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Da Antonio Fresa e Gatos do Mar due album di solaritá mediterranea

Il recente album del pianista napoletano Antonio Fresa - Piano Verticale - ha un titolo che incuriosisce.
È un richiamo allo strumento in copertina, al pianoforte verticale effettivamente utilizzato? O è una scelta tecnico musicale, connessa al tipo di improvvisazione orizzontale o verticale (basata cioè su progressioni di accordi che utilizzino una sola o più scale)? Che sia invece legato ad un fatto audio cioè al tipo di percezione sensoriale?
La risposta sta ... nell'ascolto del disco, edito da The Writing Room, nella verticalizzazione dei suoni intesa come "espandersi" minimale di emozioni, un ventaglio di e-motion in ascesa crescente come in Inner Life a cui partecipano il vibrafonista Marco Pacassoni, il violinista Armand Priftuli e Stefano Jorio al cello. Dopo il solo di Fra sette anni eccolo affiancato dal flautista Ninon Valder in Cinque, score del documentario firmato da Stefano Incerti. Giá perché trattasi di musica connessa spesso a movies, come la successiva Mio padre, scritta per Core & Sang del regista Lucio Fiorentino, ospite il sassofonista Raffaele Casarano con The Writing Room String Ensemble ed El Campo, composta per un film di Hernan Belon.
Il brano Hanami è preceduto da Ispirazione, con la tromba "soffiata" di Luca Aquino, e seguito da Perdita, in chiusura, scrittura per L'antico presente, una short series di Fiorentino, dove oltre ai ricordati Pritfuli e Jorio, si affianca Pino Navelli alla viola. 
Primo step di una trilogia, il cd é prodotto colto di epidermica sensibilitá, scava dentro, a-scende e tra-sale con sussulti impercettibili, intensi, solari.
Per la cronaca Antonio Fresa ha prodotto con i Gatos do Mar, per RadiciMusic Records, il loro nuovo disco, La sindrome di Wanderlust. La formazione, di matrice campana, con la vocalist Annalisa Madonna, Gianluca Rovinello all'arpa e Pasquale Benincasa alle percussioni, produce una musica intrisa di mediterraneo, dolcemente affetta dai sintomi di quella "malattia del viaggiatore" che li porta a scoprire nuovi percorsi alla ricerca di quel che si è, delle radici di ciò che si è stati, in uno sperimentare vagabondo vocal-strumentale che naviga come onda sonora fra le amate sponde. Una rotta che porta a Mashalaima, isola (che non c'è) dove si attua la fusione di tutte le musiche del mondo, su una zattera che zigzaga idealmente da Violeta Parra a Cesaria Evora, fra Catania e il Parco Marino della Gaiola di Napoli, ospitando diversi musicisti "naufraghi" : il clarinettista Pino Ciccarelli, il fisarmonicista Luigi Esposito, Arcangelo Michele Caso al cello, il trombonista Attila Mahovics, il vocalist Roberto Colella e, fra gli altri ancora, tornando ab initio, il summenzionato Antonio Fresa.

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