Da papa si fa promotore del culto per la Madonna di Fatima, ma in controluce si vede la Madonna Nera di Częstochowa, l’emblema dell’identità nazionale polacca che si contrappone alla presenza dei russi nel governare la Polonia.
Karol Wojtyla non è stato semplicemente un Papa tra tanti, ma ha incarnato l’essenza stessa del Pontificato. Definirlo "il" Papa non è un’esagerazione dettata dall’emozione di questi giorni di lutto, ma una constatazione del suo straordinario impatto sulla Chiesa e sul mondo.
Per chi ha meno di trent’anni, la figura di Giovanni Paolo II è inscindibile dall’idea stessa del Pontefice: per decenni ha rappresentato la guida spirituale e morale della Chiesa cattolica, dando continuità a un ruolo che, con lui, ha acquisito un significato profondo e universale. Il suo lungo Pontificato non è stato solo un fatto storico, ma un elemento che ha plasmato l’identità stessa della Chiesa, rendendo difficile immaginare il suo successore senza percepire quasi come una figura estranea, un pontefice che inevitabilmente sarà confrontato con il peso della sua eredità.
Giovanni Paolo II è stato molto più di un leader religioso: è stato un simbolo, un riferimento per credenti e non credenti, capace di trasmettere con il suo carisma un messaggio che ha superato i confini della fede e della politica. Il suo impatto non si è limitato alla dottrina cattolica, ma ha attraversato epoche e generazioni, rendendolo, per molti, il Papa per eccellenza.
Giovanni Paolo II, il Pontefice venuto dalla Polonia, è stato una figura centrale nella storia della Chiesa moderna. Eletto nel 1978 all'età di 58 anni, ha segnato profondamente il corso del cattolicesimo, tanto che per comprendere la Chiesa di Benedetto XVI bisogna tornare proprio alla sua eredità.
Fu Karol Wojtyla a chiamare Joseph Ratzinger a Roma nel 1981, affidandogli la guida della Congregazione per la Dottrina della Fede. Fu lui a trasformare un rigoroso teologo conservatore in un cardinale dal pugno di ferro, incaricato di preservare l’ortodossia dottrinale della Chiesa con inflessibile determinazione. In quegli anni, la Congregazione divenne il fulcro della difesa della fede cattolica, lanciando anatemi e scomuniche in nome della purezza dottrinale.
A vent’anni dalla sua morte, è lecito chiedersi quanto pesi ancora la sua influenza sulla Chiesa contemporanea. Oggi, il numero di cardinali da lui creati si è ridotto drasticamente rispetto alle nomine di Papa Francesco, che ha cercato di imprimere alla Chiesa una direzione più inclusiva e progressista. Eppure, proprio in un periodo di crisi d’identità per il cattolicesimo, si avverte la tentazione di rifugiarsi nella nostalgia di una presunta età dell’oro, in cui la Chiesa appariva più compatta e sicura della propria missione.
L’eredità di Giovanni Paolo II, dunque, non è solo un ricordo storico, ma un punto di riferimento che ancora oggi suscita dibattiti e divisioni all’interno della Chiesa. La sua figura continua a essere un simbolo di forza e determinazione, ma anche un elemento di confronto per chi immagina il futuro del cattolicesimo in un mondo in continua evoluzione.
Da papa si fa promotore del culto per la Madonna di Fatima, ma in controluce si vede la Madonna Nera di Częstochowa, l’emblema dell’identità nazionale polacca che si contrappone alla presenza dei russi nel governare la Polonia.
Come recitavano gli striscioni nel 2005, Giovanni Paolo II era il «Santo subito», quel padre in cui si ripara mentre il mondo va a pezzi. Nella certezza che rimarrà sempre lì, come un’immaginetta sacra incuneata fra le pagine di quel libro incompiuto che ciascuno di noi chiama vita.
“Vent’anni fa, il 2 aprile 2005, san Giovanni Paolo II passava dalla terra al cielo. La sua forza spirituale, il suo amore per la libertà e la sua capacità di avvicinare alla fede uomini e donne di ogni generazione e latitudine restano vivi nella memoria e nel cuore di miliardi di persone”. Così il presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, in un post condiviso sui social in occasione del 20° anniversario della morte di Papa Giovanni Paolo II. “Sono onorata di aver incontrato e conosciuto una figura così straordinaria che con la sua vita, le sue azioni e il suo esempio ha plasmato il Novecento e cambiato la storia”, sottolinea il premier, esprimendo il proprio “grazie di tutto, san Giovanni Paolo II”.