Una bella esperienza, per imparare a riflettere ed acquisire un miglior rapporto con l'infinita sfera emozionale che risiede in ognuno di noi.
Questa, in sintesi, la mia felice constatazione dopo aver a lungo conversato con la saggista Gabriella Campioni, ex docente presso la scuola primaria ed attualmente impegnata nel suo ruolo di insegnante, sempre guidata dall'entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco che la caratterizzano, ma in un ambito diverso, quello dell'Università della terza età.
Curiosa, dinamica, riflessiva ed estremamente amorevole nel suo modo di porsi al prossimo, Gabriella è una donna di grande cultura; tutto ciò appare evidente nelle sue opere editoriali, risultato di lunghe ricerche ed approfondimenti storici. Nell'intervista che ha gentilmente rilasciato al nostro giornale parleremo dei suoi interessanti saggi, ma anche di solidarietà, pensiero propositivo, ricerca personale attraverso la dinamica mentale e così via...
Appena abbiamo iniziato a parlare ho avvertito la sensazione di trovarmi dinanzi ad un'insegnante, per il suo modo assolutamente chiaro di esprimere concetti non sempre semplici. Ho ragione?
In effetti è proprio così; ho lungamente insegnato presso la scuola primaria e nel corso di questa esperienza ho organizzato svariate manifestazioni nel paese alle porte di Milano nel quale vivo, tra cui un palio in costume rinascimentale, che per dodici anni ha portato la scuola fuori dalle sue mura, coinvolgendo seicento persone. Tuttora collaboro con la biblioteca ed altre realtà locali, con l’intento di stimolare una cultura, o forse, direi meglio una mentalità, di tipo “cittadinanza attiva". Sono convinta che molti problemi possano essere alleviati, se non risolti, con una maggiore coesione e solidarietà fra la gente, oltre che con un pizzico di inventiva e proattività. Credo anche che il cambiamento di cui abbiamo bisogno possa partire solo “dal basso”, dalla gente comune, come noi. Un minuscolo contributo lo sto dando attraverso una pagina Facebook intitolata “La foresta silenziosa”, in cui cerco di divulgare le iniziative propositive intraprese da singoli o piccoli gruppi.
Anche oggi continua ad insegnare, ma stavolta a persone adulte. Vorrebbe parlarmene?
Da sei anni tengo un corso intitolato “pensiero propositivo e visualizzazione” in una Università del tempo libero di Milano. Il tutto come volontaria. Ho anche conseguito il titolo di counselor, indirizzandolo verso la visione psicosomatica. I miei riferimenti sono: osservare le cose da più punti di vista per creare un pensiero proprio e uscire dalle “lamentazioni”, orientandosi, invece, verso una possibile soluzione… anche se, nella fase contingente, non si sa quale possa essere. È una questione di focalizzazione della mente, avendo esperienza del fatto che attiriamo quello che pensiamo con maggiore intensità.
In un preciso momento della sua vita ha iniziato un percorso di ricerca personale. In cosa consiste?
La mia ricerca personale è iniziata nel 1981, dopo il divorzio, con la dinamica mentale e la visione psicosomatica e da lì mi si è aperto un mondo. Mi interessa ed incuriosisce praticamente tutto. Ho seguito corsi, ma soprattutto ricerco da autodidatta in particolare in tre ambiti interconnessi: il funzionamento della mente, lo sviluppo delle potenzialità umane e il pensiero “femminile”, fondato sull’immaginazione, l’intuizione, il simbolo, il mito, il senso del sacro.
Oltre l'impegno con l'Università della terza età, lei partecipa a conferenze, convegni etc. ed effettua traduzioni. Come ha acquisito l'ottima padronanza della lingua inglese?
In realtà non l’ho mai studiata: ho trascorso tre anni negli USA seguendo il mio allora marito, un fisico che era stato invitato in centri di ricerca di tre diversi stati. Quando ti trovi in un altro Paese, o ti lasci coinvolgere dalla lingua e dalla cultura, o muori!
Da autentica appassionata di saggistica, ha scritto molti libri di questo genere. Quali esattamente?
Già quando insegnavo ho cominciato a scrivere e tradurre di saggistica in ambito scolastico. Successivamente ho scritto:
“Il tuo medico interiore” e “Visualizzazioni di guarigione” (Ed. Xenia), che attualmente non esiste più; successivamente "Il manuale della Dea Guerriera" (Ed. Fabbri).
Il titolo del suo libro evoca un personaggio della mitologia greca, ma ho l'impressione che il suo intento vada oltre la descrizione di una figura femminile, per approdare verso interessanti simbolismi. Chi è la "Dea Guerriera"?
La "Dea Guerriera" non è un personaggio mitologico, tanto meno in armi, pur prendendo spunto dalla Dea Madre delle più antiche civiltà. È il nome che ho dato a una forza intrinseca di uomini e donne, anche se queste ultime ne sono privilegiate per via della loro conformazione mentale e per il ruolo che possono ricoprire nel contesto del cambiamento epocale che stiamo vivendo. Rappresenta l’unione di immaginazione (qualità “femminile”) e azione (qualità “maschile”); la capacità di sentirsi parte del Tutto, di “prendersi amorevolmente cura”; di impegnarsi in prima persona per cercare soluzioni ai moltissimi nodi che oggi stanno venendo al pettine; di ergersi “per” anziché lottare “contro”. Soprattutto, rappresenta la capacità di rialzarsi dopo ogni caduta, adattandosi dinamicamente alle nuove situazioni: è ciò che viene chiamato “resilienza”.
Come si compone il suo saggio?
Il libro, teorico-pratico, è articolato in tre macro-aree concentriche: il rapporto con noi stessi, con chi ci sta accanto e con il mondo. Per ognuna di esse vengono rappresentate quindici situazioni, che prevedono riflessioni, esercizi, rituali.
Oltre a questi?
Per Fabbri ho scritto anche “Reiki”, ma da tempo ho abbandonato questa via. Di recente è uscito “Meditare con Maria di Magdala, Donna di luce”, (Ed. Gabrielli). Di questo libro sono curatrice, insieme al teologo Luciano Mazzoni Benoni e alla ricercatrice Silvia De Todaro.
Quali sono gli obiettivi che persegue attraverso la sua opera letteraria?
Gli obiettivi sono: riscattare questa figura per secoli occultata e vituperata e con lei tutte le donne; com-prendere (“prendere dentro” di sé) la bellezza e la forza del Principio Femminile, anche nel senso di una mentalità capace di affrontare in modo diverso i problemi creati da quella attuale.
Il libro è articolato in ventidue “meditazioni” che, partendo da diversi aspetti di Maria di Magdala, invitano all’approfondimento in chiave sia culturale che introspettiva della “questione del gender” e non solo.
Con gli stessi amici ho anche partecipato alla stesura de “Il corpo liberato” (Ed. Gabrielli). Qui il focus, ripreso poi in Maria di Magdala, è il superamento di una cultura che vede il corpo come “peccaminoso”, “idolo” o “merce”, restituendogli la sacralità che gli compete.