Non ci resta che correre. Una storia d'amore e resistenza

Biagio D'Angelo è nato a Messina e vive a Milano. Da oltre vent’anni si occupa di comunicazione, collaborando con vari marchi nazionali ed internazionali.
Recentemente ha esordito nel panorama editoriale con l'Opera Prima "NON CI RESTA CHE CORRERE -una storia d'amore e resistenza" (2017, Rizzoli Editore), un romanzo sospeso fra realtà e fantasia, dove trova spazio una storia d'amore e una vetrina di personaggi, accomunati dalla passione per la maratona.
Un libro dedicato a tutti gli appassionati di running, ma anche a coloro i quali pur non praticando questa attività sportiva, possano comunque trarre, pagina dopo pagina, opportunità di riflessione, fra ironia, momenti lirici e tutto l'aspetto ludico che risiede nello sport più amato, che solo in Italia è praticato da circa sei milioni di persone.

Nella vita lei si occupa di comunicazione per diversi marchi nazionali ed internazionali. Potrebbe parlarmi del suo iniziale approccio con la scrittura, che ha poi dato vita all'opera autobiografica  "NON CI RESTA CHE CORRERE - una storia d’amore e resistenza"?
Ho sempre amato scrivere e il mio lavoro mi ha consentito, diciamo così, di tenermi in allenamento. Sin da piccolo mi è sempre piaciuto leggere e l'incontro con la corsa, qualche anno fa, è stato la  scoperta di un mondo che ho pensato valesse la  pena di essere raccontato, anche se non parlerei di autobiografia in senso stretto.

Il tema centrale della sua opera è la corsa, ovvero il running, per coniare l’omologo termine anglosassone, comunemente usato. La corsa è senza dubbio una delle attività sportive da sempre più praticata da milioni di persone. Interessante constatare che il fenomeno running, in costante crescita, nel nostro Paese è praticato da sei milioni di persone; fra esse, un’alta percentuale lo fa per mantenere la forma fisica, altri per puro divertimento. Ma, forse, esistono altre motivazioni delle quali vorrebbe parlarmi?
Oggi, fra le tante motivazioni che spingono le persone a correre, c'è anche quella di fare del bene. Esistono molte onlus in Italia e nel mondo che utilizzano la corsa per promuovere charity o sensibilizzare l'opinione pubblica su temi e iniziative sociali e nel libro ne parlo.

Il protagonista della storia è un quarantacinquenne padre separato, che un sabato pomeriggio di marzo  indossa una maglietta di cotone ed un paio di vecchie scarpe e invece di andare in palestra, comincia a correre lungo il Naviglio. Cosa scatta nella sua mente all’improvviso?
L'idea che chiudersi in una palestra dopo otto o dieci ore in ufficio sia una cosa disumana.

In questa nuova avventura avrà la possibilità di incontrare, conoscere e confrontarsi con diverse  persone, anch'esse appassionate di maratona. Un valore aggiunto per la comunicazione sociale?
La corsa può essere lo sport più individuale del mondo e lo sport più relazionale al tempo stesso.
Puoi correre da solo alle cinque del mattino, oppure assieme a cinquantamila persone a una maratona. Il valore aggiunto è proprio questo, credo.

Oltre al rapporto umano, fondamentale per capire le svariate realtà che ci circondano, nel corso della lettura ho colto altri significativi spunti circa la scoperta e talvolta la ri-scoperta da parte del protagonista di una Milano diversa, immersa nell’aria rarefatta dell’alba in tanti luoghi nascosti, visti attraverso gli occhi di coloro che li attraversano correndo. Tento di immaginare tale pervasiva sensazione, che vorrei spiegasse ai nostri lettori…
Milano e le grandi città in genere, le si possono attraversare in tanti modi. Farlo d'inverno, prima che inizi un nuovo giorno, per uno come me all'inizio è stata un'esperienza off limits; poi ci ho preso gusto e adesso, ogni volta che mi trovo in una nuova città per lavoro o per svago, mi impongo sempre un giretto di corsa al mattino presto.

Mi ha colpito un passaggio del suo bellissimo libro, da leggere tutto d’un fiato – "le ragioni per cui le persone di iscrivono a una maratona possono essere le più diverse. Come diverse possono essere le ragioni per cui le persone ogni tanto fanno cose bruttissime o bellissime. A volte lo si fa per non impazzire". Nella conclusione cosa vuole dire?
Che certe persone si iscrivono a una maratona per darsi una regola nella vita, avere qualcosa per cui impegnarsi con tutto se stessi per diversi mesi ed evitare di naufragare o lasciarsi andare, vuol dire questo.

Secondo lei, nella maratona quale posto occupa lo spirito di competizione?
Un posto molto importante. La competizione fa bene, aiuta a migliorarsi.

Potrebbe parlarmi di Constantin, uno dei suoi amici maratoneti, che dal 2016 corre con una protesi in carbonio. Un’efficace lezione di vita per le persone che forse a volte si pongono troppi limiti?
Certamente. Constantin è una persona che ha corso per anni con le stampelle. Con la protesi adesso va più forte di me.

Pensa di continuare a scrivere sull’argomento, magari pubblicando un nuovo libro nel prossimo futuro?
Non credo, sull'argomento quello che dovevo scrivere l'ho scritto. Adesso mi dedicherò ad altro.

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