«Riaprire i manicomi: unica soluzione per fronteggiare allarme sociale»

«Riapriamo i manicomi, restituirebbero di certo maggiore dignità ai malati psichiatrici, oggi abbandonati al proprio destino». È una provocazione forte, uno sfogo che si alimenta di disperazione, quello lanciato dal Coresam (Coordinamento regionale salute mentale), all’indomani dell’ennesimo sollecito inviato dalle Asp ai Comuni di competenza territoriale, per la dismissione di tutti quei pazienti assistiti presso le Cta (comunità terapeutiche assistite) che hanno superato la degenza prevista dalla legge, e dei tanti utenti in attesa di poter essere inseriti in strutture adeguate e qualificate.

«Si tratta dell’ultimo atto di una vicenda che non è stata gestita tenendo conto delle esigenze degli utenti e delle loro famiglie – spiegano i rappresentanti del direttivo – auspichiamo che finalmente si cominci ad affrontare la disabilità con i dovuti criteri, che esulano dalla retorica politica e dal finto buonismo: ci sono 500 disabili mentali, in tutta l’Isola, che rischiano in pochi giorni di trovarsi senza un tetto e, soprattutto, senza un’assistenza adeguata. Si parla tanto di un nuovo welfare per chi è affetto da patologie critiche come quelle mentali, e invece oggi siamo costretti a pensare che la soluzione migliore sia quella del passato: l’assistenza nei manicomi».

Il problema, che nasce dalla mancata integrazione socio-sanitaria delle case-alloggio, dei gruppi appartamento e delle residenze sanitarie assistite che operano in regime di convenzione con i Comuni – a causa del congelamento dell’art. 19 previsto inizialmente in finanziaria – oggi necessita di un intervento immediato da parte dell’assessorato regionale alla Salute: «Occorrono progetti mirati, azioni tempestive e normative chiare – continuano dal Coresam – non può essere ridotto tutto a un mero problema di carattere economico, che vede Comuni e Regione scontrarsi sulla presa in carico dei pazienti e il conseguente pagamento delle rette. Il sistema della salute mentale rischia seriamente di saltare: la bomba dell’emergenza sociale sta scoppiando e non possiamo più permetterci di attendere i tempi della burocrazia».

Secondo una stima del Coresam gli utenti regionali costretti a lasciare le Cta sarebbero circa 500, e nella sola città di Catania ben 171: «Il rischio serio – concludono i rappresentanti delle cooperative sociali – è che queste persone vengano abbandonate a se stesse, impossibilitate a trovare una collocazione per una mancato riordino del sistema. Sappiamo già che molti Comuni hanno chiesto un incontro urgente all’assessore regionale alla Famiglia: noi non ci limiteremo a questo, ma saremo pronti a scendere in piazza, a Palermo, per contestare insieme agli operatori, ai familiari e a tutti gli utenti coinvolti in questa vicenda».

 

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