Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky "è pronto per un cessate il fuoco e vuole raggiungere la pace". Lo ha dichiarato Donald Trump, presidente eletto degli Stati Uniti, in un’intervista rilasciata al New York Post dopo il suo incontro con il leader ucraino sabato scorso a Parigi.
Trump ha sottolineato l’urgenza di porre fine al conflitto che dal 2022 ha devastato l’Ucraina, sostenendo che il presidente russo Vladimir Putin dovrebbe riconoscere la sconfitta. "Quando perdi 700.000 persone, è chiaro che è il momento di fermarsi", ha detto Trump, riferendosi alle perdite umane stimate nel conflitto. "Non finirà finché non ci sarà la pace".
Pur senza entrare nei dettagli, Trump ha affermato di essere al lavoro su un piano per mettere fine alla guerra: "Sto elaborando un’idea per chiudere questa guerra ridicola".
Intanto sull’appartenenza degli Stati Uniti alla Nato, Donald Trump ha ribadito la necessità che gli alleati rispettino i propri impegni finanziari.
"Rimarremo nella Nato se i membri pagheranno i loro conti", ha dichiarato in un’intervista a Meet the Press. "Se rispettano gli accordi e trattano gli Stati Uniti in modo equo, allora sì, assolutamente, resteremo".
Questa posizione riprende le critiche che Trump aveva già espresso durante il suo primo mandato, mettendo pressione sugli alleati affinché aumentino il loro contributo finanziario all’Alleanza Atlantica.
Le dichiarazioni di Trump sottolineano la centralità che il presidente eletto intende dare a una politica estera che mira a ridefinire gli equilibri globali, con un approccio pragmatico sia nei confronti del conflitto in Ucraina sia rispetto ai rapporti transatlantici.
"Sono profondamente grato al presidente Trump per la sua forte determinazione a porre fine alla guerra in modo equo". Lo scrive sul suo profilo X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo aver incontrato il presidente eletto degli Stati Uniti a Parigi durante i colloqui a tre organizzati dal presidente francese Emmanuel Macron all'Eliseo. "La cosa piu' importante e' lavorare insieme su come porre fine a questa guerra, questa e' la nostra massima priorita'. Durante l'incontro a Parigi, ci siamo concentrati proprio su questo", ha affermato Zelensky, il quale ribadisce la sua gratitudine per aver organizzato l'incontro. Zelensky ha inoltre respinto la richiesta di abbassare l'eta' di leva per espandere il bacino di uomini in eta' da combattimento. "Dobbiamo concentrarci sull'equipaggiamento delle brigate esistenti e sulla formazione del personale. Non dobbiamo compensare la mancanza di equipaggiamento e addestramento" abbassando l'età" dei soldati.
Intanto Cremlino ha detto martedì che la guerra in Ucraina continuerà finché gli obiettivi fissati dal presidente Vladimir Putin non saranno raggiunti con azioni militari o con negoziati. Putin ha chiesto all'Ucraina di abbandonare la sua ambizione di entrare nella Nato e di ritirarsi completamente da quattro regioni del Paese che la Russia ha rivendicato come proprie - condizioni che Kyiv ha respinto come equivalenti alla resa. “L'operazione militare speciale terminerà quando tutti gli obiettivi fissati dal presidente e dal comandante in capo saranno stati raggiunti”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, usando il termine di Mosca per il conflitto. “Questi obiettivi possono essere raggiunti come risultato dell'operazione militare speciale o come risultato dei relativi negoziati”. Peskov ha dichiarato che al momento non sono in corso colloqui tra Mosca e Kiev perché “la parte ucraina rifiuta qualsiasi negoziato”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky lunedì ha sostenuto la necessità di una soluzione diplomatica alla guerra e ha sollevato l'idea di un dispiegamento di truppe straniere in Ucraina fino all'adesione alla Nato.
Siria: Savostyanov, così Erdogan ha umiliato Putin
"Per Vladimir Putin, la Siria è il simbolo della sua autoaffermazione come leader globale. Ma per la Russia, la Siria è un inutile fardello che richiede un enorme dispendio di forze militari, politiche ed economiche, senza dare nulla in cambio". A dirlo, in un'intervista al Corriere della Sera, l'ex generale dell'Fsb Evgenij Savostyanov. Che cosa significa la caduta di Assad per Putin? "È soprattutto una colossale umiliazione personale, ricevuta in primo luogo da Recep Erdogan, che già lo aveva umiliato altre volte - risponde -. Erdogan l'ha cacciato dal Caucaso del Sud, gli ha chiuso il Bosforo, lo ha fatto aspettare ai loro incontri. Il presidente turco è consapevole di quanto la Russia sia indebolita dalla politica ambiziosa di Putin". Quanto alle ricadute per Mosca Savostyanov sottolinea: "Sul piano militare e politico, non molte. Le nostre basi in Siria non consentono di risolvere nessun compito importante, soprattutto ora che la Turchia ha chiuso l'accesso delle navi militari al Mar Nero". Poi aggiunge: "Se avesse potuto, Putin avrebbe salvato Assad. Ma oggi, impegnare qualunque risorsa in un altro scenario è quasi impossibile. Nel futuro immediato, il cambio di regime in Siria è invece vantaggioso per la Russia: si risparmiano mezzi, si può rinforzare il contingente in Ucraina".
Fonte Varie agenzie