“Al Mezzogiorno servono più investimenti e una politica che faccia il suo lavoro. Sono impegni questi non generici e trasparenti, puntuali con tempi certi”. Questo è quanto affermato dal premier, Matteo Renzi, in una recente visita a Taranto. Noi, con tutto rispetto, per queste buone intenzioni della Politica nazionale, dobbiamo rilevare che il nostro Sud è sempre, in attesa, di un concreto sviluppo.
Vediamo perché. La crescita del Pil(prodotto interno lordo), nel 2015, non può non essere valutata alla luce della pesante recessione che ha colpito l’economia, in tutte le regioni meridionali, con un’intensità, tuttavia, molto, differenziata ma, che nei valori medi è, quasi, doppia di quella del resto del Paese Italia(-13,2% contro il 7,8%). Ancora, nel 2015, secondo il Rapporto Svimez, gli occupati sono in diminuzione, in Calabria. A questo punto va rilevato, pure, senza mezzi termini, che i dati statistici sulle infrastrutture, testimoniano quanto siano necessari concreti investimenti nel Mezzogiorno, in modo specifico, in Puglia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Sicilia. E, Dulcis in fundo, possiamo dire che la fotografia dell’economia meridionale, nell’anticipazione del Rapporto Svimez 2016, è una boccata di ossigeno per il Mezzogiorno, soprattutto, se paragonata alla fotografia dell’anno 2015. Si pensi che solo nel mese di maggio, scorso, sono state ammesse 68 nuove iniziative imprenditoriali, tutte localizzate nelle otto regioni del Sud Italia. Viene chiamato autoimpiego e prevede incentivi destinati tre tipi di attività: lavoro autonomo, microimprese e franchising.