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Sabato, 01 Giugno 2024

La disputa tra Grecia e Turchia ha innescato durante l'estate un importante rafforzamento militare che ha sollevato preoccupazioni per lo scontro militare. La Turchia sostiene che le isole greche lungo la sua costa stanno bloccando il suo accesso ai depositi di gas sottomarini e che i confini dovrebbero essere fissati intorno alla terraferma e non includere le isole scrive Kmetro0.

Ma oltre le isole Elleniche c'è l'annosa questione di Cipro. Cipro è oggetto di una controversia tra Grecia e Turchia da quando le forze turche hanno invaso l'isola in risposta a un colpo di stato militare appoggiato dalla Grecia nel 1974 e alla successiva dichiarazione unilaterale di una Repubblica turca di Cipro del Nord. Ma tutto in realtà nasce molto prima, da una lunga antipatia tra greci e turchi che risale a prima della fondazione del moderno stato turco.

Michael Carpenter, un consigliere per la politica estera di Biden, secondo  Kmetro0,  ha affermato che la nuova amministrazione potrebbe cercare una più stretta cooperazione con Francia, Germania e altre nazioni europee nella sua politica nei confronti della Turchia e del suo presidente, Recep Tayyip Erdogan.

Ad agosto, la Grecia e l'Egitto hanno firmato un accordo che delimita i confini marittimi dei due paesi e definisce le rispettive zone economiche per lo sfruttamento di risorse come l'estrazione di petrolio e gas.

L'accordo, ha suscitato l'indignazione di Ankara, che ha accusato Atene di cercare di accaparrarsi una quota ingiusta di risorse nel Mediterraneo orientale.

Il premier Mitsotakis dopo un incontro ad Atene con il presidente egiziano Abdel-Fattah el-Sisi ha affermato: “Abbiamo tutte le ragioni per accogliere, insieme a tutti i nostri partner nella regione, il ritorno degli Stati Uniti ad avere un ruolo centrale di leader della NATO”.

L'Unione Europea e gli Stati Uniti hanno entrambi criticato le missioni di ricerca marittima della Turchia in acque dove la Grecia rivendica la giurisdizione. Ma Atene riferisce che spera in un’amministrazione Biden più impegnata nella disputa.

Intanto ad Abu Dhabi sta andando in scena in queste ore una pagina nuova della diplomazia ellenica: la visita del premier Kyriakos Mitsotakis va ben oltre accordi commerciali e semplice partnership ma investe difesa e geopolitica.

Gli EAU sono un bastione contro la Fratellanza Musulmana, l'espansionismo turco e il panislamismo, recitando anche un ruolo di primo piano contro l'espansionismo iraniana. Inoltre vantano, insieme all'Arabia Saudita e al Bahrein, nuove e rinnovate relazioni bilaterali con Israele.    

L’avvicinamento della Grecia alla regione mediorientale scrive Sicurezza internazionale giunge nel clima di tensioni tra Ankara e Atene. A tale riguardo, Reuters rivela che le relazioni tra Grecia e Turchia risultano compromesse per via di molteplici fattori. Principalmente, ad aver incrinato i rapporti tra Ankara e Atene concorrono le dispute in materia di diritti minerari nel Mar Egeo, all'interno delle quali si inserisce la controversia sulle trivellazioni condotte dalla Turchia a largo delle coste di Cipro, ricche di gas naturale.

Per quanto riguarda i diritti minerari nel Mar Egeo, in aggiunta, le relazioni tra i due Paesi si sono inasprite ulteriormente dopo che, lo scorso 27 novembre, Ankara aveva siglato con Tripoli un accordo sulla definizione dei confini marittimi tra Libia e Turchia. Il memorandum, sottolinea Reuters, definisce i confini marittimi anche nei pressi dell'isola greca di Creta. Tale isola, a detta di Ankara, non dispone di piattaforma continentale, ma solo di acque territoriali, motivo per cui è stato possibile definire i confini delle acque intorno a Creta. La Grecia, invece, da parte sua, considera l’accordo siglato tra Libia e Turchia una “palese violazione del diritto internazionale”.

Un altro elemento cruciale secondo quifinanza, del puzzle è la politica estera molto più aggressiva perseguita da Erdogan, che alcuni analisti hanno persino paragonato a una rinascita del vecchio impero ottomano. Gli orizzonti geografici del presidente si sono certamente ampliati. La posizione strategica della Turchia è cambiata notevolmente dalla fine della Guerra Fredda, con la scomparsa dello stato fermamente laico e l'imposizione, da parte di Erdogan, di un taglio decisamente più islamista alla sua politica.

il partito al governo AKP ha capito che un’economia turca dinamica e in crescita ha contribuito a stabilire la nazione. Nonostante alcuni segnali recenti di crisi, Erdogan non molla e tira dritto. La cosiddetta dottrina “Blue Homeland” del governo, che prevede esplicitamente un ruolo marittimo molto più grande per Ankara all'interno di quelle che considera le proprie acque strategiche, sembra pagare.

In tale clima, e date le tensioni tra Atene e Ankara, alcuni esperti avevano evidenziato che i due Paesi siano stati vicini allo scoppio di uno scontro armato.

Intanto accompagnato il primo MInistro Ellenico, sottolinea il modo Greco, dal Ministro degli Affari Esteri, Nikos Dendias, da quello dello Sviluppo e degli Investimenti, Adonis Georgiadis e dal Responsabile della Diplomazia Economica Kostas Frangogianni, Mitsotakis punta ad allargare le frontiere greche relativamente alle nuove alleanze internazionali.

La dichiarazione di partenariato strategico e l'Accordo di cooperazione nei settori della politica estera e della difesa con gli EAU (che hanno omaggiato la Grecia raffigurando una bandiera greca su un grattacielo di Abu Dhabi) sono la punta dell'iceberg: Atene sta usando un nuovo glossario rispetto al suo passato (più recente targato Syriza e meno recente con il Pasok), anche in riferimento al fil rouge cucito con Israele e Usa scrive il Mondo Greco.

L'obiettivo è costruire una fitta rete di relazioni anche in Medio Oriente ma di tipo euro-atlantico, nella consapevolezza che i mille fronti di crisi presenti in tutta la fascia settentrionale del Mediterraneo (Libia, Tunisia, Libano, Cipro, Turchia) meritano un diverso e più articolato approccio. Dendias in un tweet ha scritto: "Siamo qui per suggellare il partenariato strategico bilaterale e promuovere la pace e la stabilità nella regione" scrive il Mondo Greco.

Sul tavolo anche una possibile interlocuzione sottolinea Mondo Greco, nel settore della difesa, visto che i due paesi hanno in comune i caccia Mirage e F-16 Viper. Verrà trattato anche il dossier relativo ai carri armati Leclerc che gli Emirati Arabi Uniti hanno in abbondanza. Recentemente Abu Dhabi ne ha donati 80 alla Giordania.

Come se non bastassero i guai politici, ora Giuseppe Conte deve affrontare anche quelli giudiziari. La scorsa settimana è stata infatti aperta un'indagine da parte del Tribunale dei ministri di Roma contro il Premier, alcuni suoi ministri e i consulenti, per la gestione dell'emergenza coronavirus. Ad averlo confermato su Twitter, nel silenzio assordante della grande stampa è stato l'avvocato professor Carlo Taormina, il quale diede in prima persona avvio a questo procedimento, sporgendo denuncia alla Procura di Roma.

La denuncia principale, spiega il penalista, riguarda la «gestione dell’emergenza» nel suo complesso. Ovvero i «ritardi accumulati» nella messa a punto delle misure anti-epidemia pur nella «consapevolezza» della gravità della situazione fin dal mese di dicembre. Secondo Taormina,e carte alla mano («ho allegato la documentazione del ministero della Salute»), l'esecutivo avrebbe avuto consapevolezza del pericolo «imminente» almeno trenta giorni prima della proclamazione ufficiale del primo stato di emergenza nazionale, l’8 marzo scorso. «Un ritardo costato oltre 30mila morti», attacca Taormina, «nonostante l’Istituto superiore di sanità avesse dato parere favorevole alle chiusure».

Già interrogato dalla pm di Bergamo Maria Cristina Rota per la mancata istituzione della zona rossa in Val Seriana, Conte è stato spesso criticato per i metodi con i quali ha gestito la crisi sanitaria.

A muoversi contro l'esecutivo Carlo Taormina, che aveva deciso di sporgere formale denuncia presso la procura della Repubblica di Roma. "Sì, ho presentato una denuncia alla Procura di Roma con la quale sollevavo un interrogativo sulle modalità utilizzate per affrontare il Coronavirus. La mia denunzia è stata supportata da documenti che provenivano dal ministero della Sanità", aveva dichiarato a Libero.

Uno dei più gravi errori del governo, secondo Taormina, è quello di aver tardato a dichiarare lo stato di emergenza. "Ed è stato quello il periodo in cui si sono accatastati i contagi e i morti, soprattutto nelle zone della Lombardia che ben conosciamo", aveva proseguito. "Nella denunzia avevo fatto specificamente presente anche il problema della mancata istituzione delle zone rosse per Lodi, Nembro e Alzano Lombardo e aree limitrofe.

Avevo sollevato questo tema ponendo l'accento su quelle che io ritengo omissioni governative".Le ipotesi di reato sono l'epidemia colposa e l'omicidio colposo plurimo,risponde Taormina alle domande del "Diario del Web" a carico di esponenti del governo, principalmente Conte e Speranza, nonché dei consulenti tecnici. Con una particolarità: si tratterà di stabilire se questi consulenti abbiano dato o meno le indicazioni corrette.

"Se dovessero avere dato quelle indicazioni,secondo l intervista del 'Avvocato al "diario del web", è chiaro che le responsabilità sarebbero solo del governo. In caso contrario, le responsabilità sarebbero anche dei consulenti, a cominciare dall'Istituto superiore di sanità.


Il 3 gennaio 2020. E, nell'ambito del mese di gennaio, il ministero della Salute ha emanato ben quattro o cinque circolari, inviate agli assessorati di tutte le Regioni italiane, da cui risultava esattamente quello che stava accadendo. Cioè che l'epidemia era galoppante, che si trattava del coronavirus, che era in grado di determinare gravi danni alla salute e che aveva il tasso di mortalità di cui poi abbiamo purtroppo fatto esperienza. Tutto era perfettamente noto. Un'organizzazione internazionale, alla quale aderiva anche la Cina, che pure si è mossa con notevole ritardo rispetto ai tempi della diffusione nel suo stesso Paese, aveva comunicato di intervenire velocemente e drasticamente per evitare il contagio. Questo non è avvenuto, il virus si è propagato in forma esponenziale e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti".

“Ho inondato le principali Procure italiane di denunce contro il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, per la cattiva gestione dell’emergenza coronavirus”. Così il noto avvocato Carlo Taormina a “StopEuropa”, il talk in streaming del gruppo Stop Euro Alt Europa condotto da Riccardo Corsetto, come scrive  L'Unico

Il giurista è inoltre convinto che “se prima si parlava di sottovalutazioni, ora si comincia a pensare che dietro le scelte governative, sostenute da pareri controversi di virologi non all'altezza della situazione, forse ci sia qualcosa di più grave che l’epidemia colposa di cui si parla in queste settimane”.

Sollecitato da Corsetto, scrive l Unico, Taormina è inoltre intervenuto sullo stato di salute della magistratura in Italia. “Di Matteo (sentito giovedì scorso in commissione antimafia, ndr) ha messo la ciliegina sulla torta – commenta il giurista – perché è andato a fondo sulla querelle che l'ha visto protagonista per una mancata nomina da parte di Bonafede”. L'attuale Consiglio superiore della magistratura “è marcio dentro“, secondo Taormina, e “se è vero che il Presidente della Repubblica non può sciogliere il Consiglio, è pur vero che può chiamare i singoli consiglieri e invitarli a dimettersi, per tornare a nuove elezioni”.

La vicenda Palamara, del resto, “ha dimostrato che si tratta di una situazione di sistema che interessa la magistratura da molti anni”. “È bene che si sappia che le ‘mele buone’ sono poche nell'ambiente giudiziario”, aggiunge Taormina. E non la si può pensare diversamente “quando ci si trova di fronte a magistrati o a capi di uffici giudiziari diventati tali non per merito ma perché appartenenti a una corrente associativa”.

Intanto meglio tardi che mai, scrive il giornale,verrebbe da dire. A emergenza quasi finita, l'epidemiologo ritorna sui suoi passi avvalendosi di alcune affermazioni precedenti sul trend infettivo. Se fino a qualche tempo fa, infatti, sosteneva che il virus non si fosse ''rabbonito'', adesso Lopalco molla la presa: "La quota di suscettibili al Sud è superiore al 99% - afferma in un post -in Puglia è il 99,1%. Al Nord solo la Lombardia si discosta sensibilmente dalla media nazionale ma sempre con un limitatissimo 7,5%. Il 97,5% degli italiani non ha mai incontrato il virus''.

Un dietrofront decisamente inaspettato, su cui hanno inciso i risultati preliminari dell'indagine svolta dal Ministero della Salute in collaborazione con la Croce Rossa Italiana e l’Istat su un campione di 64.660 persone. Secondo la ricerca, il 2,5% degli italiani è entrato in contatto con il virus, pari, cioè, ad un milione e 482 mila persone. Dai dati, infatti, emerge che è forte la differenza territoriale che conferma la Lombardia al primo posto per numero di persone positive al virus (7,5 %), mentre tutte le altre Regioni del Sud sono al di sotto dell’1%.

 

 

 

 

Il deputato M5s Ricciardi ha attaccato il modello Lombardia, provocando la reazione rabbiosa dei deputati della Lega. Lo scontro si è protratto per qualche minuto, finché i deputati del Carroccio non sono scesi nell’emiciclo. A quel punto il Presidente Fico ha optato per sospendere la seduta.

A farne le spese anche uno dei microfoni posti sugli scranni dei parlamentari, rotto da un pugno scagliato da un deputato lumbard che -raccontano alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle- assieme ai colleghi, ha abbandonato le postazioni riservate alla Lega per dirigersi verso il centro dell’emiciclo, dove Ricciardi stava parlando, costringendo il presidente Roberto Fico a sospendere la seduta.

Frasi contro Giulio Gallera: "In orario alla conferenza e diceva che in Lombardia si faceva meglio della Cina". E ancora: "In Lombardia c'è ancora una situaziione da epidemia". Quindi le accuse per i tagli alla sanità pubblica, "i posti letto tagliati da Roberto Formigoni".

Nel dettaglio, il grillino apre il suo intervento in modo paradossale: "Signor presidente, lei ha sbagliato tutto fin dall’inizio. Doveva tenere aperto tutto. Perché si è rivolto agli scienziati? Perché mettere al primo posto la salute di tutti? Perché con 800 morti ha utilizzato il dpcm, che consente di intervenire immediatamente?". E ancora, parlando di Conte: "È stato chiamato dittatore. La Lega ha parlato di resistenza antifascista. Ha fatto addirittura mezz'ora di ritardo nelle conferenze stampa". E già a queste parole, dai banche delle opposizioni e in particolare della Lega, si scatenavano le proteste.

Quindi un attacco a Giorgetti, "chi ci va dai medici di base?". E ancora Formigoni, "che ha tagliato 5 mila posti letto pubblici, preferendo la sanità privata". Troppo. I leghisti si muovono dai banchi, via le mascherine, urla, bagarre. Il caos. tanto che Fico, come detto, è costretto a interrompere la seduta.

Io non mi sono mai tirato indietro, le idee ce le abbiamo e le ripeterò anche oggi al governo. La sfida di risolvere i problemi fa parte di me, l'anno scorso con il M5s eravamo arrivati al no su tutto e tutti, perciò era inutile andare avanti a sbattere la testa, ma se fossimo chiamati a risolvere i problemi... Fare politica è questo".  Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini rispondendo, su Italia 7 Gold, a chi gli chiedeva se sarebbe pronto a tornare al governo.

Su Bonafede "credo si fossero già messi d'accordo tra Renzi, Pd e M5s non so in cambio di che cosa" e ieri "Renzi ha detto non va bene niente nella Giustizia però scommettiamo che nei prossimi giorni esce qualche poltrona?", ha affermato Salvini, aggiungendo: "In pochi mesi abbiamo avuto rivolte nelle carceri con 14 morti, poliziotti feriti, evasi, 500 scarcerazioni di mafiosi, assassini, spacciatori e non si è capito di chi è la responsabilità. Hanno scelto un accordo di potere, non so che poltrone hanno promesso a Renzi o ad altri".

E parlando dei possibili aumenti dei prezzi ha detto: "Serve controllare i prezzi e se qualcuno fa il furbo va beccato, ma mettetevi nei panni di lavoratori e artigiani che sono stati chiusi mesi senza una lira di stipendio e stanno riaprendo in condizioni di sicurezza.  Speriamo passi presto" questa emergenza.

 

 

 

 

Il materiale processuale sul pm di Roma Luca Palamara,secondo l agenzia di stampa Agi, trasmesso dalla procura di Perugia alla procura generale della Corte di Cassazione, "è composto da un notevole numero di atti, tra cui diverse decine di migliaia di sms e chat, in larga parte di contenuto estraneo all'oggetto delle procedure". È quanto fa sapere la procura generale della Suprema Corte che per "il celere esame di questi atti" ha costituito "un apposito gruppo di sostituti procuratori generali".

Risale al 22 aprile scorso la trasmissione delle carte dell'inchiesta di Perugia e si tratta di "ulteriori atti la cui valutazione è indispensabile ai fini delle considerazioni conclusive sulle azioni disciplinari già esercitate e sulle eventuali nuove azioni da assumere".

La polemica sulla giustizia non si placa e anche Lega e Fdi chiedono a chiare lettere che il Presidente della Repubblica intervenga, anche sciogliendo il Csm. Matteo Salvini, dopo il no della Giunta delle Immunità all'autorizzazione a procedere a suo carico, ha ricordato "le intercettazioni di qualche magistrato" su di lui, ha chiesto che "Mattarella sciolga il Csm" e ha proposto una riforma dell'elezione del Consiglio che preveda "l'estrazione a sorte".

Senza entrare nel merito dei provvedimenti, anche Giorgia Meloni ha chiesto che il capo dello Stato prenda una posizione. E dopo la proposta di riforma del Csm da parte di Alfonso Bonafede tutti i partiti hanno rilanciato, anche se ognuno con ricette diverse.    

Scrive Il Secolo d Italia che «Chiunque usa violenza o minaccia ad un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, ai singoli componenti o ad una rappresentanza di esso, o ad una qualsiasi pubblica Autorità costituita in collegio o ai suoi singoli componenti, per impedirne, in tutto o in parte, anche temporaneamente, o per turbarne comunque l’attività, è punito con la reclusione da uno a sette anni». È l’art. 338 del codice penale. E non sembra molto distante, quanto a configurabilità, dall’ormai famoso «Salvini ha ragione, ma ora occorre attaccarlo» chattato da Luca Palamara

Secondo il quotidiano il Giornale Il 24 agosto 2018, scrive ancora La Verità, Legnini contatta il consigliere Palamara: "Luca, domani dobbiamo dire qualcosa sulla nota vicenda della nave. So che non ti sei sentito con Valerio (il consigliere del Csm in quota Area, Valerio Fracassi, ndr). Ai (Autonomia e indipendenza, ndr) ha già fatto un comunicato, Area (la corrente di sinistra delle toghe, ndr) è d' accordo a prendere un' iniziativa Galoppi idem (il consigliere del Csm Claudio Galoppi, ndr). Senti loro e fammi sapere domattina". È il preambolo a una conversazione che, come vedremo, ha uno scopo ben preciso.

La risposta di Palamara non si fa attendere: "Ok, anche io sono pronto. Ti chiamo più tardi e ti aggiorno". A quel punto, sottolinea sempre nella sua ricostruzione dei fatti La Verità, Legnini insiste: "Sì, ma domattina dovete produrre una nota, qualcosa insomma". A quel punto Palamara scrive a Fracassi: i due si incontrano il giorno successivo. Il pm riceve quindi un messaggio: "Dobbiamo sbrigarci! Ho già preparato una bozza di richiesta. Prima di parlarne agli altri concordiamola noi".

La bozza deve essere approvata al più presto. Le firme, secondo il Giornale decidono Palamara e Fracassi, saranno inserire "in ordine alfabetico". Arriviamo al 25 agosto, quando le agenzie battono una notizia che non può passare inosservata: quattro consiglieri di Palazzo dei Marescialli, fra cui Palamara, chiedono di inserire il caso migranti all'ordine del giorno del primo plenum del Csm. Nel documento si legge che "la verifica del rispetto delle norme è doverosa nell'interesse delle istituzioni".

"Gli interventi  scrive il Giornale a cui abbiamo assistito, per provenienza, toni e contenuti rischiano di incidere negativamente sul regolare esercizio degli accertamenti in corso. Riteniamo che sia necessario un intervento del Csm per tutelare l' indipendenza della magistratura e il sereno svolgimento delle attività di indagine", prosegue il documento. Legnigni, in un altro comunicato, scrive che l'istanza sarà trattata nel primo comitato di presidenza. "Il nostro obiettivo è esclusivamente quello di garantire l' indipendenza della magistratura", aggiunge.

L'accerchiamento di Salvini è completato. Ma, secondo il quotidiano il giornale,anche tra le stesse toghe, qualcuno alza un sopracciglio. Emblematico il messaggio del procuratore di Viterbo, Paolo Auriemma, a Palamara: "Non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell' Interno interviene perché questo non avvenga". Palamara tira dritto: il segretario del Carroccio va "attaccato". "Indagato per non aver permesso l'ingresso a soggetti invasori. Siamo indifendibili. Indifendibili", conclude Auriemma.

L'oggetto delle chat tra giudici, Matteo Salvini, esce allo scoperto e commenta così quanto è avvenuto: "Dopo gli insulti e l’ammissione “Salvini ha ragione ma va attaccato”, oggi La Verità pubblica altre incredibili intercettazioni, che svelano la natura di alcune iniziative dei magistrati contro il sottoscritto".

"Emergono le trame di Giovanni Legnini, secondo il giornale, vicepresidente del Csm e sottosegretario di due governi a guida Pd, per far intervenire il Consiglio Superiore della Magistratura a supporto delle indagini sullo sbarco degli immigrati dalla nave Diciotti – rincara la dose Salvini -.In quell’occasione, da quanto ricostruisce La Verità, quattro consiglieri del Csm (tra cui Luca Palamara che mi definiva “m...”) invocavano l’intervento del Csm - così come ordinato da Legnini - per difendere “l’indipendenza della magistratura” che io avrei messo in pericolo".

"Un attimo dopo, Legnini rispondeva pubblicamente che l’unico obiettivo era assicurare “l’indipendenza della magistratura”, confezionando il messaggio (immediatamente rilanciato dal sito di Repubblica) di una magistratura al di sopra delle parti e preoccupata perché il ministro Salvini osava difendere l’Italia e pretendeva di bloccare gli sbarchi rifiutando l’accusa di essere un sequestratore", conclude l'ex ministro dell'Interno.

Salvini lancia quindi un appello al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Sono sicuro che il Capo dello Stato non resterà indifferente: ne va della credibilità dell’intera Magistratura italiana, la situazione è ormai intollerabile e occorrono interventi drastici, rapidi e risolutivi, per il bene del Paese".

Intanto a intervenire a gamba tesa in difesa di Salvini scrive il quotidiano Milanese il giornale, è scesa in campo anche Rita Dalla Chiesa, figlia dell'irreprensibile generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo ucciso in un attentato da parte di Cosa Nostra nel 1982.

"Mi inquieta sentire un magistrato dire: 'Ha ragione ma dobbiamo dargli addosso lo stesso'. Questa è la negazione della giustizia", dice Rita Dalla Chiesa in riferimento ai recenti fatti che hanno coinvolto Matteo Salvini. Secondo il Giornale la conduttrice e giornalista non ha mai nascosto le sue idee e se ne è sempre fatta orgogliosa divulgatrice. La Dalla Chiesa è cresciuta con i valori di lealtà e giustizia che le sono stati trasmessi da suo padre, uomo tutto d'un pezzo che ha servito il Paese, dando la sua vita per rincorrere quegli ideali che ha sempre perseguito contro le mafie e la criminalità organizzata. "Non è simpatia o antipatia. È proprio lo smarrimento di ogni valore etico nei confronti dei cittadini che ancora credono in una giustizia giusta", tuona Rita Dalla Chiesa, che dimostra un senso civico superiore rispetto a certe toghe che manipolano il potere.

Quelle intercettazioni, ma non solo, sono state una violenta scossa per la magistratura italiana, ora esposta e in piena crisi. Luca Palamara ha cercato di difendersi, porgendo scuse tardive a Matteo Salvini: "Sono profondamente rammaricato dalle frasi da me espresse e che evidentemente non corrispondono al reale contenuto del mio pensiero". Quelli erano i giorni degli sbarchi incontrollati e incotrollabili in Sicilia, quando Matteo Salvini, esercitando il ruolo di Ministro dell'Interno, tentava di bloccare l'orda clandestina con ogni mezzo in suo possesso. Le parole di Rita dalla Chiesa sono state condivise da Matteo Salvini sul suo profilo Instagram e il leader della Lega non ha potuto che ringraziare la giornalista e conduttrice per la sua solidarietà: "Belle parole di Rita dalla Chiesa sulla giustizia".

 
 
 
 

Nell’anno bisestile accanto all’emergenza Coronavirus converrebbe preoccuparsi anche delle emergenze di politica estera a due passi dalle nostre coste, assumendo eventualmente decisioni finalmente chiare e determinate. Non dovrebbe costituire un problema insormontabile per una media potenza come l’Italia gestire più tavoli di crisi sempre che si sia dotati di volontà, strategie non solo emergenziali, competenze e autorevolezza nel farsi rispettare.

La prima conseguenza politica dell’operazione con cui il governo di Ankara sta cercando di far attraversare le frontiere terrestri e marittime con la Grecia a migliaia di migranti e richiedenti asilo presenti da tempo sul suo territorio è un’ondata di patriottismo intransigente e di nazionalismo anti-turco caratterizzato da toni molto minacciosi nei confronti delle Ong che ha investito l’opinione pubblica greca..
l’esercito greco si posiziona lungo i 212 km di frontiera terrestre con la Turchia e la marina militare incrocia le acque di Lesbo

Yiorgos Trangas, popolare giornalista conduttore di trasmissioni televisive e radiofoniche, ha dato della crisi dei migranti, definendola «un’invasione» e «una minaccia asimmetrica alla sicurezza del paese». E cosi si espresso con enorme durezza e con toni minacciosi ai microfoni di Parapolitica 90.1 FM, una delle radio private più ascoltate:

"I signori delle Ong dice Trangas che si arricchiscono distruggendo la  Grecia devono sapere che ormai non sono più al sicuro, come i loro amici, le termiti della nazione di casa nostra. Occorre usare i mezzi appropriati e non cadere nella trappola degli invasori e dei servizi segreti turchi. Questi signori arrivano mettendo in prima fila donne e bebè, ma dietro ci sono molte decine di uomini giovani e decisi.

Bisogna far loro capire continua il popolare Giornalista che la loro invasione organizzata deve finire, e non è questione di pietà. Queste persone sono soldati nemici, non sono siriani né rifugiati, e su un centinaio di arresti compiuti ieri alla frontiera non c’è un solo siriano. Si tratta di afghani, pakistani, africani e altri ancora, in parte provenienti dalle prigioni turche, e le autorità greche hanno ritrovato bandiere afghane su coloro che sono riusciti ad attraversare la nostra frontiera gridando  “Allah è grande!”.

Gli scherzi finiscono qui, dice Trangas e coloro che sostengono l’immigrazionismo, come per esempio l’organizzazione giovanile del partito Syriza, devono come minimo tacere se non vogliono vedersela brutta. La Turchia per bocca dei suoi ministri confessa di voler inviare in Grecia due milioni di migranti, e ci ritroviamo in una corsa contro il tempo, come succede in guerra. Dobbiamo rispondere con la violenza alla violenza subìta, si tratta di una guerra che non ha niente a che vedere col diritto d’asilo e ancor meno coi rifugiati; gli umanitari di Atene devono farsi piccoli, se non vogliono correre rischi."

"Se necessario continua  Trangas ai microfoni di Parapolitica 90.1 FM, occorre utilizzare le nostre armi per fermare del tutto l’invasione sulla terraferma come in mare, e allo stesso tempo allontanare l’Onu e le Ong del genere Soros da isole come Lesbo e Chio, per gestire la situazione fra noi greci. I membri delle Ong devono essere allertati in modo che lascino le nostre isole prima che sia troppo tardi per loro. Gli abitanti delle isole devono impedire in tutti i modi alle Ong di accogliere altri migranti. Dopodiché occorre evacuare tutti i migranti dalle isole greche abitate che sono nelle mire di una Turchia aggressiva, islamista e nazionalista, conducendoli in isole disabitate, dove saranno collocati e isolati fino alla loro partenza e all’espulsione definitiva dal territorio nazionale. L’Onu e le altre organizzazioni dovranno allora, secondo la loro vocazione umanitaria, finanziare i nostri isolotti disabitati trasformati in campi per migranti, anziché permettere loro di avvelenare la nostra vita quotidiana sulle isole abitate e nelle città continentali. Così smetteranno di rubare, di aggredire la popolazione greca o di vandalizzare le nostre chiese (nell’isola di Lesbo una chiesetta è stata vandalizzata da un gruppo di migranti al termine di una manifestazione di protesta, ndr). D’altra parte fra questi migranti alcuni sono detenuti di diritto comune che Erdogan ha liberato dalle prigioni del suo paese per mescolarli ai migranti veri e agli islamisti. In Grecia tutti conosciamo la verità della situazione. Le frottole hanno fatto il loro tempo».

L’anno 2020 non smentisce i detti popolari in fatto di eventi negativi registrati negli anni bisestili. Se tutto ruota attorno alla diffusione del Coronavirus nell’anno bisestile, si tende a informare poco su quello che accade al confine sud dell’Europa, fra Grecia e Turchia, sul ricatto del “sultano” turco Erdogan all’Europa, a Grecia, Cipro, Italia e Bulgaria.

Fra dichiarazioni roboanti delle istituzioni UE a sostegno della Grecia, non seguite da atti concreti se non la solita gestione burocratico-finanziaria affidata a Frontex e alla Commissione per i fondi da stanziare, e le ritorsioni turche, si è così giunti al confronto diretto del 9 Marzo. Nessun accordo concluso se non che le parti proseguiranno il dialogo. La Turchia non agevolerebbe più la fuoriuscita dei profughi, pur senza fornire garanzie che ciò non avvenga in seguito.

La UE da parte sua valuterà se continuare, con impegno reciproco delle parti, nell’ attuazione dell’accordo da oltre 6 miliardi di euro versati alla Turchia per assistere in territorio turco rifugiati siriani e migranti provenienti dalla Siria. Tale accordo con gli ultimi avvenimenti è stato clamorosamente disatteso dalla stessa Turchia per battere ulteriormente cassa e per coinvolgere a suo favore UE e Nato nell’annoso conflitto siriano.

La spaccatura fra Stati membri UE è avvenuta sulla richiesta di ulteriori fondi per la Turchia e sulla proposta di invio, simbolico ma rilevante dati gli eventi, di forze di sicurezza e polizia europee a sostegno della tutela del confine Sud e della Grecia. Alcuni Stati membri, in ordine sparso, hanno aderito ad inviare sostegni bilateralmente in aggiunta alle quote di polizia di frontiera internazionale comprese nel supporto Ue Frontex.  La Germania ovviamente sarebbe propensa a trovare un nuovo accordo con la Turchia per proteggere più che altro i suoi confini, mentre altri Stati per ora restano contrari.

In conclusione di incontri non concludenti, le solite dichiarazioni ambigue, immediatamente fatte proprie da una sommessa Italia, recitate dalla nuova presidente della Commissione UE la tedesca Von der Leyen.

Un nano politico, altra imposizione della Merkel, che dichiara di aver messo alle strette il presidente turco nei colloqui, riconoscendone tuttavia le difficoltà supplementari nel mantenere l’accordo sottoscritto con l’UE, su spinta tedesca, lasciando quindi presagire un nuovo accordo favorevole alle pretese turche.

Espansionismo, forzature, ricatti in politica estera e propaganda nazionalistica funzionali ad attenuare le difficoltà del sultano sul fronte interno non più granitico come un tempo.  E l’Italia ha per caso ventilato un richiamo forte, determinato e dissuasivo, ad esempio garantendo qualche motovedetta di pattugliamento, a sostegno del vicino greco e dei suoi stessi interessi nello sfruttamento della Zona Economica Esclusiva (ZEE) marina minacciati concretamente dai turchi con atti e accordi ostili siglati unilateralmente con la Libia?

Un memorandum che prevede l’allargamento della ZEE libica e ricerca e sfruttamento da parte dei turchi delle risorse sottomarine di gas e petrolio in pieno contrasto con Italia, Grecia, Cipro e con l’ENI aggiudicataria di ampie porzioni di tali ricerche.
la ministra degli Interni italiana, a nome del governo, ha prospettato piuttosto, in aggiunta alla quota italiana della missione Frontex, un sostegno bilaterale burocratico.

Unità della Polizia di Stato per aiutare i greci nel disbrigo delle pratiche di asilo o protezione qualora si aggravasse ulteriormente lo sconfinamento alla frontiera greco-turca.

In un solo colpo evitando di “irritare” troppo gli amici turchi, non attuando alcuna azione dissuasiva, pur nel rispetto degli alleati NATO, riusciremo probabilmente a perdere ulteriore credibilità in Libia, con i turchi stessi, e nel Mediterraneo, a non tutelare i nostri interessi nazionali oltre infine a deludere ancora Grecia e Cipro che si sarebbero aspettati un sostegno non solo a parole del forte, sulla carta, alleato italiano.Non a caso Atene e Nicosia hanno già fatto ricorso alla più affidabile e lontana Francia pur manifestando le solite convergenze di facciata con il vicino italiano.

E dire che dal fronte NATO il segretario generale Jens Stoltenberg nei colloqui a Bruxelles con Erdogan non ha certo assecondato le richieste turche contribuendo in tal modo almeno a non allentare le difficoltà interne del presidentissimo turco...

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