Renzi contro Conte, Renzi che fa Ciao a Conte. E il Pd con Conte. Ma anche un po' con Renzi. E M5S con Conte, ma anche no. E Salvini e la Meloni contro Conte, Renzi e il Pd e M5S. Lega e Fratelli d'Italia per una Federazione europea e contro l'Unione Europea. Tradotto: voi dateci i miliardi, noi ci facciamo quel che ci pare. Cronache della politica che, come usa dire, fibrilla e un po', come non usa dire, sbava intorno ai 209 miliardi.
Intanto Renzi, lasciandosi sfuggire una battuta con un deputato, dietro le quinte crea ancora instabilità: "Meglio stare fuori dal Parlamento che dentro questo governo". Punta sempre sul fatto che un'eventuale rottura sarebbe più che spiegabile: non sfruttare le opportunità irripetibili del Recovery Fund sarebbe un errore tale da giustificare la crisi.
"Io mi sto giocando l'osso del collo sui contenuti non su beghe politiche", ha aggiunto ai suoi. Non potrebbero mancare comunque i colpi di scena. Attenzione infatti alla mossa a sorpresa: Italia Viva potrebbe uscire dall'esecutivo, ma per senso di responsabilità potrebbe non togliere la fiducia.
Matteo Renzi torna all'attacco del premier Giuseppe Conte. Lo fa durante una conferenza stampa in Senato, in cui ribadisce le perplessità sul Recovery plan del governo: "Pensiamo che il piano predisposto dal presidente del Consiglio manchi di ambizione, sia senz'anima, si vede che non c'è un'unica mano che scrive. È un collage talvolta raffazzonato di pezzi di diversi ministeri. Si vede la mano burocratica di chi mette insieme i pezzi".
Poi il leader di Italia viva torna ad agitare la maggioranza: "Se c'è l'accordo" sul Recovery "bene, si va avanti, se non c'è l'accordo è evidente che faranno senza di noi e le ministre si dimetteranno. Non siamo alla ricerca di poltrone ma di idee". Renzi incalza Conte anche a proposito della polemica sugli 007. "Noi non vogliamo che si facciano scherzi su intelligence e servizi segreti - sottolinea - e chiediamo al presidente del Consiglio che affidi la delega a una persona terza".
Conte spinge per parlamentarizzare l'eventuale crisi, così come fece con Matteo Salvini ad agosto 2019. Ma le parole di Renzi tuonano sempre di più: "Io non sono Salvini, non mi faccio mettere in un angolo". C'è chi, come Goffredo Bettini del Pd, sostiene la necessità di un rimpasto. Per ora il premier non ne vuole sentir parlare, anche perché la mossa potrebbe non bastare.
Si andrà al voto o si troverà una nuova maggioranza in Parlamento? Il Partito democratico - riporta il Corriere della Sera - resta dell'idea che il ritorno alle urne sia la via maestra, visto che un ipotetico gruppo di responsabili non rappresenterebbe un'alternativa solida e concreta: "Non è pensabile che con la pandemia in corso e il Recovery Plan si metta su una maggioranza raccogliticcia".
Il presidente del Consiglio ne parla già da tempo con i suoi consiglieri, meditando una sorta di minaccia verso chi sta continuando a mettergli il bastone tra le ruote: "Come la spiegherebbe Renzi agli italiani?". "Non mi fido", ha confessato a un esponente del Partito democratico. Come si legge su Quotidiano Nazionale, due ministri lealisti gli hanno consigliato di anticipare le mosse del leader di Italia Viva, magari presentandosi davanti alle Camere e chiedendo un voto di fiducia dopo aver messo tutti all'angolo con una domanda chiara: "Volete davvero assumervi il peso di far cadere il governo in piena pandemia e farlo con Salvini?".
C'è confronto, c'è scontro, ci sono critica, denuncia, insoddisfazione. Perfino aria di crisi di governo, perfino vaghissimo odore di elezioni anticipate. Ma non sul che fare con i 209 miliardi. Sul che farci l'intera collettività italiana è sostanzialmente unanime, la politica non fa che rappresentare, sia pure in maniera grottesca, quel che la gente si aspetta.
Tutti aspettano che i 209 miliardi saranno e debbano essere aumenti di stipendio oppure meno tasse o ancora nuove assunzioni pubbliche o ancora imprese, se non addirittura settori, tenuti artificialmente in economica e aziendale esistenza con i soldi pubblici.
I partiti presentano le loro osservazioni al Recovery plan predisposto da Palazzo Chigi. E Renzi va giù duro contro Conte: il suo piano è un collage raffazzonato, senza accordo noi siamo fuori dal governo. Poi attacca il Movimento Cinque stelle che in commissione al Senato ha votato contro la Tav: sono loro a congiurare contro il governo, sostiene il leader di Iv.
E insiste chiedendo a Conte di cedere la delega sui servizi segreti: «Noi non vogliamo che si facciano scherzi sui temi sulla sicurezza e chiediamo che il presidente del Consiglio affidi la delega ai servizi ad una persona terza». Il Recovery plan sarà al centro di una due giorni di incontri il 29 e il 30 dicembre fra i partiti e i ministri dell’Economia Gualtieri e delle Politiche Ue Amendola.
Forse ieri è partito il conto alla rovescia della crisi di governo. Più in là. Ora c’è il time out di Natale, peraltro segnato dal nervosismo a causa delle indecisioni sulle norme anti-Covid e della persistente crisi sanitaria. Certo è che l’atteso incontro fra Matteo Renzi e Giuseppe Conte è stato molto modesto: «Ecco le nostre proposte», «Grazie vi farò sapere». Una ventina di minuti. C'era poco da verificare. Alla fine, tutto resta sospeso come nel penultimo capitolo di un romanzo giallo.
fonti il giornale / sole 24 / tgcom / calciomercato / l'inchiesta