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Istat: nel 2017 1 su 4 a rischio povertà

L'Istat stima che, nel 2017, oltre una persona su quattro in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, pur registrando un miglioramento rispetto all'anno precedente. La stima dei residenti a rischio cala infatti al 28,9%, dal 30% del 2016. In particolare risulta "pressoché stabile al 20,3% la percentuale di individui a rischio di povertà (era 20,6%) mentre si riducono sensibilmente i soggetti che vivono in famiglie gravemente deprivate (10,1% da 12,1%), come pure coloro che vivono in famiglie a bassa intensità lavorativa (11,8%, da 12,8%)".

Il reddito netto medio delle famiglie italiane sale nel 2016 e raggiunge circa 2.550 euro mensili, secondo le stime dell'Istat, 30.595 euro l'anno (esclusi gli affitti figurativi). La crescita è del 2% in termini nominali e del +2,1% in termini di potere d'acquisto rispetto al 2015 (visto che la variazione dei prezzi al consumo è stata pari a -0,1%). La contrazione complessiva dei redditi rispetto ai livelli pre-crisi del 2009 resta notevole, con una perdita in termini reali dell'8,5% per il reddito familiare.

I fondi del Piano Juncker per l'Italia, secondo Paese beneficiario in Europa, sono 8,5 miliardi di euro di garanzie e hanno dato luogo all'attivazione di 50 miliardi di euro come prestiti al sistema delle imprese e in Italia. Un misura che ha funzionato bene, un po' meno nelle regioni del Sud, che ne ha tratto beneficio lo stesso, a causa delle difficoltà di accesso al credito. È' uno dei dati emerso nella tappa di Catania del "Tandem Tour", organizzato dalla Rappresentanza della Commissione europea in Italia con la Cdp. Il ricercatore dello Svimez, Stefano Prezioso, ha osservato come la caduta degli investimenti in Sicilia sia stata molto forte", ma che "servirebbe una maggiore conoscenza di questi fondi e una maggiore capacità di arrivarci". "Le imprese del Mezzogiormo - ha rivelato - stanno bene, hanno ormai parametri di redditività ed efficienza simili a quelli del Nord. Il problema è che il loro numero è drasticamente calato: la crisi ha fatto una fortissima selezione. Prima erano 100. Ora ne sono rimaste 3O, lavorano come quelle del Nord e hanno gli stessi indicatori. Ma sono poche. Per quintuplicare questo numero una soluzione potrebbero essere le Zone economiche speciali".
Prezioso ha spiegato che "gli investimenti pubblici, specialmente quelli per opere pubbliche, hanno un moltiplicatore superiore all'unità, il che vuol dire che un euro messo in opere pubbliche produce generalmente 1,40 centesimi di euro". "Il Sud - ha continuato - non è quel vuoto a perdere che tutti pensano, ma se uno investe c'è una risposta buona da parte di quest'area, che ha bisogno fortemente di investimenti pubblici perché sono il più grande attivatori di occupazione che c'è specie quali in opere pubbliche e la loro ripresa, oltre a far aumentare il più, determinerebbe un incremento occupazionale molto forte: un piano di investimenti di un miliardo l'anno - ha ipotizzato - creerebbe 50 mila posizioni lavorative aggiuntive l'anno".

Intanto : Piazza Affari continua a scendere. Il Ftse Mib perde il 2% a 18.940 punti, dopo aver aperto in discesa dell'1%. I titoli in coda al listino sono Diasorin (-6,9%) e St (-4,86%). Sotto pressione anche gli altri listini europei, con Parigi e Francoforte che sono in ribasso dell'1,9%. Spread risale a 280 punti. Le tensioni commerciali fra Usa e Cina, che hanno determinato le forti perdite su Wall Street di due giorni fa (ieri la Borsa americana era chiusa per i funerali dell'ex presidente Bush), si sono aggravate con l'arresto del direttore finanziario della Huawei ...

L'arresto di Meng Wanzhou, figlia del fondatore del colosso cinese, ha dato il colpo di grazia alle Borse asiatiche, aggiungendo un nuovo elemento di incertezza allo stop and go nei negoziati commerciali fra Stati Uniti e Cina. Tokyo ha chiuso in ribasso dell'1,91%. Analoghe perdite sulle piazze cinesi: Shenzhen è calata del 2,16% e Shanghai dell'1,66%. Hong Kong cede il 2,96%. Pesano le motivazioni dell'arresto, maturato nell'ambito di un'indagine sulla violazione delle sanzioni all'Iran. Senza dimenticare i dubbi che gli americani nutrono sul fatto che gli smartphone cinesi possano essere usati a scopi di spionaggio. Male anche Seul, che ha perso l'1,55%, mentre Sidney è in calo dello 0,22%. I futures indicano aperture in ribasso anche per Wall Street e per i mercati europei. Fra gli appuntamenti di oggi, la riunione dell'Opec. Negli Stati Uniti, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione e i dati sulla bilancia commerciale a ottobre.

Arrestato a Vancouver Meng Wanzhou, direttore finanziario della cinese Huawei Technologies che ora rischia l'estradizione negli Usa, dove è in corso un'indagine per accertare se il colosso cinese ha violato le sanzioni all'Iran. Lo rende noto il dipartimento di giustizia canadesi.

L'arresto di Meng Wanzhou, figlia del fondatore della società, è destinato probabilmente ad aumentare le tensioni tra Usa e Cina nel campo tecnologico, dopo la recente tregua sui dazi. Venerdì è prevista l'udienza in cui il giudice deciderà se rilasciarla su cauzione.In ogni caso è stata arrestata su richiesta degli Usa, che intendono chiedere l'estradizione. Huawei, uno dei più grandi produttori cinesi di telefonini, è finita nel mirino delle autorità americane per timori legati alla sicurezza: l'acquisto e l'uso di telefonini Huawei è stato vietato nelle agenzie governative.

Il governo degli Stati Uniti ha messo in atto un boicottaggio ai danni di Huawei, sospettata di essere gli occhi e soprattutto le orecchie attraverso cui Pechino spia il mondo. La Casa Bianca ha avviato una «campagna straordinaria di sensibilizzazione» nei confronti dei Paesi alleati, Italia compresa, per convincerli a non usare le apparecchiature di rete del marchio cinese: l'insieme dei prodotti tecnologici alla base delle infrastrutture di telecomunicazioni che ci consentono, ad esempio, di fare una telefonata e controllare le mail dallo smartphone. A svelare le mosse dell'America, che con la Cina ha ingaggiato una durissima guerra commerciale a colpi di dazi, è stato un articolo del Wall Street Journal. Immediata la risposta del colosso asiatico: «Il governo Usa va oltre la sua giurisdizione».

Stando alla ricostruzione, i funzionari americani avrebbero informato, in merito a presunti rischi sulla cyber-sicurezza, le loro controparti governative e i dirigenti delle telco in Paesi amici tra cui Germania, Italia e Giappone, dove le apparecchiature Huawei - che nel settore è leader con circa un quinto del mercato globale - sono già ampiamente utilizzate. Gli Usa - scrive il quotidiano - starebbero valutando di aumentare gli aiuti finanziari per lo sviluppo delle tlc nei Paesi che evitano i prodotti cinesi. Il momento è critico perché nel mondo sono in fase di sviluppo le reti di quinta generazione 5G, che entreranno in funzione dal 2019. Tali reti rendono possibile il cosiddetto «internet delle cose»: dagli oggetti d'uso domestico alle auto, fino alle fabbriche e agli impianti, tutto sarà connesso e quindi vulnerabile ad attacchi hacker.

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