Cutro, i superstiti: “Donne e bimbi gridavano, scafisti si sono gettati in mare”

Nei campi di detenzione in Libia, ma non solo, ci sono 685 mila migranti irregolari pronti a partire per sbarcare sulle coste italiane. È quanto sottolineerebbero, secondo il Corriere della Sera, nei rapporti settimanali sull'immigrazione che vengono mandati al governo italiano, gli apparati di sicurezza e gli analisti. La stessa cifra circolerebbe nei tavoli interministeriali che sono chiamati a occuparsi di questo tema.

Per capire la dimensione dell'allarme - scrive il quotidiano - basta ricordare che in tutto il 2022 gli arrivi erano stati 'appena' 104 mila. È vero che l'anno scorso, specie nei primi mesi, i flussi erano ancora frenati dalla pandemia. Ma resta il fatto che solo la cifra sui possibili arrivi dalla Libia è quasi sette volte superiore.

Una barca in pessime condizioni, poi il mare mosso, le grida di terrore, gli scafisti che cercano di scappare buttandosi in acqua. Nuovi dettagli sul naufragio avvenuto a Steccato di Cutro, in Calabria, emergono dai racconti messi a verbale dai superstiti, sentiti dagli investigatori della Guardia di Finanza che indagano sul naufragio nell'inchiesta coordinata dal Procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia. "La barca procedeva molto lentamente e noi avremmo voluto chiedere l'intervento dei soccorsi, ma chi conduceva la barca per tranquillizzare ci fece vedere su un tablet che saremmo arrivati a breve", ha raccontato un sopravvissuto nei verbali, visionati dall’Adnkronos

"Dopo cinque giorni di navigazione - dice uno dei superstiti - sapevamo di essere in prossimità delle coste italiane, quando ho sentito un forte rumore, e da una falla nello scafo abbiamo cominciato a imbarcare acqua. Il livello di acqua sottocoperta è salito molto rapidamente generando il caos a bordo. Salito in coperta, mi sono ritrovato in acqua e mi sono aggrappato a un pezzo di legno. La corrente mi ha spinto via". Poi racconta che al timone della barca "si alternavano due soggetti che parlavano esclusivamente il turco, sia due che parlavano alternativamente turco e arabo, di questi non ho certezza dello Stato di provenienza". Oltre a questi soggetti vi erano anche due persone di nazionalità pakistana che, ricevendo ordini dai turchi, ci indicavano quando poter salire in coperta per prendere una boccata d'aria o per esigenze fisiologiche".

Mentre la sinistra mette sul banco degli accusati il nostro Paese sul dramma di Cutro, gli ultimi sviluppi paiono scagionare il governo. «Noi migranti non potevamo nemmeno telefonare ai soccorsi perché i membri dell'equipaggio erano dotati di un sistema elettronico che bloccava le linee telefoniche. Gli scafisti invece erano dotati di una ricetrasmittente satellitare ma non chiamavano i soccorsi, peraltro gli scafisti avevano anche invertito la rotta allontanandosi». Questa la testimonianza resa agli inquirenti da una superstite del naufragio dinanzi alle coste di Steccato di Cutro che risulta fondamentale ai fini di un'esatta ricostruzione di quanto accaduto. Dimostra come nessun Sos sia partito dal natante, perché i passeggeri non potevano lanciarlo, mentre gli scafisti non lo hanno fatto sia perché avevano intravisto una luce in spiaggia e non volevano essere acciuffati, sia perché erano impegnati a fuggire, incuranti delle sorti dei passeggeri. La verità dei superstiti assolve il governo italiano, che pure è stato investito dall'accusa strumentale e politicizzata di aver lasciato annegare i migranti

Dai verbali dei superstiti emergono anche dettagli sulle mosse degli scafisti: "Quando gli scafisti hanno sentito che chiedevamo aiuto hanno cercato di fuggire, io ho provato a bloccarli e in particolare ho cercato di fermare un turco, ma questi mi ha strattonato e si è tuffato in acqua. Ho provato la stessa cosa con l'altro turco ma lui è riuscito a spingermi tuffandosi in acqua anche lui. I due turchi sono fuggiti a nuoto. Ho provato a bloccare anche il cittadino siriano ma mi è sfuggito", racconta un cittadino afghano sopravvissuto alla tragedia. "Infine sono riuscito a bloccare un terzo turco ma solo per pochi istanti, perché ho dovuto mettermi in salvo. Poi l'ho rivisto sulla spiaggia nascosto in mezzo agli altri migranti fino a quando tutti i migranti lo hanno additato come responsabile della tragedia. Poco dopo sono arrivate le forze di Polizia che lo hanno fermato".

Al consiglio europeo non verranno presi accordi su operazioni Sar e né tanto meno su altre questioni relative all'immigrazione. A dirlo all'AdnKronos è stata una fonte di Bruxelles, secondo cui tra i vari governi dell'Ue non è emerso alcun consenso sulle prossime mosse da mettere in campo. E dunque, anche nelle prossime settimane non ci saranno documenti finali e accordi su piani di medio e lungo termine.

Al contrario, si potrebbe procedere verso singole discussioni da affrontare di volta in volta nelle varie riunioni convocate a Bruxelles. Chi si aspettava quindi rapidi interventi dopo la tragedia di Cutro, non potrà che rimanere deluso. Per il momento si è deciso di non decidere.

Il primo grande scoglio riguarda l'opportunità di effettuare una missione nelle aree Sar di competenza per i soccorsi in mare. "Nel Consiglio Europeo tra i leader dell'Ue non c'è consenso sulla questione delle operazioni di ricerca e soccorso in mare", si legge nelle dichiarazioni rilasciate dalla fonte di Bruxelles. Per alcuni governi, operazioni del genere potrebbero portare a soccorsi più veloci. Non tutti però sono dello stesso avviso. C'è chi infatti ritiene un'operazione congiunta in mare come un elemento in grado di far aumentare le partenze dall'altra parte del Mediterraneo.

Una simile divergenza riguarda anche il ruolo delle Ong. "Sul ruolo delle Ong non ci sono consensi convergenti - ha dichiarato sempre la fonte sentita da AdnKronos - alcuni vedono il ruolo come "positivo", mentre altri capi di Stato e di governo lo considerano un "pull factor", un fattore di attrazione per i migranti irregolari". Non si arriverà quindi a un accordo su possibili regolamentazioni in ambito europeo delle attività delle Ong. Una misura vista con favore dall'Italia, ma anche da diversi Paesi e dal presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber.

Nel consiglio europeo l'unico argomento che potrebbe mettere tutti d'accordo riguarda invece la possibilità di intervenire sui Paesi terzi. "Ciò su cui c'è consenso tra i capi di Stato e di governo - si legge nelle dichiarazioni della fonte - è la necessità di lavorare con i Paesi terzi per prevenire le partenze".

Intanto questa mattina a Palazzo Chigi, a quanto si apprende, si è tenuta una riunione sul tema migranti fra la premier Giorgia Meloni, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, quello della Difesa Guido Crosetto e i vertici dei Servizi segreti.

Alla riunione, a quanto si è saputo in un secondo momento, hanno partecipato in collegamento anche il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e quello delle Infrastrutture, Matteo Salvini

"Una parte del sostegno dell'Ue alla Libia è cercare di stabilizzare la situazione e potenziare le loro capacità di gestione delle frontiere", alla guardia costiera libica "arriveranno altre imbarcazioni". Lo ha detto la portavoce della Commissione europea Ana Pisonero rispondendo alle domande dei giornalisti sul naufragio di ieri al largo della Libia.

Non posso dare annunci rispetto alle tempistiche, ma vediamo chiaramente che c'è una necessità di rafforzare la capacità libica, perché non sempre hanno i mezzi" per gestire le frontiere, ha aggiunto, sottolineando che "quando ci sono persone in pericolo è obbligatorio intervenire". "L'idea che ogni vita persa in mare è una vita persa di troppo e che dobbiamo tutti fare tutto il possibile per evitare che ciò accada di nuovo è sempre nei pensieri della presidente".

 "Smantellare le attività dei trafficanti di migranti è un obiettivo che tutti vogliamo perseguire a livello europeo, sono persone sconsiderate che si stanno arricchendo alle spalle della disperazione e dei rischi che si assumono i migranti per raggiungere l'Europa". Lo ha detto la portavoce della Commissione europea Dana Spinant rispondendo a una domanda sulla stretta su trafficanti e scafisti prevista nel nuovo decreto legge del governo Meloni. "Si tratta di un obiettivo che molto chiaramente condividiamo tutti", ha aggiunto.  "Ci sono diversi tipi di coordinamento" e "il coordinamento" europeo sui migranti nel Mediterraneo "non include discussioni operative su quali navi debbano intervenire" nelle operazioni di soccorso e "la Commissione europea non ha né le capacità né le competenze per intervenire", ha spiegato.

E rispondendo alle domande dei giornalisti sul naufragio di ieri al largo della Libia, il portavoce della Commissione europea Peter Stano ha precisato che l'operazione navale europea "Irini non può operare nelle acque della Libia, le operazioni di ricerca e soccorso in acque libiche sono autorizzate solo per le imbarcazioni libiche".  "Le navi di Irini pattugliano un'area determinata dall'accordo dagli Stati membri e questa area non è la rotta principale dei migranti", ha spiegato, sottolineando che il suo "compito primario" è "vigilare sull'applicazione dell'embargo Ue sulle armi alla Libia".

Al prossimo Consiglio Europeo non sono previste "nuove conclusioni" sul tema della migrazione ma solo "una discussione" tra i leader, che verranno aggiornati su quanto fatto in queste settimane dalla Commissione e dalla Presidenza di turno svedese. Lo fa sapere un alto funzionario europeo.

Fonte Ansa / Il Giornale / tg24 / Adn Kronos / Agi

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