Mentre gli acquisti da parte di società straniere incalzano sempre di più lo Stivale, quelli da parte degli stessi italiani faticano ad arrivare. L'investimento Italia su Italia viene sempre meno, secondo il giornale Libero ripreso da quotidiano Il Giornale per colpa della crisi e della mancanza di liquidità del paese. Lusso, moda, design, alimentari e grande distribuzione sono i settori più gettonati, quelli dai brand più forti. A seguire, il settore manufattoriero e solo agli ultimi posti il mondo della finanza - con società assicurative, banche e servizi finanziari -. La moda italiana è il settore in cui gli stranieri investono di più. Bulgari - ad esempio - è stata acquistata da Lvmh per 4,4 miliardi di euro. La francese Lactalis ha stanziato 3,7 miliardi per guidare l’83% di Parmalat, con 4,3 miliardi di giro d’affari. Per l’80% di Loro Piana - con 630 milioni di fatturato dichiarati - Lvmh ha investito due miliardi. Soldi che prò, gira e rigira, in Italia non arrivano mai. E il 2014 sembra ancora peggio: i pessimisti credono in una svendita in blocco del mercato italiano, prima fra tutti la compagnia di bandiera Alitalia che pare prendere il volo per sempre verso i ricchi Emirati Arabi.
I motivi delle svendite sono molteplici: i proprietari italiani devono avere a che fare ogni giorno con una politica fortemente penalizzante, con dei sussidi esagerati, con infrastrutture decadenti e tasse sempre più alte a cui fare fronte. E per alcuni il gioco non vale più la candela. C'è poi da considerare che le acquisizioni spesso non sono di natura finanziaria: la maggior parte delle volte si tratta di acquisti con progetti industriali, principalmente volti alla crescita, allo sviluppo e al potenziamento dell'azienda acquistata. Che comprata per un pugno di euro viene rimessa in piedi e rivenduta a cifre esorbitanti
In totale, la vendita delle aziende italiane ha un mercato di circa 101 miliardi di euro, che se sommati agli importi non dichiarati nelle cessione delle piccole aziende sfiora i 115 miliardi. Al contrario i nostri connazionali all'estero hanno acquisito solo 340 aziende, quasi un terzo di quelle perdute dal nostro Paese. E se gli acquirenti esteri investono soprattutto nel retail, i nostri compratori preferiscono le sezione farmaceutiche, chimiche e l'industria d'automobile.
Il made in Italy vende e anche bene. È sinonimo di qualità, di affidabilità dei prodotti e di ottimi guadagni.
Ma non sempre per noi. Secondo i dati diffusi da Libero, dal 2008 ad oggi più di 830 aziende sono passate in mano straniera: dalla Germania, alla Francia, alla Corea del Sud, tutti investono nel mercato italiano, immetendo l'unica cosa che al Belpaese in questo momento manca, la liquidità.