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Domenica, 01 Dicembre 2024

Professor Soreca: la pratica educativa come apprendimento trasformativo

Il Professor Salvatore Soreca, docente di Pedagogia all’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Giuseppe Moscati di Benevento, durante il suo corso ha sviluppato importanti tematiche di questa scienza umana e sociale che studia l'educazione e la formazione dell'essere umano nella sua interezza lungo il suo intero ciclo di vita. Il fine euristico della pedagogia è l'Uomo che si relaziona con l'altro da sé (educazione) e che si relaziona con se stesso (formazione). Il Pedagogista studia l'umano e ciò che riguarda l'Uomo e la sua esistenza. L'educazione, secondo i modelli teorici elaborati dai pedagogisti, ha quattro coordinate: il sapere (le conoscenze), il saper fare (le competenze pratiche o abilità), il saper essere (modo in cui un individuo mette in campo il saper fare e il saper essere), il saper divenire (modo in cui un individuo mette in campo tutte le risorse per attuare una continua proattiva trasformazione).

Il Professor Salvatore Soreca, che ha trattato la pratica educativa come apprendimento trasformativo, fa sapere che: “La pratica educativa rivisitata sotto il profilo della conversazione ha evidenziato una forma di dialogo che mira alla comprensione reciproca tra i partecipanti. Comprensione intesa nel senso di “fusione di orizzonti”, come la definisce Gadamer, non rinuncia alle proprie posizioni, anche culturalmente incommensurabili, bensì ricerca e costruzione di significati più o meno condivisi, che si svolge nel tempo e che implica tolleranza e rispetto delle differenze. Gli interlocutori della conversazione non mirano al raggiungimento di un obiettivo conoscitivo estraneo alla conversazione stessa, ma procedono in maniera interattiva e collaborativa verso una comprensione dei problemi e delle posizioni altrui, cercando di condividere una prospettiva di significati comune sulla base di quanto emerge via via in questo rapporto. Tutto il processo conversazionale può essere poi ricollegato alla nozione di “incontro”, elaborata da R. Guardini, come distaccarsi da un possesso e un perpetuamento rigidi della forma del sé, per accettare il rischio dell’apertura a ciò che è altro, facendo crescere in questo modo la propria individualità. Perché si abbiano vere e proprie forme di conversazione occorre che tali esperienze siano segnate da prese di coscienza, da riflessioni che incidono sul sistema personale di valori, concezioni, credenze, bisogni, desideri e propositi. Questo non vuol dire rinunciare a se stessi, anzi: in questa direzione si sviluppa e si irrobustisce la nostra capacità di autoregolazione, fondata su una più cosciente e proattiva percezione di sé, delle proprie possibilità e responsabilità. Ogni incontro diventa occasione di apprendimento, di crescita, di maturazione. La formazione in terza persona esalta il ruolo attivo e diretto dell’educatore. E’ questi che progetta, dirige e valuta le attività educative. La formazione in prima persona si basa sulle aspirazioni, gli interessi, i soggettivi bisogni dell’educando e sulla sua iniziativa. Nel processo educativo si hanno due centri di iniziative di azioni che sono articolate a partire da quelle dell’altro. Ciascuno è un IO che si rivolge a un TU. L’educando si rivolge all’educatore e questi gli risponde. Il costituente della domanda educativa è l’educando; l’educatore ne prende atto e su questa base imposta la sua azione. L’educando è un IO che si impegna a partire sia dalle sue aspirazioni e dai suoi bisogni, sia dalle proposte e sollecitazioni dell’educatore. Purchè queste ultime entrino a far parte delle sue intenzioni d’azione. L’educatore è un IO che propone le sue iniziative educative sulla base di fini, contenuti e modalità educative che formano la base delle sue conoscenze e competenze. L’educando è il TU dell’educatore. E’ il centro di iniziative d’azione a cui questi si rivolge esercitando il suo ruolo di educatore che sollecita, orienta e sostiene il primo. L’educatore è il TU dell’educando. Questi si rivolge a lui come a un centro di iniziative e d’azioni a suo favore, uno che può aiutarlo nelle difficoltà, rispondere ai suoi problemi e alle sue domande, guidarlo nelle sue attività. Nel processo educativo c’è quindi una compartecipazione, ci sono dei partner, che esercitano un ruolo diverso, ma ambedue sono centri attivi di iniziativa e di azione. Ne deriva un NOI che vive nelle sue convergenze e divergenze, nei suoi consensi e conflitti. La relazione è reciproca, ma non simmetrica. L’educatore è portatore di conoscenze e competenze più vaste e profonde di quelle dell’educando. Il suo ruolo è diverso. Ma educatore ed educando agiscono e reagiscono a partire dalla loro individualità. Si costituisce così un momento circolare con una implicita forma contrattuale.

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