Iniziative, concertazioni, richieste, ma soprattutto pretese e soluzioni incisive: la Consulta regionale degli Architetti – in segno di vicinanza all’Ordine di Catania, recentemente colpito da un doloroso lutto – ha riunito nella città etnea gli Ordini siciliani della categoria, per decidere insieme, in un Consiglio urgente e straordinario, le azioni con cui far fronte al grave disagio sociale che stanno vivendo i professionisti a causa di politiche inefficienti contro la crisi del lavoro.
In una coesione d’intenti gli Architetti intendono denunciare con forza l’insostenibile paralisi professionale, pretendendo concretamente dal governo della Regione Siciliana di discutere e recepire in tempi brevi le iniziative legislative che negli ultimi anni i professionisti dell’isola hanno elaborato e proposto per rilanciare l’economia del settore.
«Gli amministratori e i politici non possono più essere sordi di fronte alle nostre legittime istanze di sostegno – afferma con toni duri il presidente della Consulta Giovanni Lazzari, alla guida anche dell’Ordine di Messina – sia nella nostra isola che a livello nazionale, le nostre azioni e quelle del Cnappc (Consiglio nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori) hanno ricevuto plauso e approvazione, ma non sono mai state tradotte in fatti. È arrivato il momento di dettare noi l’agenda».
Al Consiglio straordinario sono intervenuti il vicepresidente del Cnappc Rino La Mendola, il consigliere nazionale Raffaello Frasca, e i presidenti degli Ordini siciliani: Giuseppe Scannella (Catania), Stefano Alletto (Caltanissetta), Alberto Ditta (Trapani), Leonardo Russo (Enna), Massimo Trapani (Agrigento). Erano presenti anche i vicepresidenti degli Architetti etnei Salvo Fiorito e Alessandro Amaro.
«Fino ad oggi la nostra è stata una collaborazione responsabile – aggiunge il presidente dell’Ordine catanese Giuseppe Scannella – continueremo nel dialogo costruttivo ma con toni più battaglieri, reagendo al mancato riscontro nei confronti delle nostre proposte. La professione dell’architetto è bersaglio di un inaccettabile attacco al diritto costituzionale di un’esistenza lavorativa libera e dignitosa. Esistono ricette politiche che possano risollevare la categoria dal declassamento totale, eppure non ci consentono di metterle in pratica. Non possiamo più stare zitti».