Il Professor Giovanni Liccardo, che ha curato un importante lavoro di approfondimento e ricerca sulla caccia alle streghe, ci accompagna in un’immersione storica. Riportiamo un estratto del suo lavoro: “La caccia alle streghe fu un fenomeno repressivo indirizzato contro persone, in gran parte donne, accusate di pratica con il diavolo; le streghe appaiono un po’ ovunque in Europa e nel Nuovo Mondo nei secoli XVI-XVII. L’acme della persecuzione è tra 1560 e 1630, quando di fronte alla crescita del disagio economico-sociale, politico e religioso questa sembra la soluzione più facile per eliminare gli avversari, imporre l’uniformità, sedare le tensioni, in un’alleanza efficace tra Stato e Chiesa. A livello istituzionale, ogni forma di fede o di comportamento, non ammessi dall’istituzione ecclesiastica, deve essere tenuta sotto controllo. Chi non aderisce al cristianesimo o lo fa in modo imperfetto è ritenuto un “diverso” nella società. A livello più basso, sorgono movimenti spontanei che devono trovare un capro espiatorio alle carestie e alle epidemie. I nemici interni vengono considerati gli eretici, i superstiziosi e i sodomiti, mentre i nemici esterni sono i popoli che praticano religioni diverse da quella cristiana che devono essere esclusi e allontanati, come gli ebrei e i musulmani dalla cattolicissima Spagna. Ma altri popoli premono alle frontiere, come i rom, che cominciano ad arrivare in Europa, e i temibilissimi turchi. Nel Cinquecento: decine di migliaia di persone, soprattutto donne, sono messe a morte, generalmente bruciate vive, sulla base di confessioni generalmente estorte sotto tortura. I canoni della demonologia sono già fissati dalla fine del Quattrocento: i poteri delle streghe derivano dal patto con il diavolo. Le streghe volano di notte e raggiungono la zona del "sabba" in cui adorano il demonio, si congiungono carnalmente con esso, calpestano la croce e procurano la morte ad adulti, bambini e animali. Nella cultura greca e latina la figura della Strega aveva una propria collocazione, anche se caratterizzata con toni diversi da quelli delle donne malefiche datesi a Satana e al centro della demonizzazione del XV-XVII secolo. A determinare un profondo cambiamento della valenza culturale della Strega di certo ebbe un ruolo fondamentale il contatto con il mondo cristiano, che considerava ogni espressione della cultura pagana una chiara testimonianza del culto di Satana. Lamiae, maleficae e striges erano termini utilizzati per indicare delle donne dedicate al maleficum. La Lamia, di cui abbiamo anche testimonianza nell'Antico Testamento (Is 34, 14), può essere ritenuta l'archetipo della strega, con tutte quelle temibili caratteristiche che accompagnarono l'operato delle streghe. Le striges erano ritenute capaci di mutarsi in uccello per commettere le loro nefandezze: infatti la strix era un uccello notturno avvolto da un simbolismo oscuro e inquietante. La strega è per antica tradizione una manipolatrice di erbe, una esperta conoscitrice delle virtù e dei poteri dei principi naturali. La mammana - strega - fattucchiera svolgeva per la comunità funzioni paramediche, somministrava medicamenti e suggeriva rituali terapeutici e all’occasione poteva procurare aborti. La stessa medicina ufficiale si è in parte riferita alla farmacopea popolare: la farmacopea di stato del Granducato di Toscana (1789), elenca principi attivi animali e vegetali spesso ricavati dai verbali dei processi per stregoneria. La strega, spesso davanti al giudice, enfatizzava le facoltà magiche ed i reati che le venivano attribuiti e questo è spiegabile solo in parte secondo la logica della tortura o della disperazione e della rivalsa. Probabilmente, la convinzione derivava da vissuti psichici personali sperimentati come reali ed oggettivi, non interpretabili secondo gli strumenti culturali disponibili all’epoca. È verosimile ipotizzare che effetti farmacologici fossero alla base delle esperienze psichiche e mistiche delle streghe e che tali effetti derivassero dall’assunzione di filtri e pozioni da loro stesse preparate. Anche se nei momenti più aspri nessun settore della popolazione può dirsi al sicuro dai sospetti e tutti quindi possono essere accusati - tuttavia la persecuzione antistregonesca colpisce soprattutto un tipo preciso di persona. La strega è un personaggio liminare, spesso una donna in età infeconda giovanissima o, nella maggioranza dei casi, vecchia; vive ai limiti della comunità sia fisicamente. Nell’alto medioevo esistono superstizioni contadine sul potere delle streghe; la Chiesa e le autorità civili fanno però di tutto per scoraggiare queste credenze che socialmente. Dopo il XII secolo si assiste a un’inversione di tendenza. L’ossessione esplode con scadenze ben precise e acquista una forma definitiva alla fine del XV secolo. Nel 1484 Innocenzo VIII promulga la bolla Summis desiderantes affectibus nella quale, deplorando la diffusione della stregoneria, autorizza gli inquisitori domenicani Heinrich Institor e Jakob Sprenger a sradicarla. Gli stessi inquisitori che avevano sollecitato la bolla pubblicano nel 1487 il Malleus maleficarum, il più grande e completo testo di demonologia antistregonesca, una raccolta delle credenze sulla moltiplicazione delle streghe nel quale si chiede alle autorità civili ed ecclesiastiche di aiutare concretamente gli inquisitori nel loro compito di persecuzione della stregoneria. Con il Malleus la persecuzione - già esistente e praticata a livello locale - fa un salto di qualità divenendo ufficialmente autorizzata dalla Chiesa e organizzandosi e coordinandosi a livello europeo. Il Malleus è pervaso da una fortissima carica antifemminile, che trae le sue radici da quell’ampia corrente misogina del cristianesimo medioevale che si rifaceva a sant’Agostino, ed è punteggiato da una serie di ossessioni sessuali e da fantasie di castrazione. Il Cinquecento e il Seicento sono i secoli di maggior virulenza della persecuzione antistregonesca, che si può dividere in due fasi. La prima che va più o meno dalla fine del Quattrocento al 1530 è concentrata soprattutto nelle zone di montagna, prevalentemente alpine e pirenaiche, in cui esistono ancora sacche di sopravvivenza di antiche credenze pagane. Questi residui di paganesimo, diffusi tra i settori più umili della società e nelle zone più isolate, comportano animismo, superstizioni e credenze nella magia popolare che vengono ora interpretate come patto con il diavolo ed equiparate all’eresia. La persecuzione sembra affievolirsi, ma riprende con forza a metà del Cinquecento e dura fino a metà del Seicento. L’ossessione stregonesca acquista vita autonoma, si sviluppa e si salda al clima di sospetto delle guerre di religione, diviene parte della psicologia dell’epoca e si allarga geograficamente. Questa seconda fase, più violenta della prima, legata alle guerre di religione e culminata con la guerra dei Trent’anni, coinvolge tutta l’Europa e acquista una virulenza tutta particolare in Germania. Pur coinvolgendo alcune città, la persecuzione colpisce prevalentemente il mondo contadino; è meno forte in Italia e Spagna, anche se qui è compensata dalla repressione contro ebrei e moriscos. A partire dalla seconda metà del Seicento, con la fine delle guerre di religione, il fenomeno comincia lentamente a declinare fino alla scomparsa all’inizio del Settecento nel nuovo clima tollerante del secolo dei Lumi sotto i colpi del pensiero razionalistico che nega i poteri della magia e si oppone alla sua persecuzione”.