L'intesa tra Ucraina e Russia per un cessate il fuoco nel Mar Nero avanza rapidamente. Zelensky ha definito i recenti sviluppi come “passi nella giusta direzione” e oggi sarà a Parigi per incontrare Macron, in vista del vertice dei volenterosi che si terrà domani all’Eliseo. Nel frattempo, il nuovo ambasciatore russo, Alexander Darchiev, è in viaggio verso gli Stati Uniti con l'obiettivo di “rafforzare le relazioni tra Russia e USA” e “tutelare gli interessi russi”, come dichiarato dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Perché la tregua tra Russia e Ucraina possa reggere, servono tre elementi fondamentali: un accordo sul cessate il fuoco nel Mar Nero, la fine degli attacchi alle infrastrutture energetiche e l’autorizzazione al monitoraggio degli accordi da parte di Paesi terzi. Mosca ha chiarito che l’intesa con gli Stati Uniti diventerà effettiva solo dopo la revoca delle sanzioni sulle esportazioni agricole russe e su alcuni settori correlati.
Nel frattempo, la Casa Bianca ha presentato un piano in cinque punti per un possibile accordo, mentre l’Unione Europea inizia a prepararsi per il periodo post-bellico.
I cinque punti della Casa Bianca per un accordo
Ieri pomeriggio, 25 marzo, la Casa Bianca ha diffuso due note parallele sui colloqui avuti a Riad con le delegazioni di Russia e Ucraina. Ciascuna ha cinque punti, quattro identici a entrambe. A tracciare la linea della tregua sarà il secondo punto, quello diverso nei due piani: se nella nota riguardante i colloqui con i russi si parla della possibilità che Mosca torni a vendere grano e altri prodotti sui mercati internazionali, nell’altra gli States si impegnano a far tornare a casa prigionieri di guerra e bambini ucraini trattenuti dai russi.
Per garantire la stabilità di una tregua tra Russia e Ucraina, è essenziale costruire un quadro di sicurezza basato su tre pilastri fondamentali. Il primo è un accordo sul cessate il fuoco nel Mar Nero, area strategica per le esportazioni e il controllo delle rotte commerciali. Senza una de-escalation nelle acque che bagnano Odessa e Sebastopoli, ogni tentativo di pacificazione rischia di rimanere inefficace.
Il secondo elemento riguarda la protezione delle infrastrutture energetiche, spesso bersaglio di attacchi mirati che compromettono la tenuta economica e civile di entrambi i Paesi. La vulnerabilità del settore energetico non solo prolunga il conflitto, ma impedisce anche qualsiasi prospettiva di ricostruzione e normalizzazione dei rapporti internazionali.
Infine, il terzo pilastro è il monitoraggio della tregua da parte di attori terzi, essenziale per garantire il rispetto degli accordi e per evitare che eventuali violazioni innescano nuove escalation. La presenza di osservatori internazionali, sostenuta da Nazioni Unite o altre organizzazioni, potrebbe fornire garanzie di trasparenza e credibilità.
Tuttavia, Mosca ha posto una condizione chiave per il consolidamento dell’intesa: la rimozione delle sanzioni sulle esportazioni agricole russe e su settori economici ad essa collegati. Per il Cremlino, queste restrizioni rappresentano un nodo cruciale, poiché limitano la capacità della Russia di commerciare liberamente sui mercati globali.
In questo contesto, la Casa Bianca ha avanzato una proposta articolata in cinque punti, con l’obiettivo di avviare un percorso negoziale concreto. Parallelamente, l’Unione Europea si sta già preparando per affrontare il periodo post-bellico, consapevole che la fine delle ostilità non coinciderà automaticamente con una stabilizzazione duratura dell’area. La ricostruzione economica, la sicurezza energetica e il ripristino delle relazioni diplomatiche richiederanno un impegno strategico a lungo termine, in cui il ruolo di Bruxelles sarà determinante.
Cosa dicono Russia e Ucraina sull’accordo
La Russia chiede di: eliminare le sanzioni a una serie di banche russe ora escluse dai circuiti internazionali, le sanzioni all’export di cibo e fertilizzanti e il divieto di approdo nei porti alle navi russe.
Dal canto suo, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha affermato che il suo Paese intende “attuare” gli accordi annunciati dalla Casa Bianca, in particolare una tregua nel Mar Nero definendoli “buone misure”.
Mentre ribadisce l’impegno di Kiev per la pace (“Nessuno può accusare l’Ucraina di non muoversi verso una pace sostenibile» ha dichiarato il presidente ucraino in una conferenza stampa”), il leader ucraino accusa la Russia di manipolazioni e menzogne sul cessate il fuoco nel Mar Nero e nel settore energetico: “stanno già cercando di distorcere gli accordi e di ingannare sia i nostri mediatori sia il mondo intero“, ha detto Zelensky riportato da Rbc-Ucraina.
I toni tra le parti restano tesi: in un’intervista rilanciata dalla Tass, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto che Zelensky ha “i giorni contati” e che solo una parte della popolazione ucraina crede nella sua “immagine luminosa”. “Lo stesso Zelensky non vuole cedere alla debolezza. Capisce che i suoi giorni sono contati, che la sua ‘immagine luminosa’, come ha cercato di costruirla tra la gente, è sbiadita da tempo, ad eccezione di quella parte della popolazione che riflette visioni radicali e di estrema destra”, ha affermato Lavrov.
L’Europa si prepara al cessate il fuoco
L’Unione Europea continua a muoversi per facilitare un possibile accordo di pace, anche se l’iniziativa della cosiddetta "coalizione dei volenterosi" nasce principalmente grazie al sostegno del premier britannico Keir Starmer. L’obiettivo di questa alleanza, che coinvolge una ventina di Paesi, è quello di essere pronti nel momento in cui Russia e Ucraina raggiungeranno un’intesa per un cessate il fuoco definitivo.
I colloqui proseguiranno domani, 27 marzo, all’Eliseo, nonostante la ferma opposizione di Mosca. Il Cremlino ha definito l’eventualità della presenza di forze europee di peacekeeping in Ucraina come “assolutamente inaccettabile”. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Marija Zakharova, ha avvertito che l’invio di truppe europee equivarrebbe a un coinvolgimento diretto nel conflitto. Un’ipotesi che Mosca considera una linea rossa invalicabile, ribadita anche nell’ultima delle sei condizioni imposte per la tregua, che prevede che il monitoraggio del cessate il fuoco sia affidato esclusivamente a osservatori neutrali.
Nel frattempo, la diplomazia europea non si ferma. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha criticato duramente gli sforzi della coalizione, accusandola di "totale incompetenza politica". Ma l’Europa prosegue lungo il suo percorso.
Oggi, a Parigi, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky incontrerà Emmanuel Macron per discutere il ruolo della coalizione e capire quali siano i Paesi effettivamente disposti a sostenere Kiev, anche nell’eventuale dispiegamento di una missione di pace. “Il nostro compito è quello di capire chi è pronto a fornire le truppe”, ha dichiarato Zelensky, lanciando un appello agli alleati.
Fonte varie agenzie msn e adnkronos