I “cammini meditativi” anche nell’area iblea

Gianni Corallo, don Carmelo Tidona, Angela Seracchioli, Giorgio Flaccavento

 

Seguendo le orme di San Francesco. Itinerari religiosi in grado di aiutare la riscoperta della fede e le suggestioni dei tempi andati. Emozioni che possono essere vissuti soltanto attraverso la devozione dei pellegrini. Le stesse emozioni che ha comunicato, sabato sera a Ragusa, Angela Seracchioli, illustrando l’esperienza dei “Cammini meditativi”. La sua presenza in città è stata fortemente voluta dalla parrocchia Cattedrale San Giovanni Battista e dal parroco don Carmelo Tidona. Il prof. Giorgio Flaccavento ha illustrato i contorni entro cui questa esperienza potrebbe essere ripetuta anche nell’area iblea, facendo tra l’altro affidamento sulle testimonianze raccolte nel corso delle ultime “passeggiate” portate avanti da alcune associazioni ambientaliste, e non solo, presenti sul territorio cittadino. Angela Seracchioli ha parlato del “cammino” di San Francesco, trecentocinquanta chilometri, o forse più, da La Verna, vale a dire dai boschi delle ultime propaggini della Toscana, alla bella e ampia valle di Rieti in Lazio, attraversando i luoghi più significativi della vita del santo d’Assisi, percorrendo valli e monti della splendida Umbria, cuore geografico d’Italia. Nella prima edizione della guida “Di qui passò Francesco”, curata dalla Seracchioli, le tappe consigliate erano quindici. Dalla quarta edizione in poi se ne sono aggiunte due nuove. In solo 9 anni (la prima guida fu pubblicata nel maggio 2004), il cammino è divenuto e riconosciuto internazionalmente come l’equivalente del cammino di Santiago in Italia e pellegrini di tutto il mondo l’hanno già percorso. Per rivivere la stessa sensazione della fede che pervade l’anima e che si tramanda di generazione in generazione. La Seracchioli ha invitato i presenti a partecipare a questa esperienza. Il prof. Flaccavento ha valutato come interessante, sulla scorta delle esperienze fiorite già in altre parti d’Italia, di avviare un’attività simile anche nell’area iblea, collegando storicamente luoghi che abbiamo una certa valenza sul piano prettamente religioso. E chissà che questa idea non possa essere attuata in tempi sostanzialmente brevi. Fare rivivere dei “cammini meditativi” in provincia di Ragusa o, più in generale, nell’area della Sicilia sud orientale potrebbe essere la soluzione migliore per raccogliere il retaggio della religiosità dei tempi andati.

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