Il vino e le rose”, il suo romanzo per Armando Curcio Editore giunto alla terza ristampa.  

Prima dei Circoli di Torino e Novara, il 26 aprile sarà protagonista di un evento eccezionale a Matera, quest’anno designata Capitale Europea della Cultura. L’evento, organizzato da Pasquale Pepe, si svolgerà alle 19 nella cornice di Piazza del Duomo, presso Palazzo Gattini, palazzo storico e di prestigio in cui risiedeva una delle più importanti famiglie della nobiltà materana. A fare gli onori di casa, il proprietario della struttura alberghiera Nicola Benedetto. A dialogare con l’autrice, la giornalista Rosalba Stasolla e l’On. Vincenzo Viti. 

“Sono contenta di tornare a Matera, ci ha dichiarato Claudia parlando con il Corriere del Sud, città che amo, e di trovarla gremita di turisti e in fermento culturale. Matera rappresenta un esempio di riscatto, caso emblematico di città del sud Italia che è riuscita a rilanciarsi dopo aver vissuto decenni nel degrado, in una situazione di difficoltà a livello sociale ed economico.” 

Molte le aziende che hanno voluto essere partner dell’attesa iniziativa: Vini Patria, EMD Group, Divani & Sofa KYR, Tecnomec Engineering, ARS Broker, Mulino e Pastificio Lori, Marino Autolinee, Fieschi Pasticceria, Sartoria Diele, Divina Hair & Beauty.

IL ROMANZO:

Il nostro tempo è caratterizzato dall'apatia, dalla disgregazione sociale, da una sorta di individualismo autistico, che determina enormi difficoltà, se non un vero e proprio senso di disagio. Ci muoviamo nel nostro piccolo e insignificante giardino, che a noi sembra invece necessario e sufficiente, almeno per contenere il nostro ego. Basta avere gli occhi fissi al nostro smartphone e il gioco è fatto: l'automa che è in noi ha il suo bel campo d'azione e non ha bisogno di altro. Le riflessioni si intersecano con la storia di tre donne, tre amiche che dall'infanzia alla maturità si confrontano costantemente alla ricerca, instancabile, del proprio equilibrio. Dai dialoghi dei protagonisti emerge tutta l'essenza della loro esistenza, trascorsa nel tentativo di sconfiggere il degrado psicologico che vive l'essere umano nell'epoca postmoderna.

Frank & Ruth: un album omaggio a Frank Zappa ed alla sua percussionista, Ruth Underwood, del tutto particolare, con risalto a vibrafono e marimba, fatto dal Marco Pacassoni Group che lo ha pensato con Pierre Ruiz, che ne è anche produttore esecutivo. E con una formazione di tutto rispetto che vede Alberto Lombardi alle chitarre, Enzo Bocciero al piano e tastiere, Lorenzo De Angeli al basso, nientemeno Greg Hutchinson alla batteria ed ospite la vocalist Pedra Magoni, ironica e abilmente istrionica nel brano Planet Of The Baritone Women.
Quella di Zappa, che si potrebbe dire una musica di complessitá ... semplice, cioè complessa nell'architettura (il genio di Baltimora amava Edgar Varèse) ma diretta nella esecuzione e fruizione, cosí appare nel cd della EsorDisco, come immersa in tonalitá dolci e suadente percussivitá, su una base ritmica di forte aderenza, vedansi For Ruth dello stesso Pacassoni. 
Fra le composizione riarrangiate risulta difficile stilare un ordine di preferenza. Forse Sleep Pink and Black (The Napkins Suite) si presenta più ariosa, per certi versi pinkfloydiana ma il tema più in tema, ci si scusi il bisticcio di parole, della produzione è probabilmente The Black Page, dalla scrittura molto articolata per marimba. A seguire Erchidna's Arf impressiona per il saliscendi di accordi e l'andirivieni di scale e centri tonali. Quasi orientale è l'attacco di The Idiot Bastard Son che poi prende una piega melodica zappianamente coerente. Anche Peaches En Regalia è riverente all' archetipo con stacchi e schiusure lungimiranti. 
Chiude Stolen Moments di Oliver Nelson, in versione swing "house", cover apprezzata da Zappa. Cosa che noi, da posteri suoi ... contemporanei, non possiamo che condividere.

Simone Graziano, pianista fiorentino, docente a Siena Jazz, codirettore artistico della rassegna A Jazz Supreme del Musicus Concentus nel capoluogo toscano nonchè attuale presidente Midj (Musicisti Italiani Di Jazz) è un jazzista che ha al proprio attivo numerose e qualificate esperienze a fianco ad artisti del calibro di Tim Berne, Paolo Fresu, Dan Kinzelman e vari altri. Cogliamo l'occasione della sua presenza in Calabria per conversare un pò.
Parliamo del concerto del 4 marzo, al Club La Sosta di Villa San Giovanni, in duo col sassofonista newyorkese David Binney, una collaborazione ormai consolidata anche da due cd della Auand, Frontal dl 2013 e Trentacinque del 2015.
In realtá con David abbiamo suonato all'interno del quintetto Frontal dal 2011 con Tamborrino, Evangelista, Binney, Chris Speed poi sostituito per impegni con Kinzelmann. Come duo abbiamo fatto si e no un paio di concerti, di cui uno a BargaJazz.

Che differenza c'è fra il duo e la soluzione 5et?
Il duo da una libertá maggiore che consente di spaziare, dilatare il repertorio, il quintetto è più rigido ma ha una esplosivitá maggiore. È come esplorare due paesi diversi. Ed è bello avere l'opportunitá con musicisti super come David, pronto a rilanciare la palla in ogni momento.

Il tuo disco Snailspace, uscito nel 2017, sempre della Auand, ha avuto bei riconoscimenti.
Sia al Top Jazz, fra i migliori dischi dell'anno, anche ad All About Jazz, e anche a livello personale mi sono classificato fra i migliori musicisti. Col disco saremo in giro quest'estate ma prima è previsto il nuovo disco di Frontal per fine aprile di quest'anno.

La tua musica è definibile "circolare" ?
Si. È un aspetto forte questo della reiterazione. È un tipo di comporre personale, ogni volta che fai un giro di cerchio è diverso; il concetto di diversitá/uguaglianza ha un valore che in musica è più forte, nello spettatore/ascoltatore dovrebbe generare un senso di trance o di viaggio, in quanto musica per perdersi con la mente.

A proposito della tua riflessiva "lentezza" anche se forse sarebbe più opportuno parlare di un bilanciamento fra tecnica e improvvisazione creativa, e fra più fonti ispirative, a partire dal minimalismo, ė un giudizio che condividi?
Vero. Precisiamo che l'aspetto lentezza - Snailspace significa a passi di lumaca -è nel senso di prendersi il tempo necessario per un lavoro artistico in modo tale che il prodotto che emerge riflette quello che si è, certo se continuiamo tutti ad andare a duemila si perde un senso della creazione che è un tempo prezioso. Il lavoro diventa cosí uno specchio esatto di ciò che sei.

Il tuo rapporto con l'elettronica?
La vivo come un mezzo per avere un colore diverso durante il concerto, col sinth col Rodhes è oltretutto una sfida divertente. 

L'esperienza didattica a Siena incide in qualche modo sul tuo percorso artistico e professionale?
Beh, insegnare a Siena è come andare a fare un concerto, si è in una realtá unica, altre situazioni sono belle ma diverse, insomma Siena è un'esperienza straordinaria e i giovani che escono da quei corsi sono giá maturi.

A proposito della tua carica istituzionale di presidente della Associazione Musicisti di Jazz, in cosa si differenzia il Midj dalla vecchia AMJ, altro sodalizio di jazzisti italiani?
Non ho notizie dell'Amj ma Midj sicuramente ha molta aderenza sul territorio, come il progetto Air Artisti in Residenza che ha mandato giovani in Italia e per il mondo con residenze artistiche. 

Non ritieni che un settore in crisi come quello della musica dal vivo debba essere agevolato sul piano degli adempimenti formali di chi organizza spettacoli? E che possa diventare una battaglia del Midj?
È una battaglia in atto. Ho partecipato alle sedute della legge sullo spettacolo, proponendo una revisione dei costi del lavoro musicale oltre al cumulo delle posizioni fiscali, legge peraltro scaduta. Confidiamo comunque che i decreti attuativi , per detta del ministro Bonisoli, possano essere emanati entro fine anno.

Chissá se la visione dello Stretto ispirerá qualche composizione....
Lo conosco bene, lo Stretto. Adoro Sicilia e Calabria. Poi David è originario della zona vicino Roccella Jonica. Il suo cognome deriverebbe da Binnato. 
Anche per lui il paesaggio e l'ambiente sono importanti specie quando si improvvisa.

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