La guerra fredda nell’Egeo bollente tra Grecia e Turchia

Perché la Turchia vuole invadere le isole greche, C'è una questione in merito alla quale l'Akp, il Partito per la giustizia e lo sviluppo, al potere in Turchia, e il Partito repubblicano del popolo (Chp), il suo principale oppositore, sono pienamente d'accordo ed è la convinzione che le isole greche occupino il territorio turco e che pertanto debbano essere riconquistate, secondo Uzay Bulut, musulmana di nascita, è una giornalista turca che vive a Washington D.C. e scrive in una vecchia intervista ma molto attuale oggi sul Gatestone. Tale determinazione è così forte che i leader di entrambi i partiti hanno apertamente minacciato di inviare truppe nel Mar Egeo.

I due partiti però secondo Uzay Bulut fanno a gara per dimostrare chi è il più potente e patriottico e chi ha il coraggio di mettere in atto la minaccia contro la Grecia. Mentre il Chp accusa l'Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan di consentire alla Grecia di occupare le terre turche, l'Akp attacca il Chp, partito fondatore della Turchia, accusandolo di aver permesso alla Grecia di prendersi le isole, grazie al Trattato di Losanna nel 1924, agli accordi italo-turchi del 1932 e al Trattato di Parigi del 1947, che riconoscevano tutti alla Repubblica ellenica i diritti di sovranità sulle isole dell'Egeo.

"Circolano erronee informazioni che la Turchia sia interessata a Cipro perché lì ci sarebbe una comunità turca. (...) Anche se nessun turco vivesse a Cipro, la Turchia avrebbe comunque una questione cipriota ed è impossibile rinunciarci",  secondo Uzay Bulut

Lo stesso atteggiamento e la medesima logica valgono per le isole del Mar Egeo. Sebbene i turchi sappiano che le isole appartengono giuridicamente e storicamente alla Grecia, le autorità turche vogliono occuparle e turchificarle, presumibilmente per promuovere la campagna di annientamento dei greci, come fecero in Anatolia dal 1914 al 1923 e anche in seguito. La distruzione di tutte le vestigia della cultura greca esistenti in Asia Minore, una regione greca prima dell'invasione turca dell'XI secolo, è quasi completa. Meno di 2 mila greci vivono ancora oggi in Turchia.

Tenuto conto della brutale invasione turca di Cipro del 1974, le attuali minacce contro la Grecia – da un capo all'altro dello spettro politico turco – non dovrebbero essere sottovalutate dall'Occidente. La Grecia è la culla della civiltà occidentale. Confina con l'Unione Europea. Qualsiasi attacco contro la Grecia dovrebbe essere considerato come un attacco contro l'Occidente. È ora che l'Occidente, che è rimasto in silenzio di fronte alle atrocità turche, si opponga ad Ankara.

Secondo Money parole al veleno di Erdogan sulla già fragile relazione tra Turchia e Grecia per la questione del Mediterraneo e i diritti di esplorazione.Il sultano, ormai convinto di poter diventare il vero e unico signore del gas, ha affermato:

“La Turchia è determinata a fare tutto ciò che serve per ottenere il riconoscimento dei propri diritti nell’Egeo, il Mar Nero e il Mediterraneo. Non accettiamo compromessi su ciò che è nostro e non ci saranno concessioni.”
L'avvertimento è alla Grecia e ai suoi tentativi di opporsi alle azioni di perforazione turche.

A fine luglio,secondo Money, la nave di esplorazione turca, Oruc Reis, è partita per svolgere un’indagine di perforazione a Sud e a Est dell’isola greca di Kastellorizo, secondo un piano di perlustrazione dei fondali in corso.

La notizia aveva allarmato la Grecia, che si sta muovendo come se una guerra dovesse esplodere da un momento all’altro. L’intransigente programma di sfruttamento delle risorse marittime della Turchia si sta intensificando in uno dei momenti storici più tesi tra i due Paesi. La Grecia condanna da tempo le incursioni di Erdogan al largo delle sue coste, considerandole illecite secondo il diritto internazionale del mare.

Secondo « Nuova Rivista Storica" in un articolo Lorenzo Vita sottolinea che non deve sfuggire, infatti, un primo profilo di natura strategica. Grecia e Turchia sono entrambi partner fondamentali della Nato che per gli Stati Uniti non possono in alcun modo indebolire il fianco sud-orientale dell'Alleanza. Il presidente Donald Trump ha già fatto capire di non avere alcuna intenzione di accettare una tale escalation in quelle acque e ha telefonato sia al premier greco che al presidente turco. Per gli Stati Uniti è essenziale che le divergenze che stanno portando Atene e Ankara sull'orlo di una guerra cessino prima che sia troppo tardi. 

Secondo Lorenzo Vita, la sopravvivenza della Nato in quel quadrante è un pilastro della strategia euro-mediterranea americana ma è soprattutto un modo per fermare sia la Cina che la Russia, che vedono dalla porta d’Oriente un modo per entrare nelle calde acque del Mediterraneo. In queste settimane, da quando Erdogan ha iniziato a muovere le sue pedine e a concretizzare le manovre della Oruc Reis e delle sue navi militari, gli Stati Uniti hanno fatto intendere di essere molto interessati a quel quadrante, facendo capire alla Turchia di non avere particolare interesse a un’ulteriore spinta turca da Est. Il rafforzamento degli accordi militari con la Grecia, in particolare nelle base di Alessandropoli, così come il ricordo di quanto avvenuto l'anno scorso con la svalutazione della lira turca e le manovre della finanza americana, hanno fatto già capire a Erdogan di non poter scherzare troppo col fuoco. L'impressione è che gli Stati Uniti, almeno fino a questo momento, abbiano scelto di far parlare altri partner europei per evitare un ingresso in campo eccessivo. Tuttavia, il fatto che la Marina americana si sia esercitata a sud di Creta con i greci e abbia svolto un Passex con la marina turca invia un segnale sull’occhio vigile di Washington nel fronte bollente dell'Egeo e del Levante. Con la cornice dello scontro sul gas e la benedizione americana al gasdotto tra Bulgaria e Grecia.

Sottolinea Lorenzo Vita sulla « Nuova Rivista Storica l’indebolimento della Nato ovviamente interessa anche la Russia, visto che i Dardanelli e l’Egeo rappresentano il passaggio naturale per la flotta di Mosca in direzione della Siria e di Suez. La Turchia per Vladimir Putin è un partner utile quanto molto difficile da gestire, mentre la Grecia, pur avendo buoni rapporti con il Cremlino, è radicata all'interno del sistema atlantico. Un’eccessiva presenza militare Nato non solo all’interno del Mar Nero, ma anche nell’Egeo e nel Levante, renderebbe molto più complicato il passaggio e le manovre della flotta russa che fa base a Tartous e che di solito entra nel Mediterraneo o passando da Gibilterra o dal Bosforo. Un esempio di quello che può significare la presenza atlantica in queste acque è dato dalle ultime mosse russe tra Siria e Cipro. I media greci riportano di un aumento della presenza navale del Cremlino con alcuni mezzi che si muovono nel totale silenzio radio. Si parla di una possibile nuova tensione dalle parti di Idlib, ma è evidente che in Russia iniziano a temere che l’escalation nell’Egeo e vicino Cipro possa portare a un rafforzamento della presenza Nato.

Lo scontro incide scrive Lorenzo Vita chiaramente anche nello scacchiere europeo. La Francia ha fatto una scelta: la Grecia. Il messaggio pubblicato da Emmanuel Macron in lingua greca di sostegno al governo ellenico rispetto alle mire di Ankara e l'arrivo delle navi di Parigi nel quadrante orientale del Mediterraneo rappresentano le mosse dell'Eliseo per ricostruire una propria presenza nella regione. Con l’accordo militare tra Francia e Cipro, l'ingresso prepotente a Beirut e le navi nell’Egeo, Macron ha mostrato i muscoli verso Erdogan ergendosi a nuovo leader di un eventuale blocco di contrapposizione alla Turchia, che passa anche per la Libia e il Medio Oriente. Questione fondamentale se unita a una Nato in crisi di identità, una Parigi in cerca di leadership militare e al desiderio di vendere i suoi sistemi d'arma a Grecia ed Egitto.

 

 

 

 

 

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