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Papa Pio VII a duecento anni dalla morte

I rapporti della Chiesa con Galileo Galilei (1564-1642) sono stai travagliati anche se la sua condanna fu di tipo disciplinare senza che , da parte della Chiesa, ci fosse un pronunciamento di tipo dottrinale sull’eliocentrismo. Lo scienziato pisano aveva ragione, ma ancora i tempi non erano maturi per una dimostrazione scientifica delle sue teorie. Il 16 agosto 1820 è, però, l’anno che segna la svolta su questo spinoso tema: il pontefice Pio VII revoca il divieto di pubblicazione di un volume del canonico Giuseppe Settele (1770-1841), professore di ottica e astronomia alla Sapienza di Roma dal titolo “Elementi di astronomia” dove si faceva riferimento alla teoria copernicana come a qualcosa di ormai provato e non ad un’ipotesi. Questo gesto portò, due anni dopo, la Congregazione del Sant’Uffizio a rimuovere il divieto di pubblicazione ai volumi che trattavano il moto della Terra secondo i dettami della moderna astronomia. Si chiudeva il caso Galilei grazie a questo pontefice del quale ricorre il secondo centenario della morte (20 agosto 1823)[1]. Nato a Cesena il 14 agosto 1742, Barnaba Niccolò Maria Luigi (in religione Gregorio) Chiaramonti, benedettino, divenne pontefice il 14 marzo 1800 durante un Conclave che si svolse a Venezia, Roma era occupata dai francesi, nel monastero di San Giorgio sull’isola omonima e fu incoronato non nella basilica di San Marco, per il veto di Francesco II, ma nella basilica di San Giorgio Maggiore. Pontificato travagliato per le vicende legate alle guerre napoleoniche fino al suo arresto e esilio a Savona (1809-1814). Famosa la sua risposta all’ufficiale francese che gli intimava di consegnare alla Francia lo Stato pontificio: «Non possiamo. Non dobbiamo. Non vogliamo».  Napoleone Bonaparte (1769-1821) gli imporrà un umiliante concordato (1813) che poi non rispetterà provocando altri dolori al pontefice. Pontefice che si distinguerà per la sua particolare attenzione anche nel campo scientifico, oltre alla questione di Galilei, nel 1816 fonda l’Università per ingegneri, nel 1822 si prodiga a favore delle vaccinazioni. Una nuova epidemia vaiolosa si diffuse nel 1820 e il Segretario di Stato, card. Ercole Consalvi, emise un editto che incoraggiava la profilassi vaccinale nei territori dello Stato della Chiesa attraverso la pianificazione di campagne generali di vaccinazione e la predisposizione di una complesso apparato organizzativo, avendo il Papa riconosciuto il vaccino come un dono che la «divina Provvidenza» aveva messo a disposizione di tutti i popoli e specialmente «dell’Amore Paterno a salvamento della prole», esprimendo una fiducia nell’arte medica a condizione che fosse posta al servizio della vita al fine di «eliminare i mali che minacciano la debole Umanità». all’inizio del documento del Consalvi si legge: “malignamente insidia l’uomo dal liminare della vita […] ed infierisce sulla specie umana quasi per distruggerla nel suo nascere. Questo tristissimo pensiero ognora avvivato ed inasprito dalle ripetute stragi del morbo avrebbe dovuto persuadere ogni popolo ad abbracciare con il più vivo trasporto e praticare con pari riconoscenza l’inoculazione vaccina, metodo quanto semplice altrettanto efficace a rintuzzare la venefica forza del malore”. Il pontefice istituì una Commissione centrale di vaccinazione per estenderla in tutti gli Stati Pontifici. Un Papa, un Pastore attento anche agli aspetti scientifici, specialmente quando legati alla salute, che riposa nella Basilica di San Pietro nella Cappella Clementina in un mausoleo, l’unico presente nella basilica eseguito da un non cattolico, lo scultore protestante Bertel Thorvaldsen.

Fonti

  1. Riabilitazione, un termine inadatto, Nicola Dallaporta, 1992

https://disf.org/riabilitazione-termine-inadatto

  1. Editto - Ercole della S. R. C. Cardinale Consalvi, Diacono di S. Maria ad Martyres, della santità di Nostro Signore Papa Pio VII Segretario di Stato, 20 giugno 1822 in Effemeridi letterarie di Roma, Tomo VIII, Roma, 1822

 

 

 

 

[1]Da sottolineare che durante i due secoli dalla condanna di Galilei (1633) fino al 1820 ci furono già segnali di comprensione delle teorie discusse: nel 1710 venne pubblicato l’edizione del Dialogo dei due massimi sistemi che, ricevendo l’autorizzazione ecclesiastica, risolve, di fatto, la questione galieliana. L’astronomo gesuita Giuseppe Boscovich (1711-1787) diffonde in Italia la teoria eliocentrica e quella della gravitazione universale formulata da Isaac Newton, e conduce importanti ricerche col supporto di Papa Benedetto XIV (1675-1758) che, nel 1757, decide di cancellare dall’elenco dei libri proibiti i volumi che parlavano di eliocentrismo.

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