"DIPENDE" è la storia di un finto studio legale, popolato da veri avvocati, dove nulla è come sembra. Le vicende dei protagonisti, tra inganni, delitti e crisi esistenziali, mettono in discussione ogni certezza morale, lasciando il lettore a chiedersi: quante verità esistono? E quante sei disposto a trovare?
Il titolo "DIPENDE" gioca sul concetto di relatività delle verità, dove il confine tra giusto e sbagliato è spesso ambiguo. In un mondo in cui la giustizia si scontra con la moralità, ogni evento e ogni personaggio è visto attraverso il prisma delle proprie sfumature personali.
Con "DIPENDE", Caroppo ci guida in un viaggio nelle pieghe più oscure delle relazioni umane, dove le apparenze sono ingannevoli e ogni scelta è una sfida alla moralità. Un romanzo che mescola colpi di scena e riflessioni profonde, esplorando temi universali come il riscatto, i compromessi e la difficoltà di trovare la verità in un mondo che sembra non volerla mai svelare.
"Nulla è come sembra" – una frase che ben rappresenta il cuore pulsante di DIPENDE, dove ogni rivelazione e ogni incontro potrebbe cambiare radicalmente la percezione del lettore sulla trama e sui suoi personaggi.
Grazie al mio amico Angelo Barraco capo ufficio stampa della Bertoni editore che come Corriere del Sud abbiamo realizzato questa intervista
INTERVISTA ALL’AUTORE
1/ Il tuo rapporto con la scrittura?
Ci siamo conosciuti tre anni fa e da allora ci siamo frequentati assiduamente. Ne ho subito il fascino ammaliatore ma ho capito immediatamente che farsi stregare dalla scrittura poteva rivelarsi molto pericoloso. Rischiavo di finire nel girone infernale dei grafomani, condannati a raccontare continuamente storie che interessano solo a chi le scrive. Così, per poter convivere serenamente, abbiamo stretto un patto. Io mi sono impegnato a contattarla solo quando sento che l’idea su cui si dovrà reggere il racconto mi emoziona profondamente. Mentre lei si è impegnata a fare il resto, aiutandomi a tradurre l’idea in narrazione. Mi pare un buon compromesso…
2/ Come nasce l'idea del tuo nuovo manoscritto?
Credo che l’idea sia stata indotta dalla mia professione di avvocato.Dopo vent’anni di professione forense passati a scrivere atti per necessità, narrare di studi legali, intrecci, drammi personali e vicende giudiziarie, credo sia stato quasi un riflesso incondizionato.
3/ Raccontaci i luoghi dov'è ambientato?
Il romanzo è ambientato a Bologna (con puntate a Roma, Riccione e Calvì dove si sviluppano alcuni fatti) alla fine degli anni 90 quando ancora eravamo analogici e la tecnologia digitale che di lì a poco avrebbe sconvolto le nostre esistenze era fatta principalmente di lentissime connessioni ad internet e telefoni cellulari primordiali che si utilizzavano solo in caso di emergenza per via dei costi proibitivi delle chiamate. Descrivo una città in cui la mattina presto, quando ci si incontra, ci si saluta. In cui gli avvocati scrivono ancora i loro atti a macchina e guardano ai modernissimi programmi di videoscrittura al computer con sospetto. In cui, nei bar, l’unica forma di distrazione è la conversazione perché gli smartphone ancora non esistono. Poi la trama vira ai giorni nostri dove le abitudini sono profondamente cambiate e con loro i luoghi che diventano quasi invisibili, attraversati dai personaggi che non hanno più tempo per guardarsi in giro perché risucchiati inesorabilmente nel vortice della frenesia. E così anche quella Bologna lenta e accomodante fatta di particolari che necessitano pazienza, diventa uno sfondo che scorre a tutta velocità che non è più possibile mettere a fuoco.
4/ Parlaci dei personaggi del tuo romanzo?
I personaggi sono tutti legati da un minimo comune denominatore: la loro esistenza labirintica. Tutti cercano di uscire da una condizione che sentono come opprimente, trovandosi spesso al punto di partenza. In questo scenario si sviluppano le loro frustrazioni, con vecchie angosce che riaffiorano dal passato e condizionano il loro agire sempre in bilico tra morale e giustizia. In mezzo a tutto ciò ci sono il riscatto e la reazione che determinano il destino finale di ognuno di loro. In generale mi piace descrivere personaggi negativi che alla fine fanno cose buone e, viceversa, personaggi che chiunque definirebbe buoni capaci di compiere azioni terribili.
5/ Com'è nata la scelta del titolo?
Dipende è un termine che rimanda al dubbio e ad una molteplicità di opzioni per interpretare una qualunque situazione. Nel romanzo ho descritto uno scenario di fondo in cui le tinte che definiscono il bene ed il male, il giusto e sbagliato e ciò che è morale ed immorale, sono spesso indistinguibili. Ciò perché ogni situazione, anche la più apparentemente scontata, può essere decifrata e definita solo attraverso l’utilizzo del proprio personalissimo prisma e apparire in maniera completamente diversa per ciascuno di noi. Da qui il termine DIPENDE che nel libro viene utilizzato in uno snodo cruciale della trama che non voglio svelare qui.
6/ Quali saranno le prossime iniziative relative al libro (presentazioni, fiere, firma copie, ...).
Il 23 novembre (pomeriggio con orario da confermare) sarò all’Allianz MiCo di Milano (Viale Eginardo 29) per una presentazione e firmacopie nell’ambito della manifestazione sportiva Milano21. Il 19 dicembre alle ore 19.30 sarò invece nella mia Bologna, all’Istituto Storico Parri di Via S. Isaia 18, per una presentazione organizzata da Librerie Coop e Bertoni Editore. Concluderò questo primo tour di presentazione a Gennaio 2025, a Roma, in data ancora da definire.
7/ Se dovessi scegliere una frase del tuo nuovo ultimo romanzo, quale sceglieresti e perché?
<<Ciascuno di noi ha mille anime nascoste di cui non si cura minimamente nel corso della vita e, solo quando si verifica un evento scatenante, è costretto a decifrarne i contorni oscuri in un processo di compassionevole accettazione>>. E’ la frase che meglio definisce i miei personaggi e forse, nella realtà, anche ciascuno di noi. Diamo per scontato di conoscere noi stessi, sino a che non succede qualcosa di dirompente che ci obbliga a mettere a nudo la nostra essenza e a fare i conti con le nostre sfumature più oscure che magari detestiamo ma con le quali siamo costretti a convivere. Questo è un aspetto che mi piace molto indagare attraverso il mio lavoro di scrittura.
8/ Se dovessi scegliere tre aggettivi per rappresentare il tuo ultimo libro quali scegliersti.
Più che tre aggettivi sceglierei una frase: <<nulla è come sembra>>. Perché nel romanzo ci sono continui colpi di scena e non appena il lettore è convinto di aver trovato la chiave di lettura della trama, capita qualcosa che rimette in gioco situazioni che sembravano definite. Mi piace condurre il lettore in un luogo sconosciuto e abbandonarlo lì, senza guida, costringendolo a trovare da solo le risposte ai temi che riguardano le relazioni umane e le vicende dei protagonisti.
9/ In quale o quali generi letterari incaselleresti il tuo libro?
E’ innegabilmente un legal thiriller per le vicende narrate ed il contesto in cui si sviluppa la trama che è quello di un finto studio legale che viene utilizzato per svolgere attività che spesso hanno poco a che fare con le attività che ci si aspetterebbe da un vero studio legale. In realtà la trama è solo un pretesto per parlare delle relazioni umane attraverso le vite dei protagonisti. Dei loro compromessi che pongono dubbi e della giustizia che si scontra, spesso, con la morale.
10/ È importante scrivere, ma è sicuramente più importante leggere, le tue letture preferite?
Le mie letture preferite sono tutte quelle che mi disorientano e mi prendono a schiaffi. Non è un caso che i miei scrittori preferiti siano Chuck Palahniuk ed Irvine Welsh dei quali ho letto tutto e gli italiani Pasolini e Tondelli. Vorrei citare un piccolo aneddoto su Irvine Welsh che, recentemente, mi ha molto divertito. In occasione del tour italiano di presentazione del suo ultimo libro, per una serie di fortunate coincidenze, mi sono trovato a conversare con lui e alla fine gli ho autografato una copia di DIPENDE. Irvine Welsh che se ne va con un mio libro….
Ancora una volta mi ha messo al tappeto o, come direbbe lui, You knocked me flat with black eyes, old mate!