Chi semina su sodo… raccoglie piú utili

Nel convegno ad Agrilevante organizzato da Edizioni L’Informatore Agrario con la Regione Puglia e Federunacoma, focus sulle misure agroambientali in favore della semina su sodo nella nuova PAC e dieci regole da applicare per rendere l’azienda agricola competitiva – Riduzione fino al 90% dell’erosione superficiale e dell’80% dei costi diretti di lavorazione tra i principali vantaggi, tutti i numeri in fiera.

Nuovi finanziamenti con la PAC 2014-2020 per incentivare la pratica della semina su sodo, cioè su terreni non lavorati occupati in superficie dai residui della coltura precedente. Una tecnica “green” in rapida diffusione in Italia che può garantire rese in frumento simili a quelle offerte dall’agricoltura tradizionale soprattutto al Centro-Sud e nelle aree più difficili. Se ne parlerà ad Agrilevante nel convegno “Semina su sodo, redditività sostenibile per l’azienda agricola”, organizzato da Edizioni L’Informatore Agrario in collaborazione con la Regione Puglia e con Federunacoma. I relatori, introdotti da Giannantonio Armentano, giornalista de L’Informatore Agrario, sono Luigi Trotta, dirigente area politiche per lo sviluppo rurale Regione Puglia, Danilo Marandola, ricercatore Inea e Andrea Pezzuolo, del Tesaf Università di Padova.

Seminare su sodo conviene non solo in chiave sostenibile, come richiesto dalla nuova Pac, ma anche economica – spiega Giannantonio Armentano, giornalista de L’Informatore Agrario. La non lavorazione del suolo consente infatti di ridurre i costi diretti di coltivazione fino all’80%”. In ottica di “greening”, infatti, ricerche internazionali ed esperienze aziendali dimostrano come il “no till” permetta di contenere le emissioni dirette e indirette di CO2, di accumulare sostanza organica nei suoli, di ridurre fino al 90% i fenomeni di erosione superficiale e fino al 70% l’evaporazione del terreno. Vantaggio non indifferente, si riducono fino all’80% i consumi-costi energetici diretti (carburanti e mezzi di produzione) e indiretti (consumo delle macchine e degli attrezzi) e di contrarre del 50-70% il carico di lavoro aziendale a fronte di rese che, nel medio periodo, possono raggiungere livelli paragonabili a quelli ottenibili in regimi di agricoltura convenzionale.

I numeri della non lavorazione. In Italia 283.923 ettari sono coltivati a sodo, 52.218 le aziende interessate, la superficie media aziendale è di 15,1 ettari (Istat, VI censimento generale dell’agricoltura, 2010). Le aziende biologiche sono 2.163 per un totale di 40.261 ha. Al primo posto tra le regioni più sensibili l’Emilia-Romagna con 63,7mila ettari, segue a grande distanza l’Umbria (37mila) e Toscana (26,5mila). Scarsa la diffusione al Sud con Sicilia (14mila), Puglia (10mila) e Calabria (4,1). Le aree maggiormente coinvolte sono quelle collinari (35,4%) e di montagna (25%). Ma la tendenza è destinata ad aumentare. “I Piani di Sviluppo Rurale cominciano a finanziare la semina su sodo, una risorsa straordinaria per il Sud, colpito dai maggiori tassi di erosione del suolo” spiega Danilo Marandola, ricercatore Inea specializzato da anni su questa tematica. Sempre più agricoltori si dimostrano interessati alle soluzioni tecniche per essere più efficaci in campo, servono però più occasioni di informazione e formazione, proprio come questo convegno”.

Il programma del convegno. La giornata, moderata dal giornalista de L’Informatore Agrario Giannantonio Armentano, prenderà il via alle 10.30 con il saluto di un dirigente di FederUnacoma. Seguiranno gli interventi:

  • 10.40 - Più innovazione e conoscenza in agricoltura per una efficace attuazione delle azioni agroambientali Luigi Trotta, dirigente area politiche per lo sviluppo rurale Regione Puglia
  • 11.00 - La Semina su sodo come sistema agronomico: dieci regole per una corretta implementazione in azienda Danilo Marandola, Ricercatore Inea
  • 11.20 - Le tecnologie delle seminatrici da sodo e aspetti di agricoltura di precisione Andrea Pezzuolo, Tesaf Università di Padova
  • 11.40 - Case history: esperienze aziendali di semina su sodo in Puglia e Basilicata
  • 12.00 – Dibattito
  • 12.30 – Conclusioni

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