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Lunedì, 13 Maggio 2024

Secondo il gruppo FI, della Camera e del Senato : Il 15 Maggio 2011 in Spagna, grazie al coordinamento di Plataforma Democracia Real Ya!, un’organizzazione civile che ha portato nelle piazze la protesta contro il sistema delle banche e dei “poteri forti”, nasceva un nuovo movimento politico, il Movimiento 15-M, divenuto famoso nel mondo come movimento degli “Indignados” che vogliono superare di fatto il dualismo Partito Socialista Operaio Spagnolo – Partito Popolare che dagli anni ’80 caratterizza lo scenario politico spagnolo.

Coordinandosi principalmente attraverso i social network, i membri del Movimento scendono periodicamente in piazza per manifestare il proprio disagio nei confronti dell’attuale sistema politico spagnolo, del bipartitismo inconcludente e della diffusa corruzione. Programma elettorale

A favore della Tobin Tax e di una riforma fiscale vantaggiosa per iredditi più bassi, sostengono misure di riforma plurali per i mercati finanziari nel rispetto dell'articolo 128 della Costituzione, in cui si afferma che “Tutte le risorse economiche del paese, nelle loro differenti forme e indipendentemente dalla loro titolarità, sono subordinate all'interesse generale”. Programma elettorale

Il Movimiento 15-M sostiene inoltre la nazionalizzazione immediata ditutti gli istituti di credito bancari soccorsi da parte dello Stato; per quel che riguarda la politica economica europea e internazionale propongono una riduzione del potere del FMI e della BCE e la creazione di una valuta nazionale transitoria che possa ripristinare un equilibrio nel meccanismo di cambio, nonché controlli più severi sulle transazioni al fine di prevenirespeculazioni finanziarie di qualsiasi forma.

Da Arcore l'ex premier fa il possibile per cercare di non marcare una distanza che il Consiglio nazionale di sabato scorso ha nei fatti messo nero su bianco. Da una parte la nuova Forza Italia, dall'altra il Nuovo centrodestra
Raffaele Fitto – lo fa presente telefonicamente anche al Cavaliere, spiegandogli che i rumors della giornata su un possibile riavvicinamento con i governativi del Nuovo centrodestra «non solo non aiuta» ma «allontana chi si è speso» per l'ex premier.
Ed è questo che manda su tutte le furie la pattuglia dei cosiddetti lealisti. Nonostante la domenica il giro di telefonate è infatti vorticoso, con un'unica consolidata certezza. «Se Berlusconi continua a dargli rassicurazioni non fa altro che accendere tra di noi il virus dell'incertezza», concordano rigorosamente off the record diversi parlamentari. Lo dicono in molti, convinti che un approccio «troppo ecumenico» non faccia altro che «disorientare» chi è rimasto dentro la nuova Forza Italia.
È un vera e propria guerra di posizione che comunque si risolverà a breve, non solo per il voto sulla decadenza ma anche perché questa settimana si inizierà a discutere la legge di Stabilità. Che, spiega Renato Brunetta, se «aumenteranno le tasse non esiteremo a bocciare». Ed è questo il nuovo fronte
Berlusconi pronto a dare battaglia. Un Cavaliere che ormai non si sente più parte della maggioranza che da una parte sostiene il governo e dall'altra è pronto a votare la sua decadenza da senatore. «Da oggi – spiega in privato il Cavaliere a chi ha occasione di sentirlo – contano i contenuti: se la legge di Stabilità non garantirà sviluppo, meno tasse e la riduzione del costo del lavoro è chiaro che non potremmo votarla».
Così, da Villa San Martino il Cavaliere chiama molti di quelli che hanno seguito Alfano. Sente Roberto Formigoni e Carlo Giovanardi, per assicurarli che quanto riportato sabato scorso da alcune agenzie di stampa non risponde a verità. «Ci ha garantito di non aver mai usato parole irriguardose nei nostri confronti», ci tengono a spiegare pubblicamente i due. Che sarà certamente vero, come è altrettanto sicuro che l'ex premier in questi ultimi giorni non ha lesinato critiche per chi gli ha voltato le spalle dopo anni passati a chiedere favori. D'altra parte, Berlusconi ha deciso di non strappare, di fare il possibile per tenere tutto insieme almeno fino al 27 novembre, il giorno in cui si voterà la decadenza. Ma l'unico che in queste ore ha salvato da doglianze e critiche è Alfano. Solo con lui il rapporto umano è così forte da sperare in qualche modo in una soluzione. Con lui e con nessun altro.
Quando però il Pd voterà insieme a M5S e Sel la decadenza di Berlusconi da senatore, allora sarà difficile - forse impossibile - provare a mediare e tenere tutto insieme. Fino a quel punto, finché Alfano e i suoi non prenderanno un'altra strada, Berlusconi vuole però continuare a tenere tutto insieme. Tra le tante telefonate che passano per il centralino di Arcore, infatti, ce n'è una anche con Alfano. Il segnale che nonostante la distanza siderale delle ultime ore un contatto, per quanto flebile, continua ad esserci.

Non sapiamo che cosa succedera da oggi a sabato scrive su il Mattinale il gruppo PDL al Senato e alla Camera ..chi e contrario di un percorso che vuole invece essere e sarà virtuoso: il ritorno alle autentiche origini liberali dell'esperienza berlusconiana dopo la parentesi del Pdl, che non è certo da buttare, ma che ha evidentemente concluso il suo corso.
Falchi o colombe, lealisti o innovatori siamo tutti convinti che Berlusconi è stato perseguitato, negli ultimi venti anni, da una giustizia politicizzata che non ha uguali nel mondo occidentale. Ma, a quattro giorni dal Consiglio nazionale dobbiamo metterci tutti una mano sulla coscienza ed essere franchi fino in fondo ponendoci una domanda forse scomoda ma cruciale: la persecuzione del nostro leader va derubricata
a fatto ordinario di una giustizia penale certo da riformare, ma per ora ineluttabile, o va invece declinata come l'epilogo drammatico di una guerra cruenta scatenata dai pm politicizzati, con in ballo non solo il destino personale di Berlusconi, ma insieme il futuro stesso non solo del centrodestra italiano, ma della stessa democrazia?
Da una risposta o dall'altra dipende il “che fare” e soprattutto il “se stare” con un Partito democratico che non vede l’ora di decapitare il suo maggior alleato di governo, e che come tale si è comportato in queste settimane arrivando a stravolgere le regole del Senato col voto palese e a negare l’innegabile, ossial'anticostituzionalità della legge Severino.
Far finta di nulla significherebbe trasformarci, tutti, in altrettanti Ponzio Pilato nei confronti di un leader a cui ognuno di noi deve praticamente tutto. Un leader che è stato ed è il protagonista della storia politica degli ultimi vent’anni del nostro Paese.
I nostri elettori, che sono oltre dieci milioni di italiani, non ce lo perdonerebbero mai.
Nel Pdl si guarda con apprensione al calendario. I prossimi appuntamenti segnati in rosso, dal Consiglio nazionale al voto sulla decadenza, passando per la legge di stabilità, sono cruciali per il centrodestra.
Silvio Berlusconi non vuole cambiare rotta : sabato l’azzeramento del partito e il ritorno a Forza Italia, poi la battaglia in parlamento con il possibile distacco dal governo.
 
Dobbiamo essere tutti d’accordo che si torna a Forza Italia e che tutte le deleghe sono in mano a Berlusconi, che è quello che prende voti per tutti e quindi deve poter decidere - ha tuonato Daniela Santanchè a Quinta Colonna - poi se c’è qualcuno che preferisce la poltrona del ministro, pensando di essere diventato capace e di essere il più bravo, si sveglierà e sarà un incubo". Intanto, il 23 novembre si terrà a Roma la prima manifestazione nazionale della nuova Forza Italia. "È un’occasione importante - ha fatto notare la deputata Annagrazia Calabria ad Agorà - per costruire insieme un nuovo progetto politico che parta dai militanti sul territorio".
Noi confidiamo e speriamo che il nostro movimento politico possa restare uniti": lo ha detto Angelino Alfano in riferimento all'appuntamento del Pdl del 16 novembre prossimo. Alfano è a Verona per sottoscrivere due protocolli per la legalità e la sicurezza con alcune associazioni. "Siamo consapevoli e certi che il presidente Berlusconi, vittima di una grande ingiustizia giudiziaria, ha sempre tenuto un comportamento da uomo di stato", ha detto Alfano, rispondendo a una domanda sulla decadenza di Berlusconi al suo arrivo a Verona per sottoscrivere due protocolli sulla sicurezza con le associazioni di categoria del commercio e dell'artigianato. "Sono convinto - ha aggiunto Alfano - che questa sia la linea che ha premiato Berlusconi e continuerà a premiarlo".

Rottura prima del Consiglio nazionale o clamorosa resa dei conti in pubblico. Come quella del 22 aprile 2010 tra Berlusconi e Fini davanti alla direzione del Pdl. E' il bivio davanti al quale si trovano i due tronconi del partito di Berlusconi a quattro giorni dall'appuntamento con il parlamentino azzurro. 'Mancano le condizioni per un dibattito sereno - dice l'ex capogruppo Cicchitto, ora tra i leader della corrente 'alfaniana', che tuttavia rifiuta paragoni con lo scontro con Fini - in questo clima di scontro, siamo pronti a non partecipare al Cn'.

"Nelle ultime ore c'è stata la radicalizzazione dello scontro da parte di fuochisti, lealisti e falchi, per cui sembra che vengano meno le condizioni per un dibattito sereno. Aggiungo anche che non è chiaro l'ordine del giorno e neanche il contesto nel quale una riunione cosi delicata dovrebbe svolgersi. Ecco dunque che i dubbi sulla nostra partecipazione sono meritevoli di approfondimento"afferma al Mattino Fabrizio Cicchitto sul Consiglio nazionale del Pdl che si riunirà sabato.

"Non si tratta di scippo - precisa Cicchitto sull'accusa dei falchi alle colombe di voler scippare il partito a Berlusconi - si tratta del fatto che c'è una parte del partito che si riconosce nelle posizioni del segretario Angelino Alfano. In ogni caso è assolutamente sbagliato fare questa accelerazione ai danni del governo" perchè, spiega, "se si va ad elezioni immediate il centrosinistra è già pronto con Matteo Renzi e noi invece non abbiamo un candidato, visto che Alfano non è condiviso da una parte del partito. Ma se poi non si va al voto le cose non sono meno gravi: da un governo amico si passerebbe ad un governo ostile, nel quale il Pdl non ci sarebbe. E allora mi chiedo: che senso ha questa accelerazione?". "Penso - aggiunge Cicchitto - che non ci sia nessun motivo per cui si debba bollare alcuni esponenti del partito come traditori" mentre "la storia di Gianfranco Fini non c'entra proprio niente con quanto sta accadendo".

Non è pensabile nessuna ipotesi di slittamento" del voto sulla decadenza di Berlusconi da senatore: "vanno rispettati il regolamento e le procedure ed è inutile che il Pdl cerchi alibi per nascondere l'unica certezza che è quella condanna definitiva di Berlusconi per frode fiscale". Lo ha ribadito il responsabile Giustizia del Pd, Danilo Leva

Il tempo delle ipocrisie, delle parole dolci verso Silvio Berlusconi, ma degli atti ostili nei suoi confronti, deve finire. Altrimenti il rischio non è che si voglia "guastare la festa" al presidente Berlusconi, ma che si voglia "fargli la festa"". E' quanto afferma in una nota il deputato Pdl Raffaele Fitto rivolgendosi ad Angelino Alfano. 'Mentre Alfano descrive sul "Corriere della Sera" un quadro unitario, sereno, nel quale non sembrano esservi ombre (semplicemente perché il vicepremier sceglie di eludere i nodi di fondo), altri a lui vicini, contemporaneamente, si incaricano di chiarire lo scenario: Berlusconi deve di fatto mettersi da parte (al di là dei consueti omaggi formali); il Governo deve essere sostenuto "a prescindere"; il voto sulla decadenza, al di là di qualche lacrima di coccodrillo, non deve produrre conseguenze; quanto alla legge di stabilità, sarà quel che sarà", prosegue Fitto. "E' il momento di dire con assoluta chiarezza che noi riteniamo inaccettabile questo approccio", aggiunge. "Non crediamo che Berlusconi debba mettersi da parte, perché è stato scelto (lui, non altri) da milioni di elettori; non crediamo che un partito serio possa mai permettersi di accucciarsi davanti a un esecutivo, rinunciando a posizioni chiare; non crediamo che il voto sulla decadenza possa essere considerato un evento scontato e quindi da subire come se nulla fosse; e non crediamo - sottolinea - che si possa tradire il patto con i nostri elettori accettando il ritorno delle tasse sulla casa". "E riteniamo che sia ormai un vero e proprio "metodo buffo" che si continui a parlare di "metodo Boffo" da chi , da sempre, ha avuto solo onori, ruoli e trattamento in guanti bianchi. "E se un "metodo" va quindi denunciato, è quello di chi, tra una riunione di corrente e l'assenza alle riunioni ufficiali di partito, vuole solo guadagnare tempo per realizzare un percorso alternativo rispetto a Silvio Berlusconi, ai nostri programmi e ai nostri elettori", conclude.

Confidiamo che ci siano le condizioni per andare insieme a fare una scelta unitaria e condivisa attorno a Berlusconi". Così Angelino Alfano, a "La telefonata" (Canale 5). "Noi siamo tutti frutti o rami dell'albero berlusconiano. Non accettiamo paragoni che non ci appartengono per storia, biografia e anche per rapporto con Berlusconi, perché con lui abbiamo un rapporto di grande affetto e un vincolo non paragonabile a quello di altri", ha aggiunto Alfano sul paragone con Fini.

Far cadere Letta per la decadenza di Berlusconi? "In ogni caso dopo sarebbe peggio", perché o si farebbe un "governo di sinistra-sinistra" all'opposto delle posizioni Pdl o si andrebbe al voto "senza il nostro campione, Silvio Berlusconi, che sarà incandidabile", ha spiegato Alfano a "La telefonata". Alla domanda su come si faccia a rimanere alleati con chi fa decadere Berlusconi, Alfano replica: "Il punto è uno: una volta che sarà avvenuta la reazione facendo cadere il governo a seguito di una ingiusta decadenza, perché applicata in modo retroattivo una norma che non può esserlo, subito dopo che si fa? Si fa cadere la legislatura e andiamo al voto senza il nostro campione, Silvio Berlusconi, che sarà incandidabile? Oppure la legislatura prosegue con un governo di sinistra-sinistra? In tutti e due i casi, sarebbe peggio dello stato attuale. Un governo di sinistra-sinistra abbasserebbe il livello dei contanti, farebbe un attacco ulteriore al patrimonio privato e alla casa, farebbe delle nostre frontiere, per l'immigrazione, delle frontiere-gruviera. Se finisse la legislatura, invece, non potremmo schierare Berlusconi".

"Se si vuole ragionare per poter evitare uno scontro, questo Consiglio nazionale dovrebbe essere annullato, ma allo stato attuale non ho sentito cose di questo tipo". Così Fabrizio Cicchitto del Pdl ospite di Omnibus su La7, aggiungendo che in ogni caso non si può "smontare" il Pdl per mettere Berlusconi da solo al comando e poi rinviare il nodo governo al 27, perché sarebbe "un imbroglio". Quanto a un rinvio del voto sulla decadenza, sottolinea che si sono già guadagnati due mesi grazie ai "governativi", ma nessuno gliene dà atto. "Nessuno - dice - può pensare di fare il furbo e cioè fare il Cn, smontare il Pdl, fare un partito con a guida un uomo solo e risolvere il problema del rapporto governo-decadenza il 27: questo sarebbe un percorso impossibile, un falso compromesso, un imbroglio". "Se il contesto del Consiglio Nazionale segna un'intesa politica e si fa un dibattito e un confronto normale è un conto, ma se le cose restano al punto in cui stanno, con le ultime dichiarazioni di Berlusconi, allora le cose sono molto più complicate", ha ribadito. Per Cicchitto "per il bene di Berlusconi e del paese bisogna tenere in piedi questo Governo, fare le riforme istituzionali e la riforma elettorale, realizzare un politica economica per la crescita, con tutti i vincoli di un Europa arcigna, dopodiché nel 2015 andare al voto. Se si butta tutto per aria e si fa la crisi di Governo non si sa cosa ne viene fuori: nei migliore dei casi un Governo di scopo senza di noi per fare una legge elettorale rispetto alla quale noi non potremmo dire nulla, con un paese che ci metterebbe in conto la crisi finanziaria che ne verrebbe e nessun vantaggio per Berlusconi". Alla domanda se pensa che Alfano stia cercando di posticipare il voto sulla decadenza, Cicchitto osserva che "per chi ha seguito i lavori parlamentari al Senato sa che la decadenza doveva essere dichiarata addirittura a ottobre, se non a settembre, e che se è arrivata così in là, è il frutto di un'azione fatta senza proclami dall'ala governativa e specialmente dal presidente Schifani: si sono guadagnati 2 mesi ma di questo non è stato dato atto per niente".

 

Modula e sfuma a seconda dell'interlocutore, come sempre. Con alcuni è tranchant, con altri invece è sì critico ma decisamente più cauto. Quel che è certo, però, è che - al netto delle diverse gradazioni – il Cavaliere non gradisce affatto l'intervista di Angelino Alfano a SkyTg24.
Considerazioni dure, il segno di un rapporto quello tra Berlusconi e Alfano che si va via via deteriorando. D'altra parte, pare che i toni dell'ultima telefonata intercorsa tra i due qualche giorno fa fossero piuttosto accesi, con il vicepremier che più d'una volta ha rinfacciato al Cavaliere l'uso del «metodo Boffo». Un'accusa che non certo per caso ribadiscono sia il ministro Beatrice Lorenzin (in un'intervista a Repubblica) che lo stesso Alfano (a SkyTg24). I cosiddetti «governativi» ministri in testa sono infatti convinti che esistano dossier su di loro e questo raccontano non solo ai loro colleghi di partito ma pure ai parlamentari del Pd. Una circostanza che convince poco o niente l'ala lealista perché spiega per esempio Mariastella Gelmini «l'impressione è che si evochi il metodo Boffo appena qualcuno si permette di muovere qualche critica».
Nel partito, insomma, il clima resta teso. E con l'avvicinarsi del Consiglio nazionale di sabato la temperatura è destinata a salire. Un panorama nel quale l'intervista di Alfano ieri apre in qualche modo l'ennesima crepa, facendo uscire allo scoperto un Berlusconi che aveva preferito restare in silenzio proprio per non compromettere la possibilità di ricomporre la frattura. Dopo l'uscita del vicepremier che, spiega Paolo Bonaiuti, «ha delimitato un'area di azione che evidentemente non coincide con quella di Berlusconi» il Cavaliere ha pensato fosse necessario mettere nero su bianco la sua posizione. E dopo aver scartato l'idea di fare un lungo comunicato stampa decide di rilasciare un'intervista all'Huffington Post che lascia pochi dubbi su come la pensi. Ai senatori «governativi» del Pdl, infatti, manda un messaggio chiaro: «A loro dico che se si contraddicono i nostri elettori non si va da nessuna parte.
Intanto Letta da Malta :
Il mio orizzonte si ferma sul lavoro dei 18 mesi per cui ho avuto la fiducia e su cui voglio essere giudicato". Il premier Enrico Letta risponde così a chi gli chiede - a margine della sua visita a Malta - un commento sulla volata lanciata ieri dal segretario del Pd, Guglielmo Epifani, che lo ha ipotizzato come possibile candidato premier alle prossime elezioni. Poi su Berlusconi: "Continuo a non vedere quali alternative serie per il paese ci siano intorno al cupio dissolvi: non porta a niente e oggi far scendere l'aereo non serve a nessuno e non cambia niente neanche al Pdl".

"Mischiare due vicende non porta da nessuna parte", "avvita" solo la crisi. "Capisco che ci sono delusioni ma il cupio dissolvi non porta a niente" ha ribadito Letta parlando con i cronisti a margine della sua visita a Malta. Bisogna guardare al 2014, a "tutto il 2014 con la legge di stabilità che deve dare i suoi effetti: mischiare due vicende non porta da nessuna parte, l'ho sempre detto anche a Berlusconi", ha aggiunto il premier tornando a sottolineare che "se non si separano, non c'e' guadagno per nessuno ma solo un avvitamento della crisi". Su questo "sono molto determinato" ha proseguito. "Lavoro perchè la legge di stabilità sia migliorata al Senato", per "un 2014 e obiettivi per cui voglio essere giudicato al termine di un percorso, a fine anno prossimo" con la discesa di "deficit, debito, tasse e spesa" a favore della "crescita e dell'occupazione". Al termine di quel percorso ci sarà "un giudizio ed una valutazione" e' tornato a sottolineare il premier.

"Sono qui per portare un messaggio forte alle nostre forze armate, per ringraziare i nostri militari per aver salvato finora un migliaio di persone che stavano morendo in mare: siamo loro grati": cosi' il premer Letta a Malta dove stamattina, dopo l'incontro con il collega de La Valletta Joseph Muscat, si recherà sulla nave 'Duran De La Penne' per "un forte ringraziamento" ai militari impegnati nell'operazione Mare Nostrum. Con Malta "c'e' una nuova voglia di collaborare" sul fronte del dramma immigrazione: "è emersa una nuova linea che dobbiamo cogliere al balzo", ha sottolineato il premier.

Il tema dell'immigrazione "è fondamentale: insieme dobbiamo chiedere all'Europa di fare di più", ha detto Letta. Con l'operazione Mare Nostrum si e' salvato probabilmente un migliaio di vite umane dalla tragedia di Lampedusa. ''Quella tragedia si sarebbe potuta ripetere varie volte, non e' accaduto perche' c'e' stato un lavoro intenso dei nostri militari'', ha aggiunto. Serve una iniziativa dell'Ue in Libia per il pattugliamento e il controllo delle frontiere, ha affermato il premier in conferenza stampa a La Valletta con il premier maltese Joseph Muscat parlando di immigrazione.

Sull'immigrazione ora dall'Europa servono "fatti concreti", ha affermato Letta indicando nei consigli europei di dicembre e giugno i due summit decisivi per adottare tali misure. Per il presidente del Consiglio, le priorità sono l'implementazione e il rafforzamento di decisione già prese (Eurosur e Frontex) e, soprattutto, un'iniziativa forte dell'Ue verso i Paesi terzi, a cominciare dalla Libia. Il messaggio fondamentale e' che l'emergenza dell'immigrazione "non è una normale situazione come quelle vissute fino ad ora", è "senza precedenti" e non "è limitabile con il maltempo come alcuni pensano". Lo dice il premier Enrico Letta nella conferenza stampa con il collega maltese Muscat.

Secondo il premier, l'emergenza è figlia del "fallimento delle primavere arabe". Non c'è bisogno solo di pattugliamenti ma "di una nuova politica verso la sponda sud del Mediterraneo" perchè quella degli ultimi 20 anni "è falli

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