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Investire sulle potenzialità turistiche e manifatturiere del Sud, un tesoro per il Paese

In base ad uno studio presentato dall’Osservatorio Nazionale del Turismo, solo il 15%-20%, al massimo, dei turisti viene nel Mezzogiorno. Eppure, nel Sud ci sono: Napoli, Capri, Pompei, Paestum, i Sassi di Matera, i Bronzi di Riace, la Sicilia e potremmo andare avanti senza termini. A nostro modesto avviso, sembra assurdo che la zona del Paese con maggiore vocazione turistica potenziale, non abbia una capacità di attrazione che, invece, potrebbe avere con una grande crescita economica e, non solo, per il Sud e dell’intero Paese. A questo punto, sarebbe opportuno puntare gli investimenti sulle potenzialità turistiche del Mezzogiorno, anche, in altro modo, ovvero, andando oltre l’offerta turistica tradizionale: moltiplicare l’offerta turistica, lavorare sulla digitalizzazione, aumentare la qualità dell’ospitalità. Dall’altro lato delle potenzialità del Sud, quelle manifatturiere, nella realtà, il Sud continua a produrre un valore aggiunto dell’industria manifatturiera che supera quello di interi stati europei quali la Finlandia, la Romania, la Danimarca, il Portogallo, la Grecia, la Croazia, la Slovenia, e la Bulgaria. E scopriamo, anche, che il Mezzogiorno compete a livello mondiale nell’aerospaziale, nella produzione di energie rinnovabili, nel materiale ferroviario, negli elettrodomestici, nel tessile-abbigliamento-calzaturiero. Ad onor del vero, va detto anche, senza mezzi termini, che , a causa della crisi economica, non vanno ignorate le dismissioni aziendali avvenute, minacciate, incombenti e rientrate, le riduzioni di personale, il ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali. Allora, se come giustamente si afferma -è necessario un rilancio dell’intero Paese -bisogna partire, in primis, dall’apparato manifatturiero del Mezzogiorno.

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