Neanche questa volta saranno gli elettori dell'Unione a scegliere il presidente della Commissione

Il voto europeo, si riduce alla solita inutile farsa.Secondo informazioni giornalistiche le scelte degli elettori continueranno a contare zero sia che vinca il candidato dei popolari, sia che trionfi quello delle sinistre. E ancor meno conteranno le promesse fatte in campagna elettorale dai due candidati fantocci usati per raccogliere consensi. Una volta chiuse le urne quei due candidati torneranno a esser semplici marionette, prigioniere del complesso intreccio di fili manovrato dalla «grande burattinaia» di Berlino.
Una «grande burattinaia» che ha ottime ragioni per trasformare le istituzioni e il Parlamento di Bruxelles nel cortile di casa propria. Martin Schulz che propone a nome della sinistra europea politiche economiche meno rigide rischia infatti non solo di mettere a rischio le austere ricette economiche portate avanti dalla cancelliera, ma anche di erodere i complessi equilibri della «Große Koalition» tedesca.
La signora Merkel ci ha già fatto sapere che non sarà così :  Anche stavolta il nome del presidente della Commissione di Bruxelles non verrà deciso dal responso delle urne, ma da un accordo sottobanco tra i governi dei vari 28 paesi. Così vuole e pretende l'unico vero «dominus» d'Europa, ovvero «frau» Angela Merkel
Sabato mattina, dopo aver costretto il presidente francese Francois Hollande a 36 ore di colloqui forzati tra le brume baltiche di Stralsund, «frau» Angela ha annunciato il suo diktat. «Ci vorranno di sicuro almeno un paio di settimane prima che si possa arrivare alle decisioni necessarie» - ha detto la «cancelliera». E il presidente francese, sostenitore, fino a poche ora prima, della soluzione prospettata dal Trattato di Lisbona, ha fatto buon viso a cattivo gioco ratificandone la volontà...intanto :
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La politica monetaria in Europa dovrebbe dare ulteriori impulsi per la crescita" ha detto la direttrice del Fmi Christine Lagarde all'Handelsblatt. Secondo l ansa al giornalista che osserva che a Mario Draghi non piacciono i consigli, Lagarde risponde "lo so, ma cosa dovremmo fare? Noi diciamo la nostra opinione quando è necessaria".

Nella gestione della crisi dell'euro, il presidente della Bce Mario Draghi ha detto le parole giuste al momento giusto. ''In modo molto abile - ha detto la Lagarde - lui ha trovato le parole giuste nel momento giusto. Nessuna par ola è stata lasciata al caso''.

"Il flusso di credito nel settore bancario è sempre ancora fermo, i mercati del credito sono frammentati - continua la Lagarde -. Questo significa che nei paesi in crisi le imprese hanno chiaramente più difficoltà a ottenere credito, di quanto avvenga nei paesi economicamente forti dell'Eurozona". "Inoltre i duraturi tassi bassi di inflazione comportano altri rischi aggiuntivi".

L'euro forte ha un impatto sull'inflazione determinandone una riduzione dello 0,5%. Lo ha detto il vice presidente della Bce Vitor Constancio, secondo quanto riferisce Bloomberg. "Se consideriamo l'andamento dell'inflazione da metà 2012 fino a oggi - ha spiegato Constancio - stimiamo che l'effetto dell'apprezzamento dell'euro abbia comportato da allora una riduzione dell'inflazione dello 0,5%". Constancio ha comunque ribadito che il tasso di cambio non è un obiettivo della politica monetaria della Bce.
E' troppo presto per fare speculazioni su un intervento della Bce a giugno, come ventilato da Draghi. Lo ha detto l'esponente della Banca centrale europea Ewald Nowotny - scrive Bloomberg - sottolineando che un taglio del costo del denaro potrebbe non essere sufficiente e che la Bce può prendere in considerazione molteplici misure

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