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Sabato, 01 Giugno 2024

jaki


Prima di vedere le origini del calendario, occorre soffermarsi-brevemente, in un contesto come questo -sulla nascita della scienza; un’avventura straordinaria nella storia del pensiero umano, che ha visto il contributo di molti popoli e culture differenti, pur con la preponderanza- per motivi sorprendentemente teologici, come vedremo- della cultura cristiana medievale. Tanti storici della scienza-di diverso orientamento, come Edward Grant, Thomas Torrance ect- sono giunti a questa conclusione, ma, probabilmente, nessuno come il fisico e monaco benedettino Stanley Jaki, ne ha colto ed espresso lo spirito in un meraviglioso affresco intellettuale, che andrò a illustrare nelle prossime righe. Il primo contributo è dato dal popolo ebraico, che nell’insieme della sua letteratura sapienziale- raccolta nell’Antico Testamento- celebra la stabilità del creato. Significativo è un passo del celebre Libro di Giobbe- emblema della tribolazione umana-, nel quale Jahvè ricorda a Giobbe -assalito dai dubbi-di guardare alla razionalità dell’Universo come segno della Sua presenza e della Sua Provvidenza: “Puoi tu annodare i legami delle Pleiadi o sciogliere i vincoli di Orione? Fai tu spuntare a suo tempo la stella del mattino o puoi guidare l’Orsa insieme con i suoi figli? Conosci tu le Leggi del cielo o ne applichi le norme sulla Terra?” Il nocciolo dell’insegnamento sapienziale, dunque, è questo: la perfezione dell’universo riflette la Perfezione di Colui che l’ha creato e che, secondo il Libro della Sapienza, ha disposto tutto con misura, calcolo e peso. L’altro aspetto cruciale riguarda le tre leggi del moto, formulate e pubblicate per la prima volta, tutte assieme, nei Principia di Newton; qui, gli studi di Jaki, suffragati dalle scoperte documentali del fisico e storico della scienza Pierre Duhem, sono di un’acribia insuperata nel determinare come l’uomo, per la prima volta nella storia, giunse a capire e, dunque, a utilizzare la scienza latu sensu. Galileo prima e Newton, poi, - sulla scorta di una grande tradizione medievale- ebbero il merito di distinguere l’Ordine ontologico -appannaggio della filosofia, cioè davano per scontata, come dato originario, l’esistenza degli oggetti naturali-, dagli aspetti quantitativi degli stessi, descrivibili matematicamente. In definitiva, la scienza galileiana-newtoniana, per dirla con le parole di Jaki si occupa dello studio quantitativo degli aspetti quantitativi degli oggetti in movimento, niente di più e niente di meno, perché solo tali aspetti possono ricevere l’aureola scientifica della verifica quantitativa; in ciò consiste il potere eccezionale della scienza, ed anche il suo limite principale. La grande scoperta storiografica di Duhem fu la seguente: la prima legge del moto di Newton, in realtà, in una sua formulazione primitiva precede lo scienziato inglese di oltre trecento anni. La cronistoria è molto interessante e meritevole d’essere raccontata. Newton aveva ripreso la legge inerziale dai manoscritti di Cartesio, senza riconoscergli il merito; questi, a sua volta, aveva nascosto accuratamente di averla appresa, da giovane, quando studiava al Collegio dei Gesuiti di La Flèche. I Gesuiti si rifacevano a una tradizione precedente, appresa all’Università domenicana di Salamanca, a sua volta in debito con la Sorbona del trecento. Molto probabilmente, sia Newton, sia soprattutto Galileo e Cartesio, erano a conoscenza di quell’antica formulazione della legge inerziale utilizzata da Copernico ma anteriore a lui. E’ giunto il momento, finalmente, di riportare, fra le tante, la formulazione più precisa data da Giovanni Buridano a quella che potremmo definire come la radice al principio d’inerzia: ”Si potrebbe dire che quando Dio creò il mondo, mosse ciascuno dei corpi celesti come Gli piacque; Egli impresse a ciascuno di essi un impeto che li mantiene in movimento, così che Egli non ha più bisogno di muoverli, se non esercitando un influsso generale, simile a quello per cui Egli partecipa a tutte le azioni che si producono…E questo impeto che Egli impresse ai corpi celesti non si è indebolito né è venuto meno in seguito, dato che tali corpi non possedevano alcuna inclinazione verso altri movimenti, e dato che non esisteva neppure una resistenza che avrebbe potuto corrompere e reprimere quell’impeto”. Questa idea, espressa in uno dei commentari all’opera cosmologica aristotelica, I Cieli, fu accolta largamente in Europa, grazie anche allo sviluppo ulteriore portato avanti dal discepolo di Buridano, Nicola d’Oresme, prima suo successore alla Sorbona e poi vescovo della città di Lisieux. Per tale ragione, fu facile ai grandi geni, da Copernico a Galileo, passando per Newton, Cartesio e Keplero accettare l’idea decisiva che tutti i corpi sulla Terra, ne condividessero e il moto rotazionale e il moto orbitale. Buridano, in primis, e Nicola D’Oresme, seppur imperfettamente, avevano preparato il terreno culturale adatto alla nascita della scienza, cioè allo studio e al controllo degli aspetti quantitativi delle cose, misurabili in grammi, secondi e centimetri. Nulla nasce all’improvviso, meno che mai le grandi Rivoluzioni…Una riprova di ciò, è data dal fatto che, ancora oggi, nella Biblioteca dell’Università di Cracovia- dove studiò Copernico, esistono diverse copie dell’autografo di Buridano: altre si trovano sparse nelle biblioteche di tutta Europa. La storia, a questo punto, si fa ancor più intrigante e presenta, sullo sfondo, il motivo teologico cui accennavo prima. Vediamo il perché. In realtà, il primo a intravedere il principio d’inerzia era stato un celebre musulmano: Avicenna, famoso e acuto commentatore di Aristotele. Tuttavia, furono proprio i pregiudizi aristotelici-, un panteismo che considerava l’universo divinamente perfetto, sferico e in moto circolare eterno- a non farli percepire l’importanza di quel che aveva compreso, cambiando, così, la storia del mondo…Buridano, infatti, grazie alla sua matrice teologica, la fede nella creazione ex nihilo et in temporibus, in rispetto al dogma espresso nel IV Concilio lateranense (1215), trovò perfettamente naturale supporre che il moto inerziale fosse stato impresso in un momento iniziale, quello della creazione. Diversamente, per ragioni culturali, pensava Avicenna, il quale rifiutava in modo assoluto un punto d’inizio. Parimenti, tutto il mondo culturale greco, Aristotele e Tolomeo compresi- respingeva con forza l’idea di un inizio assoluto del moto. Il mondo “doveva”essere increato, senza fine e senza inizio. Diversamente, per un cristiano era “obbligatorio”credere in tale inizio e, dunque, ricercare in tal senso. Le parole di Jaki, su questo punto, sono illuminanti. “Siccome un cerchio non contiene un punto diverso dagli altri, un movimento circolare non evoca un punto di partenza assoluto. Imprigionato da questa visione del mondo Avicenna non potè trovare in essa un invito ad applicarvi la sua idea di moto inerziale. Fu così che il mondo musulmano perse la sua occasione d’oro di arrivare per primo a formulare una fisica che gli avrebbe permesso il controllo del mondo fisico”. Impressionante e inaspettato…

“A Geoitalia sarà presente l’Agenzia Spaziale Italiana” . Lo ha annunciato , Mauro Rosi, Presidente della Federazione Italiana di Scienze della Terra organizzatrice di Geoitalia , meeting internazionale delle geoscienze che vedrà arrivare a Pisa 1000 scienziati da tutto il mondo ed esponenti di governo. La comunità scientifica sarà al completo per ascoltare ma anche per proporre .  “Avremo la presenza di Laura Candela – ha proseguito Rosi – che è Responsabile dell’Unità di Osservazione dellaTerra per l’Agenzia Spaziale Italiana. Non mancheranno notizie ed anticipazioni.  In particolare, per la comunità italiana, lo scenario attuale vede la disponibilità di una missione nazionale, con i 4 satelliti COSMO-SkyMed, delle missioni ESA (ERS,

Envisat, Earth Explorer), e, nell’immediato futuro, delle Sentinel del programma Copernicus/GMES. Laura Candela , Responsabile dell’Unità di Osservazione della Terra , illustrerà i dettagli delle nuove missioni soprattutto PRISMA e OPSIS ma anche delle collaborazioni internazionali con Argentina, Francia, Giappone ed altri Paesi . Le missioni satellitari offrono la possibilità di ottenere dati in tempo reale o quasi-reale e permettono di costruire archivi, un “patrimonio dell’umanità” indispensabile anche per l’analisi di lunghe serie di dati come in campo climatologico”. Intanto....
“E’ stato presentato un progetto di spedizione in mare a largo delle coste della Sicilia orientale e della Calabria con la nave N/R CNR Urania . L’obiettivo e’ quello di dare risposte ad alcune domande . Le faglie attive nella regione dello stretto di Messina , potrebbero essere responsabili dei maggiori terremoti italiani?”. Lo ha affermato Alina Polonia dell’ISMAR CNR di Bologna. “A questa domanda stiamo cercando gia’ di dare risposta con campagne di geologia e geofisica nel Mar Ionio - ha proseguito Polonia - grazie alle quali e’ stato possibile ricostruire l’assetto strutturale regionale dell’Arco Calabro sottomarino , e studiare la geometria delle faglie attive.
Dall’analisi delle carote acquisite nella piana abissale, a 4000 m di profondità, si sono scoperti depositi sedimentari direttamente legati ai devastanti terremoti del 1908, 1693 e 1169. L’analisi delle carote di sedimento prelevate dai fondali marini permetterà di ricostruire il tempo di ricorrenza degli eventi sismici maggiori per periodi molto lunghi (oltre 50,000 anni), dato fondamentale per una corretta valutazione del rischio sismico in Italia meridionale.
Durante la spedizione proposta per il 2014 cercheremo di studiare nel dettaglio le zone di deformazione attiva presenti a mare e correlarle con le strutture note a terra . Il progetto PRIN denominato “Geodinamica Attiva” e coordinato da Carmelo Monaco dell’Università di Catania con ISMAR – CNR Bologna , Universita’ di Messina, Universita’ Roma Tre ed Universita’ di Parma si propone di quantificare le deformazioni recenti e determinare gli elementi di pericolosità geologica lungo le coste dell’Italia meridionale” “Applicando gli stessi metodi che hanno consentito – ha concluso Polonia - di studiare gli effetti dei maggiori terremoti italiani sui fondali marini (paleosismologia sottomarina), e’ stato possibile ricostruire per la prima volta anche l’effetto del più grosso e dibattuto terremoto Mediterraneo noto ai cataloghi storici. Si tratta del terremoto di Creta del 365 d.c. (magnitudo stimata superiore a M=8) che ha provocato uno tsunami in tutto il Mediterraneo e la deposizione di un corpo sedimentario sui fondali marini spesso fino a 25 m. Questa scoperta dimostra che il Mediterraneo può essere sede di grossi terremoti tsunamigenici e quindi lo studio delle strutture tettoniche sottomarine e/o prossime a costa risulta di fondamentale importanza”.
Ulteriori dettagli verranno illustrati a Geoitalia 2013 , convention internazionale organizzata dalla Federazione Italiana di Scienze della Terra , ogni due anni in una citta’ diversa . Il 2013 sara’ l’anno di Pisa . Geoitalia , in programma dal 16 al 18 Settembre , sara’ un evento nell’evento con la presentazione di studi, attivita’ di ricerche , conferenze stampa , iniziative didattiche che vedra’ protagonisti anche i giovani . Un appuntamento che coinvolgera’ l’intera citta’ .

 

stelle

 

Ogni notte, sopra le nostre teste, si compie uno spettacolo, che la maggior parte di noi, purtroppo, non è in grado di vedere: la “silenziosa giostra delle stelle”ci gira incessantemente intorno, ”offrendoci” le meraviglie di un Universo nel quale siamo immersi e che, -complice un sempre più vasto inquinamento luminoso, unitamente a quello, ben più insidioso, di tipo “culturale”, - è “cancellato”, ogni giorno un po’ di più, dai nostri occhi e dalla nostra “mente”.

Lo scopo di tale breve scritto, dunque, è quello di risvegliare nell’uomo post-moderno, in primis, il senso dello stupore, della meraviglia, che da sempre ha costituito la molla per spingere l’uomo alla conoscenza. Il taglio che sarà offerto al lettore, non sarà unicamente di tipo riduzionista, legato solo all’aspetto scientifico, cioè misurabile e riproducibile delle cose, ma andrà oltre, ispirandosi alla lezione di un maestro come Alfredo Cattabiani, che a proposito della tradizione astromitologica, scrisse: «Si deve anche reinterpretare per coglierne le valenze profonde, soprattutto per mostrare come essa s’ispiri a una visione sacrale del cosmo, dove ogni fenomeno non è se non una manifestazione dell’Uno da cui tutto deriva e su cui tutto si fonda. Se perdessimo anche questa sacra memoria, il mondo si ridurrebbe a un insieme di fenomeni quantificabili e misurabili. Il Sole, per esempio, può e deve essere descritto scientificamente: ma esso è anche simbolo di qualcosa che lo trascende, ci parla dunque dell’Altro, come del resto la Luna e come tutte le stelle e i pianeti ai quali molti popoli e generazioni hanno dato i nomi che ci sono pervenuti”. D’altro canto, l’uomo primitivo vivendo costantemente all’aperto imparò ben presto, che le stelle- come “amiche fedeli”- tornavano con regolarità a “visitarlo”; da qui, probabilmente l’unico avvenimento stabile sul quale potesse contare, derivò oroscopi e auspici per trarre previsioni sul suo raccolto: dal quale, evidentemente, dipendeva la sua esistenza. E’ uno dei motivi per il quale, inizialmente, astronomia e astrologia sono nate insieme e insieme hanno contribuito a creare quel patrimonio di conoscenze scientifiche e non, che costituiscono il nostro “edificio” della conoscenza. Con il progredire dei secoli, l’uomo familiarizzò sempre più con le stelle, tanto da usarle come guida sicura per orientarsi in quei territori bui e selvaggi; assieme allo studio dei movimenti di Sole, Luna e pianeti, fu capace di cogliere la regolarità dello scorrere del tempo e a fissare questi moti in uno strumento utilissimo nella vita di tutti i giorni: il calendario. Calendario che può essere definito come la sincronizzazione della posizione del Sole – cioè, la sua altezza sull’orizzonte,a sua volta determinante l’alternarsi delle stagioni-, con ciò che, visibilmente, offrivano i campi. Dopo i primi, maldestri, tentativi occorrerà giungere alla famosa riforma voluta da Papa Gregorio XVI, nel 1582, per avere un calendario quasi perfetto, il calendario gregoriano, appunto, oggi universalmente accettato. La difficoltà primaria era quella di non avere, contemporaneamente, un calendario indicante l’estate e i campi innevati appena fuori la finestra…: la storia è interessante e la racconteremo in modo sintetico.

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