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Per i circa 90.000 pazienti calabresi con BPCO la possibilità di migliorare la propria performance fisica

Sono oltre 90.000 i calabresi colpiti da Bronco-pneumopatia cronica ostruttiva: aiutare questi pazienti a mantenere una buona performance fisica è indispensabile per proteggere la loro qualità di vita.

La BPCO2 è una malattia caratterizzata da una limitazione del flusso aereo; si manifesta con un’ostruzione bronchiale e conduce gradualmente ad una vera e propria “fame d’aria”. Intervenire precocemente con la giusta terapia ed una costante attività fisica è alla base di un’efficace gestione della malattia.

La dispnea, insieme alla tosse persistente, è tra i maggiori sintomi di questa patologia. La mancanza d’aria mina gradualmente la capacità di movimento dei pazienti: dalla fatica a salire le scale, alla difficoltà a passeggiare, fino alla rinuncia a camminare per brevi tragitti, ed a trovare molto impegnative semplici attività quotidiane come vestirsi o lavarsi.

“I pazienti con BPCO spesso tendono a diventare sedentari per ovviare alla sensazione di fatica, ma più sono sedentari maggiore è la difficoltà a compiere movimenti anche semplici” afferma Rosario Maselli, Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia, Università Magna Graecia di Catanzaro. “Questo circolo vizioso va spezzato. La sedentarietà è un fattore controproducente perché favorisce il progredire della patologia. Il movimento costante quotidiano, così come la fisioterapia insieme alla terapia farmacologica, sono fondamentali nella riabilitazione del paziente bronco-pneumopatico cronico”.

Il ricorso ai farmaci broncodilatatori, terapia di riferimento per il trattamento della BPCO, fin dalle fasi lieve e moderate è fondamentale per aiutare il paziente a mantenere un’attività motoria quotidiana.

Il recente studio SHINE3, che ha coinvolto più di 2.000 pazienti con BPCO di grado moderato-severo, ha dimostrato la superiorità della co-formulazione indacaterolo/glicopirronio rispetto alle terapie con un solo broncodilatatore, come il tiotropio oppure gli stessi indacaterolo o glicopirronio utilizzati singolarmente. A livello clinico, i dati hanno documentato un miglioramento dello stato generale di salute e della qualità della vita dei pazienti, e una riduzione dell’utilizzo dei broncodilatatori al bisogno” - sottolinea Girolamo Pelaia Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio e Direttore della Scuola di Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio, Università Magna Graecia di Catanzaro. “Questo risultato si è tradotto nella possibilità per il paziente di riprendere attività e abitudini quotidiane precedentemente compromesse, guadagnando sino a 16 giorni e 16 notti liberi da sintomi nell’arco temporale di 6 mesi."

I risultati dello studio SHINE3 confermano che l’azione sinergica della co-formulazione indacaterolo/glicopirronio, la prima costituita da due broncodilatatori a lunga durata d’azione, rende possibile nei pazienti una buona performance fisica, e ha le potenzialità per diventare un’opzione terapeutica di riferimento nel trattamento della BPCO.

Integrando i differenti e complementari meccanismi d’azione dei principi attivi indacaterolo e glicopirronio, la co-formulazione consente di assumere entrambi questi farmaci contemporaneamente, tramite un’unica somministrazione giornaliera, effettuata attraverso lo stesso inalatore” - conclude Pelaia. “In tal modo viene migliorata la broncodilatazione. Ciò consente di ottenere una rapida, stabile e persistente facilitazione del passaggio dell’aria attraverso i bronchi di grandi e piccole dimensioni. Migliorare la broncodilatazione significa migliorare l'andamento della patologia, riducendo il rischio di riacutizzazioni e il numero delle conseguenti ospedalizzazioni, rallentando così il progressivo peggioramento della malattia”.

  1. Stima elaborata proiettando sulla popolazione calabrese il dato di incidenza nazionale del 4,5%
  2. Broncopneumopatia cronica ostruttiva: malattia caratterizzata da ostruzione progressiva delle vie aeree e possibile compromissione del parenchima polmonare, che può avere conseguenze letali
  3. Bateman ED et al. Dual bronchodilation with QVA149 versus single bronchodilator therapy: the SHINE study. Eur Respir J. 2013;42(6):1484-1494

 

 

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