Il 26 luglio l’ormai ex presidente del Niger Mohamed Bazoum, eletto nel 2021 con elezioni democratiche, le prime dall’indipendenza dalla Francia del 1960, è stato deposto da un colpo di Stato militare. Bazoum è considerato il leader più filo-occidentale della storia del Niger, tanto da aver incontrato Sergio Mattarella lo scorso dicembre per ribadire la partnership strategica con l’Italia.
Diversi nigeriani hanno manifestato contro il golpe, ma la protesta è schiacciata in termini di quantità da tutte le persone favorevoli all’insediamento del generale Tchiani e al leader russo Vladimir Putin. La Russia è all'ammirazione di buona parte del Niger, vista come un’alternativa conveniente e fruttuosa al potere coloniale francese.
Il destino del Niger si appresta a segnare profondamente quello europeo, con un margine di imprevedibilità allarmante. Il Niger risulta particolarmente importante per l’equilibrio internazionale, non solo perché detiene più del 7% delle riserve mondiali di uranio (pur essendo tra i Paesi più poveri dell’intero pianeta), ma anche per la sua posizione strategica contro i gruppi jihadisti operativi in Maghreb e i trafficanti di migranti.
Ecco perché il risvolto del Niger può minare seriamente la sicurezza di tutta l’Europa, ma non meno rilevante è l’accrescimento di potere della Russia all’interno dell’Africa. Nel frattempo, i militari europei e quelli statunitensi sono chiusi all’interno delle basi locali, per il pericolo di essere coinvolti nella rivolta.
La riuscita dell’insediamento russo, attraverso la brigata Wagner, in Niger andrebbe ad accrescere un già vasto insieme di Stati africani che si trovano - più o meno esplicitamente – sotto il dominio russo, attenuando sempre più l’influenza dell’Europa e in genere dell’Occidente.
Due giorni fa si è svolto un summit in Nigeria proprio per valutare le possibili alternative, tra cui la mediazione politica affidata al presidente del Benin e l’intervento delle forze panafricane, proprio come avvenuto nel 2017 per sventare la guerra civile in Gambia.
Nel frattempo, il generale Omar Tchiani continua a ribadire di star agendo per il bene del Niger, mentre Macron è severamente preoccupato per “un colpo di Stato completamente illegittimo e profondamente pericoloso per il Niger e l’intera regione”.
Intanto gli Stati Uniti hanno ordinato l'evacuazione parziale della propria ambasciata in Niger. Lo ha reso noto il Dipartimento di Stato di Washington. "Il 2 agosto 2023, il Dipartimento ha ordinato la partenza dall'Ambasciata di Niamey dei dipendenti governativi statunitensi non essenziali e dei loro familiari", si legge nella nota.
L'avviso pubblicato sul sito del Dipartimento di Stato avverte i cittadini statunitensi di "non recarsi in Niger", ma non consiglia a tutti gli americani di lasciare il Paese africano. "L'Ambasciata degli Stati Uniti a Niamey ha temporaneamente ridotto il suo personale, ha sospeso i servizi di routine ed è in grado di fornire solo assistenza di emergenza ai cittadini statunitensi in Niger", rileva la nota.
Gli Stati Uniti hanno condannato con forza il rovesciamento del presidente Mohamed Bazoum ma, a differenza della Francia e di altri Paesi europei, non hanno ordinato evacuazioni né sospeso gli aiuti al Niger, che ammontano a diverse centinaia di milioni di dollari.
Matthew Miller, portavoce del Dipartimento di Stato sottolinea che l’America «respinge con forza tutti i tentativi di rovesciare l’ordine costituzionale del Niger e sostiene insieme al popolo nigeriano la governance democratica e il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto», sottolineando che «Washington è impegnata diplomaticamente ai più alti livelli».
Lo stesso Miller in precedenza aveva dichiarato che non vi erano rischi o minacce concrete per i cittadini americani in Niger o per le strutture statunitensi sul suolo africano. “Situazione fluida a Niamey”. Circa 1.000 militari degli Usa sono di stanza nel Paese, dove stavano aiutando il presidente spodestato, Mohamed Bazoum, a combattere un’insurrezione islamista regionale.
Non solo l’America, anche la Francia, temendo possibili escalation che possano vedere coinvolti cittadini francesi e membri dell’ambasciata, chiede, tramite il ministero degli Esteri, alle forze di sicurezza nigeriane, di “prendere le misure necessarie per garantire la sicurezza dei diritti di passaggio dei diplomatici stranieri e del personale” sottolineando che si tratta di “obblighi previsti dal diritto internazionale, in particolare dalla Convenzione di Vienna”.
È proprio un forte sentimento anti-francese scrive money,ad aver animato il colpo di Stato, per il quale l’appoggio della Russia si è rivelato fondamentale. Il capo della brigata Wagner, Evgeny Prigozhin, ha dichiarato di essere pronto a inviare “mille mercenari” russi a sostegno dei rivoltosi. L’appoggio filo-russo della Wagner è apertamente a favore dei regimi militari, tanto più ora che anche l’ultimo leader filo-occidentale della regione è stato deposto. A Niamey sono stati in moltissimi a protestare contro il colonialismo appoggiando i rivoltosi e sventolando le bandiere russe, proprio come era accaduto in Mali nel 2021 e in Burkina Faso nel 2022.
Dopo Mali, Burkina Faso, Libia, Repubblica Centrafricana e ora Niger, la brigata di Prigozhin continua "money" si appresta a ottenere lo stesso risultato anche in Ciad e Sudan, approfittando del debole e precario equilibrio politico. Il Ciad non ha ancora pienamente superato la dittatura di Idriss-Deby, il presidente deceduto nel 2021, mentre in Sudan i conflitti proseguono da oltre tre mesi, in un contesto già fortemente provato dalla crisi umanitaria.
Secondo il giornale on line money continua così a rafforzarsi la politica russa all’interno dell’Africa occidentale, proprio parallelamente al summit russo-africano che si è svolto a San Pietroburgo. Nel Sahel, l’unico Paese ancora alleato con gli Stati Uniti e l’Unione Europea è proprio il Niger, ma presto le cose potrebbero cambiare. Ci sono concreti sbocchi per i mercenari russi, mentre i soldati francesi sul posto – circa 1.500 - sono in grave pericolo.
Fonti Agi e money e varie agenzie