Oltre venti modelli di ogni tipo che raccontano 100 anni di storia della marineria siracusana. Un tuffo indietro nel tempo con “Le Barche di Aliffi”, mostra inaugurata sabato pomeriggio scorso al Museo del Mare di Calabernardo (aperta sino al 24 luglio, orari e modalità consultabili nel sito o nella pagina facebook) con lo storico maestro d’ascia siracusano Alberto Aliffi (figlio di uno dei cinque fratelli costruttori). Settant’anni vissuti a contatto con il mare per un uomo che, a 80 anni, ha ancora tanta voglia di raccontare e farsi ascoltare.
“Oltre a manipolare, bisogna conoscere bene i disegni geometrici e la prospettiva – dice Aliffi – e negli anni mi sono specializzato. Ogni modello ha una sua storia, una sua peculiarità. Ci sono barche costruite dai miei avi nel 1881 con sabbia e ghiaietto, una barca bivalente che serviva per trasporto e pesca”. Un lungo racconto, insomma, che è servito a far “immergere” i visitatori per oltre un secolo di marineria siracusana con diversi turisti incuriositi da un uomo che ha dedicato la sua vita a questo lavoro oltre che passione.
“Sono tutti modelli realizzati su ciò che rappresenta la storia e la base della nautica siracusana”, ancora Aliffi, il quale, illustrando i modelli anche al sindaco di Noto Corrado Bonfanti (che si è detto sorpreso ed entusiasta da così tanta peculiarità per una kermesse che non fa altro che arricchire ancor di più un sito ricco di storia e tradizione) e al responsabile del Museo del Mare Edoardo Bruni, si emoziona ancora oggi, ricordando le antiche tradizioni di famiglia. C’è un veliero di grande cabotaggio degli anni ’30 per trasporto merci, ci sono i vecchi bozzetti siracusani (lunghi addirittura 8 metri), c’è la barca “i rina” adattata solo al trasporto edile, ci sono poi le barche siracusane con controvelaccio, fiocco o beccalume utilizzate per la pesca con le reti, c’è la barca “ustanisa” per la pesca del gambero, c’è il peschereccio d’altura armato a paranza e il motopeschereccio con rete a “cianciolo”. “Il cianciolo lo utilizzavamo per la pesca del pesce azzurro, oggi non è più azzurro, è inquinato”, sottolinea Aliffi con una sottile vena polemica.
“E’ bello ascoltare chi ha fatto la storia della marineria siracusana – ha aggiunto il direttore del Museo del Mare, Edoardo Bruni – perché ciò rappresenta un bagaglio culturale che serve a tenere viva la memoria di un mestiere che si sta via via perdendo. In Sicilia c’è una grandissima tradizione ed è un peccato che si vadano perdendo le radici della nautica. Attraverso questo museo e questa mostra cerchiamo di tramandare qualcosa, di non buttare tutto il lavoro fatto dal maestro Aliffi in 70 anni. Quando lui stesso vide questo museo qualche mese fa, ci propose la mostra. Oltre all’esposizione dei modelli, abbiamo pensato ad un documentario (che scorre via sullo schermo del Museo mentre parliamo, ndr) con Aliffi che in siciliano spiega tutto ciò che è stato fatto negli anni. Una mostra che, dunque, è un ulteriore arricchimento, ulteriore riprova di ciò fu detto dal sottoscritto e dal sindaco Bonfanti nel giorno dell’inaugurazione: il museo va continuamente aggiornato, se uno viene una volta, la seconda troverà sempre cose nuove”. Un volano per tutto il territorio, insomma (qui si parla di siti importanti come Calabernardo ma anche Marzamemi 1 e 2 che si trovano nel Comune di Noto), per un indotto che vuol dire soprattutto turismo.