Scacchi e musica jazz nell'album Playing Chess Keyboard

Una compilation pianistica a marchio DOP dove P sta Puglia, e dove, con un pò di fantasia, il Tavoliere può funzionare da ideale scacchiera piatta su cui "giocare" jazz.
Sono bianchi e neri, i tasti, come gli scacchi, quelli di sei pianoforti schierati, in senso figurato - non siamo a Gold Diggers 1935 - con altrettanti players. 
L'idea della label, la leccese Dodicilune, di un disco a sei facce come Playing Chess Keyboard (libera traduzione: suonando/giocando (su) una tastiera di scacchi) è ispirata, dunque, al rapporto musica-scacchi. Si ha notizia di Ravel, Prokofiev, Casella, Morricone, fra i jazzisti Braxton come ottimi scacchisti. Eppoi Chess è il musical di Tim Rice, quello di Jesus Christ Superstar ed Evita!
Ciò per dire che l'affinitá fra le due passioni-attivitá, quella estetica e quella "sportiva", ha dei precedenti di lusso. 
La novitá dell'album allora qual'è? Sta nel veder interpretati da alcuni artisti di diversa generazione due brani musicali a testa di compositori del 900, sviluppati con l'intelligenza creativa propria dei migliori scacchisti. Secondo Kahn gli "scacchi si giocano con la mente non con le mani". Il pianismo pure, parte anzitutto dalla testa, poi, seguendo delle regole più o meno flessibili, fa sí che si azionino le dita. 
Ad esibirsi sulla "scacchiera vivente" sono qui più di due playmakers: Domenico Cartago, Gianni Lenoci, Eugenio Macchia, Bruno Montrone, Mirko Signorile, Danilo Tarso. Detta cosí, potrebbe sembrare una partita a sei. In realtá, ed è una differenza, è una finta sfida nata per restare patta. Il raffronto è sugli approcci stilistici e sulle mosse da fare per giungere ad un risultato che può essere geniale e/o armonico, aperto o arroccato, arrembante o chiuso. Giudice inappellabile, il Gusto di chi ascolta.
Roberto Ottaviano, direttore artistico della associazione Il gioco del jazz che compartecipa alla produzione, sottolinea "il canto lirico di Signorile e Cartago, le evoluzioni bop di Montrone e Macchia fino alle costanti ed imprevedibili sorprese cromatiche di Tarso e Kenoci". Si potrebbe aggiungere che la scelta dei brani ed il relativo riarrangiamento rivela molto delle personalitá stilistiche a confronto. È cosí che Round Midnight diventa un Notturno per Signorile mentre Evidence nelle mani leggere di Tarso si conteporaneizza; che Pinocchio viene rivisitato da Macchia spoglio dall'aura davisiana mentre Freight Trane viene ricondotto da Montrone in contesti più schiettamente jazzistici; che Enfant Eyes secondo Cartago ci riporta a sensibilitá evansiane mentre Bag's Groove è intrisa di quelle visioni che hanno accompagnato su vari schermi il concertare di Lenoci.
Il jazz in fondo è uno scacco alla routine, un "matto" al prevedibile, ed il disco che ne contiene estratti è un brevetto all'inventiva, un marchio di qualitá delle capacitá rese al massimo di espressivitá. Non solo, secondo Siegbert Tarrasch "gli scacchi, come l'amore e la musica, hanno il potere di rendere gli uomini felici".

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