Centonove donne sostenute. Assieme a 26 uomini. Rispetto al dato complessivo, 101 arrivano dalla Nigeria, 24 dalla Romania, 2 a testa da Ucraina, Gambia e Ghana, 1 a testa da Costa D’Avorio, Marocco, Tunisia ed Egitto. Sono i numeri del progetto Fari 2.0 che, attuato dalla cooperativa Proxima, si è svolto dall’1 dicembre 2017 al 28 febbraio 2019 a sostegno delle vittime di tratta, contro lo sfruttamento sessuale e lavorativo. I dati sono stati illustrati ieri sera, al centro servizi culturali Emanuele Schembari di via Diaz a Ragusa, nel corso dell’iniziativa denominata “Integr-Azioni”. Per quanto riguarda il dato complessivo, i soggetti beneficiari delle azioni del progetto sono stati 87 adulti e 48 minori. Per quanto riguarda quest’ultima voce, occorre precisare che i minori non accompagnati sono stati 27 a fronte di 21 che invece risultavano inseriti in un nucleo familiare. Sempre con riferimento al dato complessivo, occorre precisare, per quanto concerne la tipologia dello sfruttamento, che 94, pari all’82,46%, hanno subito uno sfruttamento sessuale, 12 di tipo lavorativo, 2 lavorativo e sessuale, 1 un matrimonio forzato, 1 nella sfera delle economie illegali e 4 un altro tipo di sfruttamento. A questo dato occorre aggiungere la presenza di 21 figli minori. L’iniziativa di ieri sera, dopo i saluti iniziali della presidente di Proxima Ragusa, Ivana Tumino, che ha sottolineato quali sono gli obiettivi della cooperativa, è stata organizzata soprattutto per presentare alla cittadinanza (sala gremita al centro servizi culturali) il docufilm “The Journey: over the sea” realizzato da Francesca Commissari e da Francesco Frasca. Toccante la testimonianza della fotoreporter che ha chiarito come, durante la realizzazione di questa pellicola, che racconta il viaggio compiuto dalle nigeriane verso l’Italia e come le stesse restino ingabbiate in una rete più grande di loro che nella quasi totalità dei casi le porta a battere il marciapiede per restituire un debito che sanno benissimo che non potranno mai colmare, le ragazze che l’hanno interpretata hanno colto l’occasione per rinfrancarsi da un passato di dolore e riacquisire, passo dopo passo, la loro dignità. La mediatrice culturale Ehis Ainomwan ha sottolineato che il suo primo obiettivo è quello di fare comprendere alle proprie connazionali a che cosa vanno incontro, avviando l’opera di persuasione per farle uscire da questa rete di disperazione. Commissari, inoltre, ha colto l’occasione per annunciare che, sempre in collaborazione con Proxima, è stata avviata la progettazione per la realizzazione di un altro documentario dal titolo “Deep Signs”. A questo proposito, inoltre, è stata avviata una raccolta fondi a cui tutti i cittadini possono partecipare. Letizia Blandino, coordinatrice della Sartoria sociale di Proxima, ha illustrato i contenuti di un progetto, la Sartoria sociale appunto, che rappresenta una occasione di riscatto per chi, vittima di tratta, intende coltivare l’occasione di una nuova vita. Assieme a lei anche la sarta, Santina Bosco, che da due anni si occupa del progetto in questone, e Blessing Idhen che, invece, è la responsabile del gruppo delle ragazze che opera all’interno della casa protetta in cui si realizzano materiali di stoffa di vario tipo poi inseriti in appositi canali di commercializzazione. Sempre ieri sera, poi, è stato illustrato alla cittadinanza il progetto degli Orti sociali che, grazie alla collaborazione con il Comune di Ragusa, che ha concesso in comodato d’uso gratuito alcuni appezzamenti di terreno in periferia, si prefigge di sostenere chi si adopera per fuoriuscire da un percorso di sfruttamento. Alina Balan, presidente della cooperativa agricola Terra Si-Cura, istituita da Proxima nel novembre 2017, ha raccontato che “molti stranieri, uomini, donne, anche giovanissimi, famiglie intere con figli minori, comunitari ed extracomunitari, sono impiegati nella manodopera serricola della fascia trasformata di Ragusa o nei campi di coltivazione stagionale della zona siracusana. Queste persone vivono in condizioni di isolamento, di degrado abitativo. Qui non arrivano mezzi pubblici di trasporto e ciò comporta una conseguente difficoltà di accesso ai servizi, soprattutto quelli sanitari. In questo contesto, ciò che risulta più preoccupante è la presenza di numerosi minori che vivono in assenza di tutele, in particolare il nodo problematico più rilevante è relativo alla dispersione scolastica”. Alberto Nistorica, contadino romeno, ha poi raccontato come, grazie a Proxima, gli sia stato possibile uscire fuori da una situazione disperata e avviare una vita più dignitosa. Tutto ciò, assieme alla sua famiglia, gli consente di lavorare i campi e di guardare al futuro con maggiore ottimismo. Infine, Massimo Scribano, coordinatore del progetto Fari 3, che, finanziato come il precedente dal dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, ha parlato del marchio “MadeInEthicalItaly” che punta a promuovere nuovi percorsi e strumenti che permettano di valorizzare il comportamento etico d’impresa, la responsabilità sociale, il rispetto delle pari opportunità in ambiti produttivi dove trovano impiego i migranti. “Il nostro obiettivo – ha sottolineato Scribano – è attivare un processo dove si possa arrivare alla straordinaria normalità del lavoro da contrapporsi a una normalizzazione dello sfruttamento”.