Con un voto di sfiducia record di 331 deputati, il governo guidato da Michel Barnier è stato destituito, segnando un primato storico come il più breve mandato di un Primo Ministro nella Quinta Repubblica. Questo evento, senza precedenti dal 1962, ha proiettato la Francia in un periodo di grande incertezza politica ed economica, con l'attenzione rivolta ora all'Eliseo, dove Barnier presenterà formalmente le dimissioni al presidente Emmanuel Macron.
Secondo l'articolo 50 della Costituzione, il primo ministro è tenuto a dimettersi una volta approvata una mozione di censura. Macron dovrà quindi agire rapidamente per nominare un successore, cercando di mantenere la stabilità in un clima politico sempre più teso.
Scenari politici e tempistiche serrate
Due ipotesi emergono per i prossimi passaggi: la nomina immediata di un nuovo Primo Ministro, che potrebbe avvenire entro 24 ore, oppure un'attesa più lunga per la formazione di un nuovo esecutivo. La rapidità è necessaria, non solo per fronteggiare la pressione politica della sinistra radicale di La France Insoumise (LFI), che chiede le dimissioni dello stesso Macron, ma anche per approvare il bilancio dello Stato e il nuovo bilancio della Previdenza Sociale, entrambi fondamentali per la gestione economica del Paese.
Se in passato Macron ha impiegato 51 giorni per designare il successore di Gabriel Attal, oggi non c’è tempo per ritardi. La scadenza ravvicinata del bilancio richiede decisioni rapide: tra le opzioni sul tavolo, l’adozione di una legge speciale per semplificare l’iter parlamentare o il ricorso all’articolo 47 della Costituzione, che consente di approvare il bilancio previdenziale per ordinanza. Tuttavia, l'eventualità di ricorsi al Consiglio costituzionale rende necessario un nuovo governo per evitare ulteriori complessità istituzionali.
La fragilità del contesto politico
Il crollo dell'esecutivo arriva sei mesi dopo le elezioni legislative anticipate e riflette una profonda instabilità nel panorama politico francese. Il voto di sfiducia, appoggiato anche dal Rassemblement National di Marine Le Pen, mette in luce un’inedita convergenza tra le opposizioni, dall’estrema sinistra all’estrema destra. Questo clima di frammentazione e rivalità rischia di indebolire ulteriormente la capacità del Paese di affrontare sfide cruciali, come l’inflazione e le pressioni sociali.
L’uscita di scena di Barnier apre interrogativi sul prossimo leader e sulla composizione del futuro governo. La scelta di Macron sarà cruciale per ristabilire un equilibrio, evitando ulteriori scossoni e garantendo la continuità delle riforme necessarie.
In questo momento di incertezza, la Francia si trova dinanzi a un bivio politico: ricostruire la fiducia nelle istituzioni attraverso un governo solido e credibile o rischiare una crisi istituzionale di portata ancora maggiore.