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Lunedì, 13 Maggio 2024

Maccarrone, Camisasca

Un viaggio nella Russia senza tempo, popolata di leggendari viandanti-cantori, dove riscoprire la spiritualità che si cela dietro la semplice saggezza popolare. È questa l’atmosfera rarefatta di “Nastienka e il Cantore”, pièce impregnata di misticismo e pregnanti melodie, liberamente tratta da un breve e struggente racconto del poeta Rainer Maria Rilke, nato a Praga nel 1875, intitolato “Come il vecchio Timoteo morì cantando”. Lo spettacolo, che è frutto di un’altra, nuova impegnativa produzione del Teatro Stabile di Catania, andrà in scena, dal 27 febbraio al 1° marzo, alla sala Musco per il cartellone alternativo “L’isola del teatro”, ideato dal direttore del TSC Giuseppe Dipasquale.

A concepire interamente l’opera è il regista Gioacchino Palumbo, qui anche artefice del testo e delle scene, coadiuvato dal costumista Riccardo Cappello e dal light designer Franco Buzzanca. Sulla narrazione s’innestano canti molto particolari, composti ed eseguiti dal vivo da un artista del calibro di Juri Camisasca. Nei panni dell’unica protagonista evocata dal titolo ci sarà Ilenia Maccarrone, il fresco, intenso volto siciliano applaudito nel 2013 in “Antigone” al Teatro Greco di Siracusa e conosciuto dal pubblico televisivo per la sua interpretazione in un episodio della fiction “Il Commissario Montalbano”, al fianco di Luca Zingaretti.

In scena, con Ilenia Maccarrone e Juri Camisasca, ci sarà anche Marta Cirello, allieva del IV anno della Scuola d’Arte drammatica dello Stabile etneo, intitolata ad Umberto Spadaro.

Ambientata in un ipotetico villaggio del Caucaso, la storia è quella di una giovane donna che racconta la sua relazione d’amore e le nozze con il figlio di un vecchio cantore, il quale ha dovuto drammaticamente abbandonarla, costringendola a una vita di mendicante, per seguire il padre ed ereditarne l’antica tradizione: canti combinati a melodie che sono l’anima del villaggio e che altrimenti andrebbero perduti per sempre.

“Come il vecchio Timoteo morì cantando” fu scritto in pochi giorni - subito dopo un viaggio in Russia in compagnia di Lou Andreas Salomé, una donna che aveva fortemente segnato la vita artistica di Rilke - e fa parte di una raccolta, “Le storie del Buon Dio” pubblicate nel 1900, che costituisce il momento più alto della fase di “apprendistato” giovanile dell’autore in cui sono già presenti temi e modi espressivi della sua maturità, imperniati sulla ricerca della religiosità.

Osserva Palumbo: «Il tema del sacro e della trasmissione di saperi tradizionali ed esoterici affiora in modo tangibile anche in questo racconto. La Russia di allora appariva al poeta praghese la terra "che confina con Dio", un paese di grandi tensioni spirituali e affascinanti tradizioni. Come quelle dei cantori girovaghi, eredi di canti antichissimi attraverso i quali venivano trasmesse storie che erano raccontate a viva voce e che “erravano di bocca in bocca” sin dai tempi remoti. Leggende, non ancora sepolte nei libri, per cui Rilke prova una dichiarata e consapevole nostalgia. È per questo motivo che lo spettacolo è basato su una scrittura scenica che fa sua la ricerca di essenzialità e apparente semplicità di personaggi e scenari, caratteristica dello stile e dei contenuti dello scrittore».

Una cifra espressiva, quella del boemo, da cui non è estraneo il significativo sottotitolo della citata antologia: “Ai grandi perché li raccontino ai bambini”, in cui proprio il “raccontare” diventa azione poetica, di riscoperta del bambino che è nascosto in ogni adulto, e sa ascoltare, vedere, stupirsi. Emblematica è anche la dedica del libro a Ellen Key, una pedagogista d’avanguardia di origine scandinava che sosteneva con forza che solo chi è capace di imparare dai bambini può essere un buon insegnante in grado di aiutarli a crescere.

«Gioacchino mi ha chiesto melodie semplici, che siano l’eco di mondi interiori – afferma, sapiente, Camisasca - Ho scelto un Harmonium indiano per creare sonorità avvolgenti. Sulle sue note lunghe improvviso con la voce delle melodie che sono frutto del mio “sentire”. E per infondere nel canto delle modulazioni ritmiche, sperimento la tecnica della “lingua inventata”, con gruppi consonantici alternati a vocali molto dilatate. Sottolineando le misteriose risonanze che intercorrono tra la musica e lo spirito dell’uomo, la messa in scena ci suggerisce che, pur in un mondo così caotico come quello attuale, le tematiche che riguardano la nostra intima essenza hanno ancora un loro spazio. La vera gioia è terra di conquista delle anime semplici».

 

 

Tristan-und-Isolde-0195

Domenica 22 febbraio ore 19 sarà uno dei più celebri direttori d’orchestra al mondo, Zubin Mehta, a salire sul podio del Teatro di San Carlo per il ritorno di un noto allestimento del Massimo napoletano: Tristan und Isolde di Richard Wagner premio Abbiati nella stagione 2004-2005,( «Per il segno visivo e la straordinaria accuratezza della realizzazione di scene, citazioni pittoriche e costumi che hanno contraddistinto la produzione» come si leggeva nella motivazione che portò la giuria dei critici composta dall'Associazione Nazionale Critici Musicali ad esprimersi all'unanimità). Spettacolo osannato da pubblico e critica, è firmato da una strepitosa compagnia, con la regia di Lluís Pasqual e le scene e i costumi della coppia da Oscar Frigerio/Squarciapino. Nel ruolo di Isolde la voce straordinaria e unica di Violeta Urmana, Trosten Kerl in quello di Tristan. E ancora Stephen Milling sarà il Re Marke di Cornovaglia, Kurwenal sarà Jukka Rasilainen e Melot Alfredo Nigro. Lioba Braun darà la voce a Brangäne.

Azione in tre atti su libretto dello stesso Wagner tratto dall’omonimo romanzo in versi di Goffredo di Strasburgo, Tristan und Isolde fu composta tra Zurigo, Venezia e Lucerna tra il 1857 e il 1859 e andò in scena per la prima volta il 10 giugno 1865 al Nationaltheater di Monaco di Baviera.

Così Wagner scriveva a Liszt nel 1854: «poiché in vita mia non ho mai gustato la vera felicità dell’amore, voglio erigere al più bello dei miei sogni un monumento nel quale dal principio alla fine sfogherò appieno questo amore. Ho sbozzato nella mia testa un Tristano e Isotta; un concetto musicale della massima semplicità, ma puro sangue; col bruno vessillo che sventola in fine del dramma, voglio avvolgermi per morire!».

Nel Tristan und Isolde destino e amore coincidono in maniera assoluta e la morte dei due amanti non è tragica fatalità ma il compimento supremo e necessario dell'amore. I due protagonisi infatti non solo assecondando, ma si fanno entusiasticamente carico del destino che li travolge.

Zubin Mehta

La musica, il cinema e l'arte perdono un grande. E' morto a Roma, per un attacco cardiaco, il compositore Manuel De Sica, figlio di Vittorio e Maria Mercader, fratello di Christian ed Emi. Era nato a Roma nel febbraio del 1949.

Aveva vinto il Globo d'oro per Ladri di saponette di Maurizio Nichetti, il Nastro d'argento per Al lupo, al lupo di Carlo Verdone e il David di Donatello per Celluloide di Carlo Lizzani. Ha composto anche musica sinfonica e di musica da camera con sonate per arpa, per clarinetto, e altri strumenti solisti. Manuel De Sica lascia il figlio Andrea che lo aveva reso da poco nonno, avuto dalla prima moglie Tilde Corsi, e la seconda moglie Maria Lucia Langella. Manuel De Sica è stato presidente dell'Associazione Amici di Vittorio De Sica per il restauro delle opere paterne, curatore di pubblicazioni su ciascun film restaurato e fondatore dell'Associazione Musica Retrovata per il recupero di opere musicali inedite o sconosciute. Tanti i messaggi di cordoglio alla famiglia tra questi quelli del ministro della cultura Dario Franceschini che esprime la sua vicinanza : "Sono commosso e turbato per l'improvvisa scomparsa di Manuel De Sica, intelligenza viva della musica e del cinema italiano con cui avevamo recentemente condiviso tempo ed energie nell'organizzare il ricordo del quarantennale della scomparsa del padre Vittorio".

Nato nel 1949, compositore dell'età di vent'anni, dopo aver studiato presso il Conservatorio di Santa Cecilia, De Sica si era dedicato soprattutto alla composizione di colonne sonore per il cinema. L'esordio è datato 1968, anno in cui firma le musiche del film Amanti, diretto da suo padre Vittorio. Ha firmato celebri colonne sonore per il cinema tra cui la nomination all'Oscar per Il giardino dei Finzi-Contini diretto da suo padre, e ancora per il film lo chiameremo Andrea e Il viaggio. Nel 1974 dirige anche un film televisivo, L'eroe, che vede tra gli interpreti sempre suo padre. Contemporaneamente si dedica alla composizione di musica sinfonica e di musica da camera con sonate per arpa, per clarinetto, e altri strumenti solisti, alcune composizioni da concerto eseguite da maestri quali Salvatore Accardo e le sue canzoni interpretate tra l'altro anche da cantanti del calibro di Ella Fitzgerald e Tony Bennet.

Christian ha postato sul suo profilo Facebook una foto del fratello. Lo scatto seppia ritrae il fratello da bambino, guancia a guancia con il padre entrambi, con un tenerissimo sorriso. A suo padre Vittorio di cui proprio quest'anno ricorrono i 40 anni della scomparsa Manuel aveva dedicato nel 2013 un libro (Bompiani) 'Di Figlio in padre': "Dal 1968 al 1974 io e papà siamo andati al cinema quasi tutte le sere. In più ascoltavamo sempre la musica come elemento distensivo per il suo animo. Nei suoi occhi, coglievo la gioia di ascoltare musica magica, mediatrice del nostro rinnovato rapporto, di quel nuovo, amoroso contatto che durò dal primo lavoro realizzato insieme fino al giorno della sua scomparsa.".

L’Università eCampus incontra Dario Argento. In occasione della presentazione del libro di Mauro D’Avino e Lorenzo Rumori “Dario Argento, si gira!” (Gremese Editore) l’ateneo ospiterà il noto regista per una serata speciale, Il Corriere del Sud, presente giovedì 18 dicembre a partire dalle ore 18.


Dopo i saluti di apertura di Rita Neri, Responsabile della sede di Roma dell’Università eCampus, dialogheranno con il regista Dario Argento gli autori Mauro D’Avino e Lorenzo Rumori e l’editore Gianni Gremese.

 

Il volume rappresenta un affascinante itinerario alla scoperta dei luoghi che hanno reso celebre nel mondo l’opera del Maestro del brivido e sono stati a loro volta resi celebri dai suoi film. Un viaggio a ritroso che ci riporta indietro nel tempo a quell’indimenticabile e felice stagione del thriller all’italiana, tra l’inizio degli Anni ’70 e la fine degli Anni ’80, in cui bastava poco per creare suspense e il terrore si annidava nei recessi pigri e apparentemente rassicuranti della vita di tutti i giorni. Gli autori conducono il lettore per mano laddove Argento ambientò nove tra i suoi capolavori d’esordio, una passeggiata suggestiva e a tratti sorprendente che consente di riassaporarne ancora oggi appieno il gusto crudele e seducente. Perché in fondo… non è tutto horror quel che spaventa! Roma e Torino costituiscono il set privilegiato, ma non mancano le trasferte oltre confine e addirittura oltreoceano. Ciò che viene narrato, tuttavia, non sempre corrisponde all’effettiva realtà delle location. Apprendiamo ad esempio che la splendida “Tanz Akademie” di Friburgo, coloratissima cornice art-déco alle torbide vicende di Suspiria (1977), si trova nella Capitale. Non potendo utilizzare l’originale edificio tedesco “ispiratore”, la scuola fu infatti riplasmata all’interno degli Studi De Paolis in Via Tiburtina 521. Stesso destino toccò alla sulfurea dimora di Mater Tenebrarum in Inferno (1980), ricostruita nei minimi dettagli sulla base di un palazzo di Harlem, “The Castle”, all’epoca abbandonato. Anche la galleria d’arte dove si svolge la scena clou de “L’uccello dalle piume di cristallo” (1970) venne realizzata ai De Paolis, mentre l’Istituto Terzi de “Il Gatto a nove code” (1971) è un singolare mix tra la GAM - Galleria d’Arte Moderna di Torino (esterni) e il Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture (interni) all’Eur. Il celebre quartiere capitolino, peraltro, farà nuovamente la sua comparsa in “Quattro Mosche di velluto grigio” (1971) per poi diventare protagonista assoluto, con i suoi spazi sconfinati e la sua gelida fermezza, del violento Tenebre (1982). È la Svizzera, invece, a giocare un ruolo di prim’ordine in Phenomena (1985), la “fiaba nera” che ruota attorno al rigido pensionato femminile Richard Wagner, sintesi di ben quattro diverse ambientazioni, e a uno spietato serial killer di adolescenti. E come dimenticare Opera (1987)? Argento pensò addirittura alla Scala di Milano, ma la mancanza di permessi lo costrinse a “ripiegare” sull’altrettanto maestoso Teatro Regio di Parma. Infine, gli appassionati saranno felici di ritrovare la “villa del bambino urlante” di Profondo Rosso (1975): Villa Scott, a Torino, progettata da Pietro Fenoglio nel lontano 1902.

Di queste e altre curiosità si parlerà nel corso dell’evento. D’Avino e Rumori dialogheranno con il regista e con l’editore Gianni Gremese coinvolgendo il pubblico in un focus si approfondimento cinematografico unico e imperdibile.

 

 

Sarà Il Trovatore di Giuseppe Verdi ad inaugurare la nuova stagione 2014-15 del Teatro di San Carlo il prossimo 12 dicembre alle 20,30. Sul podio il direttore Nicola Luisotti che, alla guida di Orchestra e Coro stabili (quest'ultimo preparato da Marco Faelli) conclude dopo Aida, il Requiem e Otello, il suo percorso di approfondimento dell’universo verdiano. La regia è affidata Michal Znaniecki, applauditissimo in Onegin lo scorso febbraio per la sua sorprendente visione del capolavoro di Čajkovskij vincitore in Spagna del premio Campoamor. Special guest di questo nuovo allestimento Michal Rovner, artista israeliana che da diversi anni si è imposta all'attenzione del pubblico attraverso i suoi video, la fotografia e il cinema e che ha al suo attivo più di sessanta personali nei più prestigiosi musei e galleria d'arte al mondo tra cui: la Biennale di Venezia, il Louvre, la Pace Gallery di New York.

Il Trovatore, l’opera più amata del tempo di Verdi, melodramma a tinte forti in quattro atti ricchi di tensione e spirito cavalleresco, torna al San Carlo dopo 10 anni di assenza.

Su libretto di Salvatore Cammarano dalla tragedia El trovador dello spagnolo Antonio García Gutiérrez, fu rappresentato per la prima volta al Teatro Apollo di Roma il 19 gennaio 1853 e poi consacrato come seconda opera della cosiddetta "trilogia popolare" (con Rigoletto e Traviata). Modello esemplare dell'opera italiana di metà Ottocento, vi si ritrova la tipica triade melodrammatica: Manrico, passionale e romantico, Leonora, immagine della purezza angelicata e lo spietato Conte di Luna che incarna la tirannia e l'oppressione. Nella zingara Azucena, forse il personaggio più interessante dell'opera, è invece evidente il dissidio interiore tra amore materno e sete di vendetta.

Nel team creativo del nuovo allesimento del San Carlo anche Luigi Scoglio che firmerà le scene e Giusi Giustino per i costumi. Nel cast vocale Marco Berti e Alfred Kim interpreteranno Manrico, Lihanna Haroutunian e Anna Pirozzi saranno impegnate nel ruolo di Leonora, il conte di Luna avrà la voce di Arthur Rucinski e George Petean, a vestire i panni di Azucena Ekaterina Semenchuk e Enkleida Shkosa, mentre Carlo Cigni sarà Ferrando.

 

venerdì 12 dicembre 2014 ore 20.30

Inaugurazione della Stagione d'Opera e Balletto 2014/2015


IL TROVATORE
Dramma in quattro parti di Giuseppe Verdi

su libretto di Salvatore Cammarano

Direttore: Nicola Luisotti
Maestro del Coro: Marco Faelli
Regia: Michał Znaniecki

Con la partecipazione esclusiva attraverso un'opera unica dell'artista Michal Rovner

 

Scene: Luigi Scoglio
Costumi: Giusi Giustino
Luci: Bogumil Palewicz
Assistente alla regia:Zosia Dowjat
Assistente ai costumi: Concetta Nappi

Interpreti
Il Conte di Luna: Artur Rucinski (12, 14, 17 e 19 dicembre)/ George Petean (13, 16, 18 e 20 dicembre)
Leonora: Lianna Haroutounian (12, 14, 17 e 19 dicembre)/ Anna Pirozzi (13, 16, 18 e 20 dicembre)
Azucena: Ekaterina Semenchuk (12, 14, 17 e 19 dicembre)/ Enkeleida Shkosa (13, 16, 18 e 20 dicembre)

Manrico: Marco Berti (12, 14, 17 e 19 dicembre) / Alfred Kim (13, 16, 18 e 20 dicembre)
Ferrando: Carlo Cigni
Ines:Elena Borin
Ruiz:Enrico Cossutta


Orchestra e Coro del Teatro di San Carlo
Nuovo allestimento del Teatro di San Carlo


repliche:
sabato 13 dicembre 2014 ore 20.30 (Fuori Abbonamento)
domenica 14 dicembre 2014 ore 17.00 (Turno F)
martedì 16 dicembre 2014 ore 20.30 (Turno C)
mercoledì 17 dicembre 2014 ore 19.00 (Turno D)
giovedì 18 dicembre 2014 ore 20.30 (Fuori Abbonamento)
venerdì 19 dicembre 2014 ore 18.00 (Turno B)
sabato 20 dicembre 2014 ore 19.00 (Fuori Abbonamento)

 

 

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