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I dubbi sull'affidabilità della Turchia nella lotta all'Isis e l'ira degli USA su Erdogan

L'aviazione americana ha ripreso a volare dalla base turca di Incirlik, 36 ore dopo l'interdizione che era stata decretata dal governo turco in seguito al fallito golpe militare. È il primo segno di distensione tra i due Paesi, dopo le parole infiammate che avevano fatto seguito all'insurrezione di venerdì, per la quale Erdogan e i suoi principali collaboratori non avevano taciuto i sospetti di un coinvolgimento da parte dell'importante alleato d'oltreoceano.

Al centro della tensione c'è la figura dell'Iman Fetullah Gulen, dal 1999 esule dalla Turchia, e rifugiato in una lussuosa quanto segreta base operativa nella campagna della Pennsylvania. Da questa residenza l'ex alleato di Erdogan, accusato poi di voler insidiare il potere del presidente turco, dirige le fila di un movimento religioso e culturale che predica la tolleranza e l'accettazione di pluralità di fedi all'interno dell'Islam sunnita. Da anni Erdogan chiede che l'amministrazione Usa ne ordini il rimpatrio, e accusa Gulen di ogni congiura nei suoi confronti, dall'insurrezione armata a brogli elettorali per ostacolare la sua ascesa.

Gli Stati Uniti prenderanno in considerazione la richiesta di estradizione di Fethullah Gülen, il religioso islamico che vive in Pennsylvania, avanzata dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan che accusa l'ex imam del tentato colpo di stato. Lo ha affermato il segretario di Stato americano John Kerry. Parlando dal Lussemburgo, Kerry ha detto che gli Stati Uniti non hanno ancora ricevuto una richiesta formale e ha invitato il governo turco «come sempre facciamo, a presentarci prove legittime che accetteremo e giudicheremo in modo appropriato».

I dubbi sull'affidabilità della Turchia nella lotta all'Isis li esprime in modo forse calcolatamente non diplomatico su «France 3» il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault, uno dei primi capi-diplomazia occidentali a parlare al telefono col suo omologo turco nella notte del tentato golpe. La domanda che gli viene posta riguarda la determinazione di Ankara nel contrasto al Califfato. «Ci sono interrogativi che dobbiamo porci e ai quali dovremo rispondere», spara Ayrault. «La Turchia è affidabile in parte, ma ci sono anche sospetti. Bisogna essere onesti su questo». Non è un caso che i dubbi vengano sollevati da Ayrault all'indomani della vittoria di Erdogan sui golpisti e della pesante repressione su militari e magistrati che ne è stata la diretta conseguenza.

Sono cinque i colpi di Stato nella storia della Turchia  : Il 27 maggio 1960 il generale Cemal Gürsel fece un colpo di Stato rimuovendo Celal Bayar e il primo ministro Menderes, che fu giustiziato poco dopo. Il sistema ritornò sotto il controllo civile solo nell'ottobre 1961.

Il 12 marzo 1971, i capi delle forze armate, guidati dal generale Faruk Gürler, presentarono un memorandum al Presidente Sunay in cui si esigeva l'installazione di un "governo forte e credibile". Il leader dell'esercito mise in guardia i funzionari civili che le forze armate sarebbero state obbligate nuovamente ad assumere l'amministrazione dello Stato se il governo non avesse messo in atto le riforme economiche e sociali (compresa la riforma agraria) per frenare la violenza. Demirel si dimise il giorno stesso. Un fatto che passò alla storia come il "colpo di stato del memorandum".  Una sessione della Grande Assemblea Nazionale fu convocata nel marzo 1973 per eleggere un successore al Presidente Sunay.

L'11 settembre 1979, il generale Kenan Evren ordinò al generale Haydar Saltık di valutare la possibilità di realizzare un colpo di Stato "costituzionale" o di dare un serio "avvertimento" al governo in carica. L'operazione fu pianificata nell'arco di sei mesi. Evren nascose la relazione e il piano operativo in un luogo sicuro.

Attuato poi nel settembre 1980, il controllo del governo fu posto nelle mani del generale Kenan Evren e del suo Consiglio di Sicurezza Nazionale, che subito iniziarono a cercare di normalizzare il paese con la dissoluzione di tutti i partiti e la promozione di nuovi attori politici. Il sistema politico fu demolito. Venne elaborata una nuova Costituzione che dava più potere al Presidente rispetto all'Assemblea, e il Senato fu abolito, mentre il generale Kenan venne eletto Presidente per un mandato di sette anni.

Nel 1997 i militari criticarono il supporto del Governo a politiche religiose settarie e mandarono un memorandum al primo ministro Necmettin Erbakan intimandogli di rassegnare le dimissioni: una sorta di colpo di stato soft.

Con l'ultimo, sono cinque i colpi di Stato nella storia della Turchia. Nessuno dei quali ha portato mai a una dittatura, piuttosto al "ripristino" di sistemi democratici. ll governo liberale al potere dal luglio 1912 fu rovesciato nel gennaio 1913 da un colpo di Enver Pascià, e gli elementi più autoritari del movimento dei Giovani Turchi acquistarono il pieno controllo.

 

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