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Help center homeless e poveri: distribuiti oltre 200 pasti freddi

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Sono stati circa 200 i pasti freddi – prevalentemente pezzi da rosticceria accompagnati da bibite all’arancia e al mandarino o acqua – distribuiti oggi pomeriggio nel gazebo davanti all’ Help center per gli homeless e i poveri gestito dalla Caritas, che ha dovuto chiudere per un mese a causa di lavori di ristrutturazione. Durante un incontro, a fine luglio, tra le associazioni di volontariato, il sindaco di Catania Enzo Bianco e l’assessore al Welfare Fiorentino Troiano, era emersa la volontà di creare una sinergia per sopperire a eventuali disservizi che si fossero creati a causa delle chiusura dell’help center. Successivamente l’assessore aveva avuto assicurazione dalla Caritas che i servizi sarebbero stati comunque garantiti grazie anche all’aiuto di altre strutture cattoliche. Ossia le suore di Madre Teresa di Calcutta di piazza Bovio che assicurano pasti caldi e docce tutti i giorni tranne il giovedì, quando i pasti vengono forniti dalla mensa della parrocchia del Santissimo Sacramento ritrovato di via VI aprile. Rimanevano comunque scoperte  alcune giornate di agosto, il 7,14,15,19,20,21 e 28 del mese. Nel corso di una riunione in assessorato si stabilì quindi che in quei giorni la stessa Caritas avrebbe distribuito, grazie al coordinamento del Comune e con la collaborazione dell’Associazione Nuova Acropoli e dell’Avuls, e di altre associazioni, dei pasti freddi. Oggi è stata la prima di queste giornate e don Francesco Leto ha spiegato che il numero di pasti distribuiti – 150 nel gazebo, altri 50 dalla Unità di strada ai clochard della città, dall’aeroporto a Ognina – è nella media di questo periodo dell’anno. Il dato è stato confermato da Alfio Pappalardo e Natalia Reina, dell’Unità di strada.

“L’Amministrazione – ha affermato l’assessore Trojano – resterà vicina a tutte le associazioni di volontariato che svolgono una preziosissima opera di assistenza, continuando a fornire quel coordinamento che si è rivelato importantissimo per risolvere i momenti critici con la sussidiarietà tipica del fare rete”.

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