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“Tra le argille del tempo”, il postfantastorico, nuovo genere letterario

Argille_1

Un importante, avvincente appuntamento il prossimo 18 giugno 2015 alle h 18.00, presso il bookstore Mondadori di via del Pellegrino, 94 (Roma), dove avrà luogo la presentazione del libro “Tra le argille del tempo” (David and Matthaus Edizioni), l’ultima fatica letteraria dell’eclettico Giuseppe Lorin il quale, nella sua interessante carriera artistica, ha sempre posto l’accento su tematiche socio-culturali di una certa rilevanza.

L’artista, che ama definirsi “uomo di cultura”, è attore, poeta, regista, critico letterario, autore, romanziere, conduttore e giornalista.

Il romanzo “Tra le argille del tempo”, di genere “postfantastorico”, assolutamente innovativo nell’attuale panorama editoriale, colpisce per la sua singolarità e trova la sua ambientazione a Roma, partendo dalla notte dei tempi, quando i villaggi che sorgevano sulle colline circostanti il fiume Tevere, (al quale non era stato ancora assegnato questo nome), per motivi legati alla difesa e all’economia e per contrastare le calamità naturali, iniziarono un processo di aggregazione, dando vita ad entità sociali numericamente consistenti, progredite e profondamente rispettose e zelanti verso l’insieme di culti, tradizioni e costumi propri, che costituirono un fenomeno sociale nell’Antica Roma, reso complesso dal sincretismo religioso, frutto dalla confluenza delle diverse pratiche religiose degli abitanti dei villaggi.

Così, il ventuno aprile del 753 a.C. nacque Roma, la prima grande metropoli dell’umanità, destinata ad influenzare la società in tutti gli aspetti afferenti alla cultura, la filosofia, il diritto, la religione ed i costumi nei secoli successivi.

A tale riferimento, un significativo passaggio del romanzo: “A nord e a sud di quel corso d’acqua, le diverse genti autoctone, gli aborigeni figli della terra, rudi creature scaturite da querce e da lecci, dalla congiunzione fra la terra e il cielo o provenienti da lidi lontani, si mischiavano tra loro o si alternavano, falcidiate dalle carestie. Il loro idioma era un miscuglio di lingue, aveva suoni arcaici con predominanza del latino o greco. I loro canti erano eseguiti con suoni gutturali, barbariche erano le danze ritmate da strumenti a percussione in un clima sacrale”.

Quindi, un viaggio itinerante storico-culturale, all’interno del quale l’autore riesce efficacemente a rappresentare le umane fragilità, nel rispetto di una verità fatta di memoria intrisa di significativi spunti storici, fino ad arrivare al presente, dove la contingenza offre indicazioni sugli eventi che apparterranno possibilmente al futuro.

I protagonisti, persone assolutamente reali, si rapportano con la tangibilità e le amare concretezze della vita quotidiana, fra difficoltà, troppe delusioni e scarse, improbabili gratificazioni.

Solo i loro sogni di scoperte, da comunicare alle Autorità ed ai cittadini, concedono attimi di respiro e speranza a Otto e Miky, i quali intraprendono questo intrigante viaggio nella storia, affrontando mille ostacoli nel rapportarsi ad amministratori avulsi da qualsiasi interessi verso la ricerca delle nostre radici culturali ed, al contrario , propensi a cancellare i simboli, le tracce del passato nelle varie zone di Roma, pur di favorire, senza troppe esitazioni, altre esigenze urbane.

Interessante l’approccio dei due protagonisti con i reperti e quant’altro riescano a portare alla luce, nel comune impegno di dare la corretta valorizzazione all’intrinseco significato in essi racchiuso.

In un passaggio del romanzo, profonde riflessioni sull’elaborazione del pensiero: “Ci sono momenti in cui rimango in silenzio ad ascoltarmi… E’ in quei momenti che fabbrico i miei pensieri più veri, le congetture della storia… fantastico sul mondo di un tempo, salgo in un sogno e s’incendia la memoria”.

Attraverso questo libro, Giuseppe Lorin riesce a svelare l’uomo e i suoi inganni, gli amori, i rapporti a volte conflittuali con i propri simili, gli insospettabili segreti, nell’esercizio del libero arbitrio, foriero di piccole e grandi decisioni, in un quotidiano che ci unisce, nella sua unicità.

Questi sono i motivi che rendono il romanzo “Tra le argille del tempo” originale, di forte impatto e notevole spessore culturale, fra episodi di esistenze e di verità, che nel tempo di consumano come argilla, correndo il rischio di essere cancellati, se non interviene l’opportuno ingegno umano, incontrovertibile responsabile e depositario della conservazione della “memoria storica”.

 

BIOGRAFIA:

Giuseppe Lorin ha conseguito il diploma presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”, e si è specializzato presso l’International Film Institute of London con Richard Attemborough.

Laureato in Psicologia presso “La Sapienza” di Roma, è giornalista iscritto alla “Free lance International Press”e collabora con diverse testate giornalistiche.

Vicepresidente dell’A.P.S. “Le Ragunanze”, è specializzato in Marketing & Pubblicità presso l’Università “Bocconi” di Milano, è docente di dizione e recitazione ed ha vinto vari premi e riconoscimenti.

E’ presente nel sito ufficiale di Pier Paolo Pasolini con sue poesie, articoli, interviste ed il testo teatrale “Scartafaccio, liturgie pasoliniane”.

Infine, oltre al libro “FRA LE ARGILLE DEL TEMPO”, prossimo alla sua presentazione, egli è autore di “MANUALE DI DIZIONE”, con prefazione di Corrado Calabrò e Dacia Maraini e “DA MONTEVERDE AL MARE, IL VALORE CULTURALE E ARTISTICO IN UN’AREA STORICA DI ROMA”, con prefazione del Principe Jonathan Doria Panphili.

 

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