Usa e Gran Bretagna attaccano basi Houthi

L'Ue valuta l'invio di tre navi. Palazzo Chigi: informati con largo anticipo ma non ci è stato chiesto di partecipare ai raid, lavoriamo per abbassare la tensione. Colpita anche Sanaa. Mosca chiede una riunione urgente dell'Onu e accusa: "Così s' innesca un'escalation distruttiva". Raid su 60 obiettivi, nel mirino le postazioni dei miliziani filo-iraniani in risposta agli attacchi contro le navi che hanno portato a una riduzione del traffico nel Canale di Suez. I ribelli: "Pagheranno un prezzo pesante". Londra: abbiamo dato un segnale forte

'Non abbiamo preso di mira nessun altro paese tranne Israele', ha detto il portavoce Houthi. In azione contro le basi, oltre a Usa e Gb anche 8 Paesi alleati. Per Mosca 'escalation distruttiva'. Hamas: 'Conseguenze'. Fonti Chigi: 'Non chiesta la partecipazione. Richiesta di sottoscrivere la dichiarazione ma Roma non ha firmato'

Il petrolio balza con le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e dopo l'attacco in Yemen contro i ribelli Houthi. Il Wti sale del 4,4% a 75,2 dollari al barile.
Il Brent guadagna il 4,2% a 80,6 dollari al barile. Il greggio si porta ai livelli di fine dicembre 2023.  Il prezzo del gas sale con gli operatori che guardano all'ondata di freddo ed ai livelli degli stoccaggi. Sotto i riflettori anche gli effetti delle tensioni geopolitiche. Ad Amsterdam le quotazioni sono in rialzo del 3,2% a 31,8 euro al megawattora.

All’operazione, fanno sapere i media statunitensi, saranno presto coinvolte altre nazioni tra cui Paesi Bassi, Australia, Canada e Bahrein, che dovrebbero fornire logistica, intelligence e altro supporto. Gli attacchi, ha riferito un dirigente Usa alla Cnn, sono stati condotti in particolare con aerei da combattimento e missili Tomahawk. Oltre una dozzina di obiettivi Houthi sono stati colpiti da missili lanciati da cielo, terra e mare (con il sottomarino Uss Florida) e sono stati scelti per indebolire la capacità degli Houthi di attaccare le navi nel Mar Rosso. Tra gli obiettivi colpiti sistemi radar, depositi e siti di lancio di droni, missili balistici e missili da crociera.

Gli attacchi hanno interessato la capitale Sana’a e varie altre città, Hodeidah, Saada, Dhamar, Taiz, Zabid. Gli Stati Uniti e i loro alleati puntano a “ripristinare la stabilità nel Mar Rosso”. È quanto viene sottolineato in una nota stampa congiunta. “Il nostro obiettivo resta quello di allentare le tensioni e ripristinare la stabilità nel Mar Rosso”, spiega la dichiarazione che coinvolge Stati Uniti, Australia, Bahrein, Canada, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Regno Unito 

Immediata la reazione dei miliziani. Gli Houthi “continueranno a prendere di mira le navi legate a Israele nel Mar Rosso”. A dirlo è un portavoce dei ribelli sciiti. “Affermiamo che non c’è assolutamente alcuna giustificazione per questa aggressione contro lo Yemen, poiché non c’era alcuna minaccia alla navigazione internazionale nel Mar Rosso e nel Mar Arabico, e gli attacchi hanno colpito e continueranno a colpire le navi israeliane o quelle dirette ai porti della Palestina occupata”, scrive Mohammed Abdulsalam su “X”.

“Il nostro Paese è stato sottoposto ad una massiccia aggressione da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra”, ha detto il viceministro degli Esteri dei ribelli houti, Hussein Al-Ezzi: “L’America e la Gran Bretagna devono prepararsi a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione”.

Soddisfazione invece per Joe Biden, secondo cui le forze statunitensi e britanniche, appoggiate da Australia, Bahrein, Canada e Paesi Bassi, hanno attaccato “con successo” obiettivi dei ribelli Houthi. Il presidente ribadisce che gli attacchi sono la risposta alle azioni contro le navi commerciali in transito nel mar Rosso. E assicura che non esiterà a prendere nuove decisioni di questo tipo perché gli Stati Uniti e i loro alleati “non tollereranno” attacchi da parte degli Houthi.

Gli Houthi in Yemen, le cui postazioni sono state prese di mira da raid Usa e britannici, sono in Occidente definiti 'ribelli' perché sostenuti dall'Iran.

Ma da dieci anni costituiscono la principale forza militare e istituzionale del martoriato Paese arabo. Dal 2014 controllano la capitale Sanaa con tutti i ministeri e la Banca centrale, oltre a vaste regioni del centro e del nord.

Nonostante l'Arabia Saudita abbia finora tenuto un atteggiamento cauto rispetto alla contrapposizione tra Usa e Houthi, questi ultimi sono da anni in lotta con le forze yemenite filo-saudite e quelle sostenute dagli Emirati Arabi Uniti che si spartiscono, con aspre rivalità, il centro-sud del Paese, incluso lo strategico porto di Aden. Le regioni orientali dello Yemen sono invece da decenni dominio del qaedismo locale, lo stesso nel quale si era formato Osama bin Laden.

Il governo filo-iraniano di Sanaa, guidato dal leader Abdel Malek Houthi, nel corso degli anni ha sviluppato un arsenale militare capace di colpire con missili balistici e droni di fabbricazione iraniana obiettivi distanti anche duemila chilometri, come nel caso degli attacchi avvenuti nel recente passato contro installazioni petrolifere saudite e degli Emirati. Il porto israeliano di Eilat dista circa 1.600 chilometri.

Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, afferma che l’Iran “condanna fermamente” gli attacchi aerei statunitensi e britannici nelle aree dello Yemen controllate dagli Houthi, riferisce Nournews citata dal Times of Israel. “La consideriamo una chiara violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dello Yemen, nonché una violazione delle leggi, dei regolamenti e dei diritti internazionali”, aggiunge Kanaani.

L’Arabia Saudita sta seguendo gli attacchi aerei statunitensi e britannici sul vicino Yemen con “grande preoccupazione”. È quanto fa sapere il ministero degli Esteri di Riad. “Il Regno dell’Arabia Saudita segue con grande preoccupazione le operazioni militari che si svolgono nella regione del Mar Rosso e gli attacchi aerei su una serie di siti nella Repubblica dello Yemen”, si legge in una nota che invita “all’autocontrollo” e ad “evitare un’escalation”.

 

Fonti Varie Agenzie/ riformista/msn

 

 

 

 

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