In occasione della recente inaugurazione della “Tenda della Sindone” a Torino, il Professor Bruno Barberis, docente di Fisica Matematica all’Università di Torino ed esperto in sindonologia, ha tenuto la conferenza “La Sindone e il mondo” sulle sue esperienze più significative. Ecco uno stralcio del suo intervento: “Da ormai 50 anni mi occupo della Sindone, da quando, dopo la laurea in Matematica, conseguita all’Università degli Studi di Torino nel 1975, e l’inizio della carriera universitaria nel Dipartimento di Matematica, iniziai per caso a interessarmi dell’argomento. Nello stesso istituto in cui lavoravo incontrai un anziano professore, Tino Zeuli che, all’epoca, era Presidente della Confraternita del Santissimo Sudario e del Centro Internazionale di Sindonologia che incominciò a coinvolgermi nei suoi studi sulla Sindone. Finora ho tenuto più di 3.800 conferenze non solo in tutte le regioni di Italia, ma anche in numerose nazioni sparse nei vari continenti. Ho parlato della Sindone a moltissime persone fra le più diverse per età, ceto sociale, cultura, fede, interessi e conoscenze. In questa occasione di incontro pubblico racconterò alcune delle esperienze più significative che ho vissuto cominciando da due esperienze italiane. Ricordo che a Giulianova, in Abruzzo, per ben 8 anni consecutivi, dal 2007 al 2014, ho tenuto numerose conferenze che hanno accompagnato la “Passio Christi”, una delle più suggestive e affollate rievocazioni storiche che ci sono in Italia della Passione di Gesù che animava per diverse serate le strade della città e che attirava fedeli da tutto l’Abruzzo. Nel 2009 a Forlì partecipai a una iniziativa del Vescovo dell’epoca, Monsignor Lino Pizzi, che convocò in Cattedrale circa 2.000 studenti delle scuole secondarie di II grado della città per i quali tenni 6 incontri distribuiti in 3 giorni. Per quanto riguarda invece le esperienze fatte al di fuori dai nostri confini nazionali, un ricordo particolare risale al 22 luglio 2006. Presso l’Istituto Pontificio Notre Dame di Gerusalemme che si trova a pochi passi dalla Basilica del Santo Sepolcro e di fronte alla Porta Nuova di Gerusalemme che immette nel quartiere cristiano della Città Vecchia. Fui invitato ad inaugurare una mostra permanente sulla Sindone intitolata “Chi è l’uomo della Sindone?” che è la prima e unica presente nella Terra Santa. Il merito di questa iniziativa è della Congregazione dei Legionari di Cristo che, da 50 anni, hanno ricevuto dalla Santa Sede, proprietaria di questo edificio, l’incarico di gestire questo importante punto di riferimento per i pellegrini che si recano a Gerusalemme. La mostra è ospitata in un’ala del grande palazzo sede del Centro e, essendo situata a pochi metri dalla Porta Nuova, costituisce per i numerosi pellegrini che la visitano un vero e proprio completamento del pellegrinaggio nei luoghi Santi della Città Vecchia. In America Latina (in Brasile, Perù e, per ben cinque volte, in Messico), ho avuto l’occasione di parlare della Sindone a grandi assemblee, in Università, parrocchie e comunità fra le più diverse, composte da centinaia di persone quasi tutte e ho riscontrato un altissimo interesse ed entusiasmo. Nel 2010 fui invitato in Perù a tenere 11 conferenze, a Lima e sulle Ande, in ambienti sociali diversissimi, dalle Università alle parrocchie e alle scuole, compresa quella che non dimenticherò mai e che ritengo la conferenza più importante ed emozionante tra tutte quelle che ho tenuto nella mia vita. Si svolse in una baracca situata sulle ripidissime pendici di una collina desertica nel cuore di una delle più grandi baraccopoli di Lima, detta “Pueblo Joven”, in cui vivono diverse centinaia di migliaia di persone, un popolo di poveri migranti senza futuro. Le abitazioni sono ammassate sulle pendici di una collina completamente desertica e sono composte di legno o di lamiera. Le scuole, gli ospedali, i negozi e tutti i servizi sono situati in città, cioè alla base di questa grande collina e, pertanto, non sono raggiungibili a piedi dagli abitanti che stanno in cima alla collina stessa che altrimenti dovrebbero percorrere a piedi diversi chilometri di strade ripide e sterrate, piene di buche o lunghissime scale di migliaia di gradini in ripida ascesa o discesa. Nelle baracche non arriva né l’elettricità né l’acqua corrente che è fornita da autobotti che, a pagamento, vengono riempite una volta alla settimana in grandi bidoni di plastica situati lungo la strada polverosa che attraversa la baraccopoli. Mancando la corrente elettrica non potei mostrare al pubblico nessuna diapositiva della Sindone e pertanto feci circolare fra i partecipanti alcune fotocopie dell’immagine sindonica spiegandola in lingua spagnola. Nonostante questa situazione limite, non dimenticherò mai non solo la grande attenzione che si leggeva sui volti di bambini, giovani e adulti, ma anche la profonda partecipazione e commozione: quante lacrime ho visto sul viso di quelle persone! Ecco perché è stata una esperienza veramente indimenticabile e che ritengo la più importante della mia vita sindonica”.