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Domenica, 12 Maggio 2024

foto 2

 

Ma se il “circuito” concertistico di luglio fa sì che gente come Chick Corea o John Legend la si possa vedere in Italia, come il nostro Raphael Gualazzi che dalle nostre parti capita spesso di trovarlo in cartellone, perchè andare al Nice Jazz Festival fra l’8 e il 12?

Oltretutto lì vicino scoppiettano i fuochi d’artificio, in senso musicale s’intende, di Monaco con Santana e Rihanna, e incalza la data di Juan Le Pin Antibes con Jarrett il 12.

Il programma del festival nato depuis 1948 nella ex italiana Nizza si caratterizza intanto per la nutrita pattuglia di musicisti francesi (Legnini, Perret, Belmondo etc.) e poi per il ripercorrere di diverse strade del jazz elettrico, quello fusion di George Benson ma anche situazioni più dure come quelle create da Esperanza Spalding.

E questa non è una novità in una regione-terra di rassegne in cui la triade jazz-pop-rock (con aggiunte sparse di reggae rap chanson) la fa da padrona.

Appuntiamo queste note a Villeneuve Loubet, dove riecheggiano gli echi sonori notturni delle prospicienti Nizza e Antibes, fra scafi e yacht (di altri), in una Cote d’Azur in cui la crisi sembrerebbe assente a giudicare dalle brasseries piene di gente. In realtà, a ben guardare, i menu sono scarni o turistici e i cartelli di vendita sulle barche non mancano, mentre sentiamo alla radio del declassamento francese da parte della solita società privata di rating.

Scriviamo all’ombra delle ondulate piramidi costruite nel 1960 dall’architetto Minangoy Andre, quattro vele architettoniche bianche che incorniciano il porticciolo dopo averne consentito, con gli investimenti conseguenti, la realizzazione.

Visionaria Grandeur! Criticata da coloro che odiano i termitai umani e prediligerebbero la natura allo stato quo. Ma tant’è.

L’impressione è che, anche nel jazz, da queste parti, l’aspirazione alla Grandeur dei numeri pare pensiero dominante in chi organizza. Il progetto deve confrontarsi con questo obiettivo, il Grande Evento. Che è anche nella logica dello Spettacolo. Si, vista così, è con questa cornice che può valer la pena ritrovarsi fra jazz e onde in Costa Azzurra.

Foto Ylenia Lucisano2_b


La vedremo quest’estate al Collisioni Festival e ancora in Piemonte ad Asti Musica, poi il 24 luglio alle “Scimmie” di Milano. Ma soprattutto stiamo gustando sulla rete, a partire da You Tube, il video del brano Quando non c’eri, diretto da Diego Ricci e realizzato da Quelchechose. E stanno per arrivare anche alcune date estive nella sua Calabria. Insomma Ylenia Lucisano non è più un’artista emergente, visti i premi acquisiti, le presenze in RAI e su network privati nazionali e il gradimento a livello radiofonico. Piace, a quanto pare, il suo pop d’autore di nuova generazione che dimostra di avere assorbito appieno e metabolizzato in modo personale diversi modelli del passato.

Abbiamo raggiunto telefonicamente la cantautrice a Milano per “intercettare” al volo qualche suo pensiero su questa fase importante della propria vita artistica.

D. Prima domanda d’obbligo: quali sono i tuoi riferimenti artistici.

R. Sono molto presa da Rino Gaetano, da De Gregori, e dagli altri mostri sacri del nostro cantautorato.

A livello internazionale adoro i Cold Play. Quando compongo o interpreto cerco comunque di essere me stessa fino in fondo.

 

D. Il tuo video ha come sfondo Venezia. Scelta romantica, decadente...

R. Essenzialmente mi è parsa la città più vicina, in tutti i sensi, al brano che dovevo registrare, sia come testo che come musica.

 

D. E’ dura la vita della musicista in Italia?

R. Si ma come ogni altro mestiere. Solo che la musica presuppone molta pazienza. Bisogna saper aspettare che arrivi il tuo momento, sperando che arrivi, e molto è affidato al caso.

Per chi si è formato per un lavoro tradizionale forse è più semplice immaginare il proprio percorso, per un’artista il futuro può diventare imprevedibile. Però se c’è la passione questa fatica non la si sente.

D. Una voce del sud. Pensi che questa matrice, essendo tu di Rossano, orienti in qualche modo la tua forma espressiva?

R. Incide, di sicuro, nel senso delle scelte che si fanno, perché si è motivati in una data direzione, si rivalutano alcuni valori, come la famiglia, ma anche la bellezza del paesaggio calabrese influenza il mio comporre e il mio interpretare.

 

D. Ma chi è realmente Ylenia Lucisano? Diciamolo in poche parole e con la tua naturale franchezza.

R. Sono attaccata visceralmente alla musica ed è per questo che mi sento in qualche modo instabile, come la musica stessa, e come il girovagare di noi musicisti.

Forse, per usare un aggettivo, mi sento un po’ pazza… perché le cose che faccio sono dettate dal cuore più che dalla testa.

Cover_Quando non c'eri B

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