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Iraq, il rapporto inchioda Blair: "La Guerra a Saddam armò i terroristi"

"L'azione militare contro Saddam Hussein non era l'ultima opzione". Lo ha detto sir John Chilcot presentando il tanto atteso rapporto sulla partecipazione britannica alla guerra in Iraq all'epoca di Tony Balir, spiegando che il conflitto è stato basato su dati di intelligence "imperfetti" e portato avanti con una progettazione "totalmente inadeguata".

Secondo il rapporto, il Regno Unito andò in guerra "senza cercare di trovare una soluzione alternativa". A Westminster, Chilcot ha affermato che la detronizzazione di Saddam Hussein "minarono l'autorità dell'Onu" e che le azioni militari furono decise con l'ausilio di rapporti "imperfetti" dei servizi segreti". Senza considerare che i piani di intervento furono "inadeguati". In pratica, Tony Blair presentò come certi alcuni dati di intelligence e valutazioni "fallaci" sul fatto che Saddam Hussein possedesse armi di distruzione di massa. "Non furono messi in dubbio - ha detto Chilcot - mentre avrebbero dovuto".

"Gli Usa e la Gran Bretagna minarono l'autorità dell'Onu", aggiunge sir Chilcot. Blair presentò all'opinione pubblica prove sul fatto che Saddam Hussein avesse armi di distruzione di massa "con una certezza che non era giustificata", prosegue il Rapporto sottolineando che le circostanze con cui è stata stabilita una base legale per la guerra contro l'Iraq erano "lungi dall'essere soddisfacenti".

Inoltre, il presidente della Commissione ha accusato il governo allora guidato da Tony Blair di aver sottovalutato le possibili conseguenze del conflitto. "Se la guerra - ha detto - fosse stata giusta il Regno Unito avrebbe potuto essere (e dovuto essere) più preparato per gli accadimenti che seguirono", nonostante Blair fosse "stato messo in guardia con espliciti avvertimenti che un'azione militare avrebbe aumentato la minaccia di al-Qaeda al Regno Unito e agli interessi britannici. Era stato anche avvertito che un'invasione avrebbe potuto far finire le armi e le capacità militari irachene nelle mani dei terroristi". In poche parole, insomma, la guerra a Saddam non fece altro che alimentare il terrorismo, assicurardogli le armi. E questo il Regno Unito lo sapeva.

"L'invasione britannica in Iraq nel 2003 fu una iattura e ha avuto conseguenze negative fino al giorno d'oggi: ha causato, a partire dal 2009, la morte di oltre 150mila iracheni, probabilmente molti di più, la gran parte civili. Più di un milione hanno dovuto lasciare le loro case". Senza considerare l'eredità del terrorismo internazonale.

Ma Blair continua anche oggi a rigettare le accuse: "Non credo - ha risposto al rapporto - che la rimozione di Saddam Hussein sia la causa del terrorismo che vediamo oggi in Medioriente o altrove".

Tony Blair ha commentanto spiegand di aver preso la decisione di entrare in guerra contro l'Iraq nel 2003 "in buona fede" e in quello che riteneva "essere il miglior interesse del paese". "Mi assumo tutta la responsabilità", ha aggiunto Blair

L'ex primo ministro inglese, avrebbe ordinato secondo la stampa Inglese ai suoi ministri di "bruciare" un rapporto ufficiale secondo il quale la guerra in Iraq poteva essere considerata illegale sulla base della legge internazionale

Secondo la ricostruzione del Mail on Sunday,nel 2015 il documento segreto era stato stilato dal procuratore generale Lord Goldsmith poco prima dell’invasione dell’Iraq nel marzo 2003.

A quanto scriveva il domenicale, Blair ordinò ai ministri che avevano in mano il rapporto di Goldsmith di "bruciarlo e distruggerlo". Dieci giorni dopo, quando l’invasione era ormai imminente, Goldsmith cambiò radicalmente opinione e stabilì che la guerra poteva essere giustificata dalla legge internazionale.

La notizia riapre le polemiche sulla partecipazione della Gran Bretagna alla guerra e sul ruolo di Blair, che, poco più di una settimana fa, ha chiesto scusa per gli errori commessi in quel conflitto.

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