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Frida Kahlo, la rassegna alle Scuderie dei Quirinale

La rassegna alle Scuderie del Quirinale, promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, da Roma Capitale ‐ Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica e organizzata  dall’Azienda  Speciale  Palaexpo  in  coproduzione  con MondoMostre,  è  la  prima retrospettiva in Italia dell’artista messicana e presenterà oltre 160 opere tra dipinti e disegni. Il progetto è a cura di Helga Prignitz‐Poda, autrice del catalogo ragionato dellʹartista. L’esposizione documenta lʹintera carriera artistica di Frida Kahlo riunendo i capolavori assoluti dei principali nuclei collezionistici, raccolte pubbliche e private, provenienti da Messico, Europa e Stati Uniti. La realizzazione della mostra è stata possibile grazie al contributo di Enel in qualità di main sponsor e grazie al sostegno di Gioco del Lotto‐Lottomatica, di Electa, di BioNike e di Etro.   Un ringraziamento speciale è rivolto alle istituzioni promotrici messicane che con il loro generoso e decisivo sostegno hanno reso possibile la realizzazione dell’impresa: Embajada de México en Italia; Agencia Mexicana de Cooperaciòn internacional para el Desarrollo de la Secretarìa de Relaciones exteriores (AMEXCID/SRE);  Consejo  Nacional  para  la  Cultura  y  las  Artes (CONACULTA); Instituto  Nacional  de  Bellas  Artes  (INBA);  Gobierno del  Estado  de  Tlaxcala   Instituto  Cultural Tlaxcalteca Museo de Arte de Tlaxcala;  Banamex. Banco Nacional de México.  L’esposizione alle Scuderie del Quirinale rientra in un progetto congiunto che Roma e  Genova presentano  con  due  grandi  mostre  dedicate  all’opera dell’artista  messicana  Frida  Kahlo.  “Frida Kahlo  e  Diego Rivera”  a  Palazzo  Ducale  di  Genova  dal  20  settembre, racconterà  l’altra  grande influenza che si percepisce nell’arte di Frida, quella che viene dal suo universo privato, al centro del quale lei metterà sempre il marito Diego.  Oltre quaranta straordinari ritratti e autoritratti, tra cui il celeberrimo ʺAutoritratto con collana di spineʺ del ʹ40, mai esposto prima d’ora in Italia e immagine della mostra, l’”Autoritratto con vestito di velluto” del ’26, dipinto a soli 19 anni, il suo primo autoritratto, eseguito per l’amato Alejandro Gòmez Arias con l’intenzione di riconquistarlo, in cui lei si ispira a Botticelli e al Bronzino con l’intenzione di fare del suo autoritratto un’icona moderna, intrisa di glamour e di erotismo.
Completa il progetto, una selezione di disegni, tra cui lo “schizzo a matita per il dipinto Ospedale Henry  Ford  (o  Il  letto  volante)” del  ‘32,  il  famoso  “corsetto  in  gesso”  che  teneva  Frida prigioniera subito dopo l’incidente e che dipinse ancor prima di passare ai ritratti – un pezzo unico che si credeva perduto fino a poco tempo fa,  e infine alcuni eccezionali ritratti fotografici dellʹartista, in particolare quelli realizzati da Nickolas Muray, per dieci anni amante di Frida, e tra questi “Frida sulla panchina Bianca, New York, 1939” diventato poi una famosa copertina della rivista Vogue.   Non si può comprendere l’opera di Frida Kahlo senza conoscere la sua vita. Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón diceva di essere nata nel 1910, mentre in realtà era nata il 6 luglio 1907 a Coyoacán (Città del Messico). Amava considerarsi figlia della rivoluzione messicana che iniziò nel 1910  e  terminò  nel  1917:  “Sono  nata con  una  rivoluzione.  Diciamolo.  E’  in  quel  fuoco  che  sono nata, portata dall’impeto della rivolta fino al momento di vedere giorno. Il giorno era cocente. Mi ha infiammato per il resto della mia vita. Sono nata nel 1910. Era estate. Di lì a poco Emiliano Zapata, el Gran Insurrecto, avrebbe sollevato il sud. Ho avuto questa fortuna: il 1910 è la mia data”.  Non vi è dubbio che il mito formatosi attorno alla figura e allʹopera di Frida Kahlo (1907‐1954) abbia  ormai assunto  una  dimensione  globale:  icona  indiscussa  della  cultura messicana novecentesca,  venerata  anticipatrice  del  movimento femminista,  marchio  di  culto  del merchandising universale,
seducente soggetto del cinema hollywoodiano, prima donna ispanica ritratta  su  un  francobollo  degli  Stati  Uniti,  Frida  Kahlo  si offre  alla  cultura  contemporanea attraverso un inestricabile legame arte‐vita tra i più affascinanti nella storia del XX secolo.   I suoi dipinti non sono soltanto lo specchio della sua vicenda biografica, segnata dalle ingiurie fisiche e psichiche subite nel terribile incidente in cui fu coinvolta allʹetà di 17 anni. La sua arte si fonde con la storia e lo spirito del mondo a lei contemporaneo, riflettendo le trasformazioni sociali e culturali che portarono alla Rivoluzione messicana e che ad essa seguirono. Attraverso lo spirito rivoluzionario  reinterpretò  il  passato  indigeno  e  le  tradizioni folkloriche,  codici  identitari generatori di unʹinedita fusione tra lʹespressione del sé, il linguaggio, lʹimmaginario, i colori e i simboli della cultura popolare messicana. Allo stesso tempo Frida è espressione dellʹavanguardia artistica e dellʹesuberanza culturale del suo tempo e lo studio della sua opera permette di capire l’intreccio di tutti i movimenti culturali internazionali che attraversarono il Messico in quel tempo: dal Pauperismo rivoluzionario allo Stridentismo, dal Surrealismo a quello che decenni più tardi prese il nome di Realismo magico.   In  mostra  è  possibile  scoprire l’intreccio  con  i  diversi  movimenti  attraverso  l’accostamento di alcuni quadri di Frida ad opere di artisti come Gino Severini, tra
gli autori del manifesto futurista, Carlo Mense, tra gli esponenti della Nuova Oggettività, Roland Penrose, surrealista britannico dal quale Frida prende le mosse per il suo Autoritratto con collana di spine, e Giorgio De Chirico la cui arte e poetica metafisica era ben nota a Frida Kahlo.  Nellʹaprile 1938 André Breton, teorico del Surrealismo, giunse in Messico con la moglie Jacqueline Lamba  e  fu ospite  nella  casa  studio  di  Rivera.  Nel  frattempo  Frida  aveva offerto  ospitalità  a Coyoacán  al  rivoluzionario  russo  Lev Trotsky  e  a  sua  moglie  Natalia,  in  fuga  da  Stalin,  cui  il Messico  aveva  dato  asilo  grazie  all’intervento  di  Rivera. Proprio  a  Città  del  Messico  Trotsky, Breton e Rivera scrissero il Manifesto per unʹarte rivoluzionaria indipendente, in  cui rivendicavano l’assoluta libertà del pensiero artistico.
Breton riconobbe nei quadri di Frida Kahlo una forma peculiare di surrealismo tipica del carattere messicano e firmò la Prefazione al catalogo della mostra di Frida che si tenne a New York quello stesso anno. Quest’ultima fu molto vicina al movimento surrealista, ai suoi protagonisti, alle loro concezioni  dellʹarte.  Nel  1944  scrisse: ʺIl  surrealismo  è  la  magica  sorpresa  di  trovare  un  leone  in un armadio dove si è certi di trovare delle camicieʺ, immagine che ben rappresenta la sua idea del gioco intellettuale surrealista.  Frida dipinse una serie di alcuni piccoli autoritratti, in cui rivolgeva i propri desideri verso un mondo trascendente, raffigurandoli nello stile degli ex voto tradizionali. Tali immagini vanno lette non solo come recupero di una forma di arte popolare, ma anche come veri e propri desideri tesi a precorrere il destino. Questo slancio verso un mondo trascendentale rivela nell’artista un ampio spettro di speranze e desideri surreali.   Il  tema  principale  rimane  quello dellʹautorappresentazione,  che  Frida  elabora  attraverso  i linguaggi protagonisti delle varie epoche in un processo in cui dimentica ogni paternità. Il peso numerico che il genere ʺautoritrattoʺ assume nella produzione complessiva dellʹartista restituisce  lo  specialissimo  significato  che  esso  ha rappresentato  nella  trasmissione  dei  valori  iconografici, psicologici e culturali propri del ʺmito Fridaʺ.   Il  percorso espositivo  intende  presentare  e  approfondire  la  produzione artistica  di  Frida  Kahlo nella sua evoluzione, dagli esordi ancora debitori della Nuova Oggettività e del Realismo magico alla riproposizione dellʹarte folklorica e ancestrale, dai riflessi del realismo americano degli anni venti e trenta alle componenti ideologico‐politiche ispirate dal muralismo messicano e di questi influssi  la  mostra  vuole  dare  conto.  Sarà  quindi  possibile ammirare  accanto  ai  lavori  di  Frida Kahlo, in un unico e raro percorso espositivo,   una  selezione  di  opere  degli  artisti attivi  in  quel  periodo  che  hanno  ʺvissutoʺ  fisicamente  e
artisticamente  vicino  a  Frida  Kahlo,  dal  marito  Diego  Rivera, presente  con  alcune  opere significative quali ad esempio: ʺRitratto di Natasha Gelmanʺ del 1943ʺ, ʺNudo (Frida Kahlo)ʺ del 1930 e ʺAutoritrattoʺ del 1948; ad una selezione di artisti attivi in quel periodo quali:  José David Alfaro Siqueiros, Maria Izquierdo, Abraham Angel e altri.  “...tengo una alegria immensa por vivir...” “...rebellion con todo lo que te encadena...”       “...yo soy la desintegración...”

Dal Diario di Frida Kahlo  :

«Sono molto preoccupata per la mia pittura. Soprattutto voglio trasformarla in qualcosa di utile per il movimento rivoluzionario comunista, dato che finora ho dipinto solo lʹespressione onesta di me stessa, ben lontana dallʹusare la mia pittura per servire il partito. Devo lottare con tutte le mie energie  affinché  quel  poco  di positivo  che  la  salute  mi  consente  di  fare  sia  nella direzione  di contribuire alla rivoluzione. La sola vera ragione per vivere».  «Pintaría el dolor, el amor y la ternura»  «Lʹangoscia e il dolore. Il piacere e la morte non sono nientʹaltro che un processo per esistere»  «Dovevo  avere  sei  anni,  quando  vissi  intensamente unʹimmaginaria  amicizia  con  una  bambina della mia età più o meno.

Sulla vetrata di quella che allora era la mia stanza, e che dava su Calle Allende,  su  uno  dei  primi  vetri  della  finestra  –  ci alitavo  sopra.  E  con  un  dito  disegnavo  una ʺportaʺ. Per questa ʺportaʺ uscivo nella mia immaginazione, con grande gioia e in fretta, attraverso tutto lo spazio che si vedeva, fino a raggiungere una latteria di nome ʺPinzónʺ... Attraverso la ʺOʺ di  Pinzón  entravo  e scendevo  fuori  dal  tempo  nelle  viscere  della  terra,  dove  la mia  ʺamica immaginariaʺ mi aspettava sempre»  «A che mi servono i piedi se ho ali per volare»   «Eravamo  saliti  da  poco  sullʹautobus quando  ci  fu  lo  scontro.

Prima  avevamo  preso  un  altro autobus, solo che io avevo perso un ombrellino. Scendemmo a cercarlo e fu così che salimmo su quellʹautobus che mi rovinò. Lʹincidente avvenne su un angolo, di fronte al mercato di San Juan, esattamente di fronte. Il tram procedeva con lentezza, ma il nostro autista era un ragazzo giovane, molto nervoso. Il tram, nella curva, trascinò lʹautobus contro il muro»  «Ero una ragazzina intelligente ma poco pratica, malgrado la libertà che avevo conquistato. Forse per questo non valutai bene la situazione né intuii il genere di ferite che avevo. La prima cosa a cui pensai  fu  un  giocattolo  dai  bei  colori  che  avevo  comprato quel  giorno  e  che  portavo  con  me. Volevo cercarlo, come se quel che era successo non avesse conseguenze assai più gravi»   «Non è vero che ci si rende conto dellʹurto, non è vero che si piange. Io non versai una lacrima. Lʹurto ci spinse in avanti e il corrimano mi trafisse come la spada trafigge un toro. Un uomo si accorse che avevo una tremenda emorragia, mi sollevò e mi depose su un tavolo da biliardo finché la croce rossa non venne a prendermi»   «Ho subito due gravi incidenti nella mia vita… il primo è stato quando un tram mi ha travolto e il secondo è stato Diego»   «Che farei io senza l’assurdo» «Io ti consegno il mio universo»   «Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.
Vorrei immaginarla, e immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e
dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te».  «La  vita  scorre  e  apre  sentieri  che  non  si
percorrono  invano.

Ma  nessuno  può  trattenersi, liberamente a giocare su quel sentiero, perché ritarda o devia il viaggio atomico e generale»   «La que se pario a si misma»  «La rivoluzione è lʹarmonia della forma e del colore e tutto esiste, e si muove, sotto una sola legge: la vita » «Nessuno è separato da nessuno. Nessuno lotta per se stesso. Tutto è uno. Lʹangoscia e il dolore, il piacere  e  la  morte  non  sono nientʹaltro  che  un  processo  per  esistere.  La  lotta rivoluzionaria  in questo processo è una porta aperta allʹintelligenza»  «Yo soy la desintegración»  «Spero che lʹuscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più»   «La Antigua Ocultadora» Dalle lettere a Leo Eloesser  «Bellezza e bruttezza sono un miraggio perché gli altri finiscono per vedere la nostra interiorità»  «Ho provato ad affogare i miei dolori, ma hanno imparato a nuotare»   «Il dolore non è parte della vita, può diventare la vita stessa»   «La vita insiste per essere mia amica e il destino mio nemico»  Lettere, interviste, confessioni  «Non  sono  malata.  Sono  rotta.  Ma  sono felice,  fintanto  che  potrò  dipingere» ‐  Time Magazine, ʺAutobiografia messicanaʺ (27 aprile 1953)  «Dipingo per me stessa perché trascorro molto tempo da sola e perché sono il soggetto che conosco meglio» ‐ Antonio Rodríguez, ʺUna pittrice straodinaria,ʺ Así
(17 marzo 1945)  «Pensavano che anchʹio fossi una surrealista, ma non lo sono mai stata. Ho sempre dipinto la mia realtà, non i miei sogni»
‐ Time Magazine, ʺ Autobiografia messicana ʺ (27 aprile 1953) «Perché studi così tanto? Quale segreto vai cercando? La vita te lo rivelerà presto. Io so già tutto, senza  leggere  o  scrivere.

Poco  tempo  fa,  forse  solo  qualche  giorno  fa,  ero  una  ragazza che camminava in un mondo di colori, di forme chiare e tangibili. Tutto era misterioso e qualcosa si nascondeva;  immaginare  la  sua natura  era  per  me  un  gioco.  Se  tu  sapessi  comʹè  terribile raggiungere tutta la conoscenza allʹimprovviso – come se un lampo illuminasse la terra! Ora vivo in un pianeta di dolore, trasparente come il ghiaccio. È come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi  secondi.  Le  mie  amiche,  le  mie  compagne  si  sono  fatte donne  lentamente.  Io  sono diventata vecchia in pochi istanti e ora tutto è insipido e piatto. So che dietro non cʹè niente; se ci fosse qualcosa lo vedrei... »

‐ Lettera ad Alejandro Gomez Arias ‐ Settembre 1926  «Ho bevuto perché volevo annegare i miei dolori, ma ora queste cose dannate hanno imparato a nuotare.»

‐ Lettera a Ella Wolfe,   «La sua presunta mitomania è in relazione diretta con la sua enorme fantasia. Vale a dire, lui è tanto  bugiardo quanto  i  poeti  o  i  bambini  che  non  sono  ancora  stati trasformati  in  idioti  dalla scuola o dalle madri. Gli ho sentito dire tutti i tipi di bugie: dalla più innocente, alle storie più complicate su persone che con la sua immaginazione combinava in situazioni o azioni fantastiche, sempre con un grande senso dellʹumorismo e un meraviglioso senso critico, ma non gli ho mai.
sentito dire una sola bugia stupida o banale. Mentendo, o mentre gioca a mentire, egli smaschera molte  persone,  impara  il  meccanismo
interno  degli  altri,  che  sono  molto  più  ingenuamente bugiardi di lui, e la cosa più curiosa circa le presunte bugie di Diego, è che
nel lungo o nel breve, coloro  che  sono  coinvolti  nella combinazione  immaginaria  si  arrabbiano  non  a  causa  della
menzogna, ma a causa della verità contenuta nella menzogna, che viene sempre a galla» ‐ Su Diego Rivera, in ʺRitratto di Diegoʺ (22 Gennaio
1949) ‐

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