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Ci siamo trovati con la Dottoressa Veronica Catania allo suo studio dove lei lavora presso la clinica Mater Dei di Roma e le abbiamo fatto alcune domande in esclusiva per il Corriere del Sud della sua attivita di Medico Chirurgo:

Cara Veronica iniziamo un po parlando di te come hai iniziato:

Sono nata nata a Catania il 14/01/1979; e sono Iscritta all'Albo Professionale dei Medici-Chirurghi della Provincia di Catania dal 01/07/2004 (OM CT 12785)

I miei titoli sono :Diploma di Maturità Linguistica presso il Liceo Scientifico “E. Boggio Lera” di Catania nel 1997. Lingue studiate Inglese, Francese e Tedesco.

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l'Università degli Studi di Catania (Titolo della tesi:"Le malformazioni congenite della mano") 27/10/2003 con la votazione di 110/110 con lode (centodieci su centodieci con lode).

Abilitazione all'esercizio della professione di Medico e Chirurgo n. o. presso l'Università degli Studi di Catania nella prima sessione 2004 con la votazione di 200/200 (duecento su duecento).

Specializzazione in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva ed Estetica presso l’Università degli Studi di Catania il 17/10/2008 (Titolo della Tesi:”Il Melanoma congenito in età pediatrica”) con la votazione di 70/70 con lode (settanta su settanta con lode).

L’obiettivo della medicina estetica è quello di rendere il volto di ogni donna o uomo il più naturale possibile, donando il massimo risultato in maniera armonica ed espressiva. Proprio per le  esigenze legate all’estetica del proprio viso e corpo è importante rivolgersi sempre a mani esperte e servirsi di prodotti altamente qualificati.

In che modo si può migliorare il proprio aspetto con la medicina estetica ? 

“Oggi – spiega la dottoressa Catania – si possono raggiungere risultati sorprendenti e duraturi e di grande  naturalezza. L’ideale per cominciare ad approcciarsi alla medicina estetica è iniziare a preparare la pelle creando un substrato idoneo attraverso trattamenti curativi che riescono a dare più tono,

elasticità e luminosità al volto senza alterare la sua naturale fisionomia. Questo avviene, attraverso delle infiltrazioni a base di acido ialuronico, pool vitaminico, antiossidanti e amminoacidi, con un ago di 4 mm di lunghezza, che si possono estendere oltre al viso, al collo, al décolleté. 

O se si vuole anche alle mani, inizialmente attraverso sedute ravvicinate tra loro e poi distanziate nel tempo che aiutano a stimolare collagene ed elastina e donare idratazione e grande luminosità”. A questi trattamenti, si possono aggiungere i riempitivi (o filler) con lo scopo di migliorare le regioni dello zigomo, del mento, il solco nasogenieno o aumentare il volume o migliorare il contorno delle labbra o recentemente anche di trattare la regione perioculare. “Inoltre – aggiunge la dottoressa – tramite questi prodotti è possibile modificare il profilo del viso per renderlo più equilibrato e piacevole e inoltre per correggere asimmetrie, irregolarità dei contorni e perdita dei volumi. Questo  avviene tramite prodotti riassorbibili, di estrema morbidezza sia al tatto sia visivamente e dotati di migliore maneggevolezza”. 

Infine, un valido trattamento per le rughe del contorno occhi e delle  rughe glabellari è la tossina botulinica che ci permette di mettere a riposo per alcuni mesi i muscoli mimici di quest’area migliorando l’aspetto estetico anche di queste regioni del volto.  “Oggi – sottolinea – grande interesse suscita l’utilizzo del proprio sangue per ricavare plasma ricco in piastrine che senza l’uso di materiali eterologhi ci permette di creare una ristrutturazione di diverse  aree del volto o di altre regioni anatomiche e anche prevenire la caduta dei capelli. I fattori di crescita contenuti nelle piastrine sono capaci di stimolare diversi meccanismi cellulari tra cui la  proliferazione e la migrazione dei fibroblasti, a livello del derma, e la sintesi del collagene, richiamando o riattivando le cellule staminali presenti nella zona che stiamo trattando e migliorando lo stato della  pelle”.

Queste sono le sue esperienze di lavoro : 

Internato presso Divisione di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell'Università di Catania come studente interno e poi come medico volontario dall'Ottobre 2000 al Novembre 2003, partecipando all'attività di reparto e svolgendo la Tesi di Laurea, sotto la Direzione del Prof. Paolo Siragò.

Nel febbraio 2005 ha frequentato il l’ U. O. di chirurgia d’Urgenza, diretto dal Prof. D. Russello.

Nel marzo 2005 ha frequentato il II servizio di Anestesia, Rianimazione e Terapia Iperbarica, diretto dal Prof. G. Palazzo.

Nel mese di aprile 2005 ha frequentato l’U.O. di Otorinolaringoiatria, Ospedale Cannizzaro di Catania diretto dal Prof. Giuseppe Licciardello Musumeci

Nei mesi di maggio e giugno 2005 ha frequentato la Struttura Operativa Complessa “Centro Grandi Ustionati e Chirurgia Plastica” Ospedale Cannizzaro di Catania, diretto dal prof. Giorgio Stracuzzi.

Training presso l’ U.O.C. di Chirurgia Plastica  dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata (IDI) di Roma, diretto dal Prof. Clemente Potenza per un periodo di sei mesi, iniziato il 02/04/2007 e terminato il 30/07/2007. Durante tale periodo ha svolto attività clinica e di ricerca, partecipando a  103 interventi chirurgici anche come primo operatore.

Training presso il Dipartimento di Chirurgia Maxillo-facciale, Facoltà di Medicina e Chirurgia “la Sapienza”  dell’Università di Roma, diretta dal Prof. Giorgio Iannetti, per un periodo di sei mesi, iniziato il 01/10/2007 e terminato il 30/ 05 /2008. Durante tale periodo ha svolto attività clinica e di ricerca, partecipando a un gran numero di interventi chirurgici.

 Dal novembre 2008 al 2012 ha lavorato presso la Casa di cura “Villa Borghese Institute” insieme al prof Marco Gasparotti. All’ interno della clinica ha partecipato ed eseguito numerosi interventi anche come I operatore.

Ha frequentato nell’ anno 2010 e 2011 la scuola di chirurgia plastica a Porto Alegre (Brasile) diretta dal Prof Pedro Alexandre Da Motta Martins effettuando interventi come aiuto e primo operatore.

Da settembre 2011 ad oggi ha iniziato la sua attività lavorativa presso la clinica Mater Dei e Paideia di Roma collaborando con i prof Piero Cascone (chirurgia maxillo facciale), il dott Giuseppe Gensini (chirurgia plastica) ed eseguendo all’interno la sua personale attività di chirurgia plastica ambulatoriale ed estetica. Svolge la sua attività di consulenza presso lo SMOM (sovrano militare Ordine di Malta) sede in Roma e di visite e gli interventi di chirurgia plastica ed estetica presso la città di Catania.  Esegue interventi come I operatore anche presso la clinica Villa Valeria di Roma. 

Ha partecipato al Progetto GIPMe “Analisi della densità dei melanomi per sede anatomica” dal dicembre 2005 al Dicembre 2007.

Pubblicazioni Scientifiche

1. Catania G., Benfatto G., Buffone A., D’Antoni S., Puleo C., Catalano F., Scilletta S., Licari V., Tenaglia L., Catania V., Ragazzi S., Strano G., Ruggeri L. Day Surgery: percorso e continuità assistenziale.  Arch. Atti 104°  Congresso Soc. Ital. Chir. (Roma 13-16 ottobre 2002) Vol. 2° , Pozzi Ed.  pag. 323-337 , 2002.

 2. Ruggeri L., Troisi R., Ragazzi S., Strano G., Puleo G., Catania V. , Tenaglia L., Catania G. Emorroidectomia con Stapler circonferenziale “indolore” sec. Longo eseguita in One Day Surgery vs. Emorroidectomia sec. Milligan-Morgan. Confronto delle tecniche. Nostra esperienza. Boll. Soc. Med. Chir. Catania LXXXI 627-638, 2002

3. Ruggeri L., Tenaglia L.,  Scilletta S., Strano G., Catania G., Troisi R., Puleo G., Catania V., Ragazzi S.,  Anopessia con Stapler circolare nel trattamento della malattia emorroidaria Boll. Soc. Med. Chir. Catania LXXXI 613-618, 2002

4. Catania G., Benfatto G., Puleo C.,  Scilletta S., Tenaglia L., Strano G., Ruggeri L.., Ragazzi S., Troisi R.,  Catania V.  L’e-learning e la formazione continua in chirurgia Arch. Atti 105°  Congresso Soc. Ital. Chir. (Napoli 5-8 ottobre 2003) Vol. 2° , Pozzi Ed.  pag. 62-72, 2003.

5. Basile G, Di Mari P, Chiarenza S, Magri A, Primus A, Catania V, Buffone A.Surgical treatment of abdominal trauma in pediatric age  Ann Ital Chir. 2005 Jan-Feb;76(1):57-63.

6. Amore E, Tenaglia L, Trovato S, Catania V, Di Stefano C, Vacirca S, Iuppa G, Minona E, Scilletta S, Catania G  The use of dermic substitutes in the repair of cutaneous defect due to a phlebostatic wound G Chir. 2008 Mar;29(3):98-101.

7. Soma PF, Grasso G. Catania V, Siragò P Melanoma della cute e tecnologie emergenti. Catania Medica 2006

1. Soma PF, Seminara P., Catania V, Passanisi M. Grasso G.,  Siragò P: I carcinomi invasivi della teca cranica. Riv. Ital. Chir. Plastica – Clin. Exp.

2. Soma PF, Chibbaro S, Makiese O, Marsella M, Diemidio P, Fricia M, Passanisi M, Catania V, Siragò P, Ventura F. Aggressive scalp carcinoma with intracranial extension: a multidisciplinary experience of 25 patients with long-term follow-up. J Clin Neurosci. 2008 Sep;15(9):988-92..

 

Relatore a Congressi

XLIX Cong. Soc. Siliana di Chir. (Catania 22- 24 / 09 / 2005) sul tema: Protesi mammarie

1st European Meeting in Plastic Reconstructive and Aesthetic Surgery tenutosi a Palermo giugno 2006. Sul tema: Tumori cutanei e Melanoma

 Partecipazioni a Congressi

“La Pancreatite acuta” tenutosi a Catania 13 / 10 / 2000

“2° Workshop Naz. Day-Surgery and Surgical-Laser” tenutosi a Catania 18-20 / 04 / 2002

“Incontro dei centri  Siciliani di Riproduzione assistita” tenutosi a Catania 29 / 05 / 2002

XXVII Congr. Ass. Ital. Studio Pancreas (AISP) tenutosi a Catania 18-20 / 09 / 2002

II Giornata di Chirurgia Geriatria “Progress in liver diseases” tenutosi a Catania 28 / 09 / 2002

La Chirurgia radio e radioimmunoguidata tenutosi a Catania 6-8 Novembre 2003

“International Workshop on Diagnostic and Operative Digestive Endoscopy” tenutosi a Taormina dal 7 – 09 / 11 / 2002

105° Congresso SIC  - Società Italiana di Chirurgia tenutosi a Napoli 5 - 8 / 10 / 2003

“Approccio Oncologico in età geriatrica” tenutasi a Catania il 14/11/2003

“Giornata scientifica pediatrica” tenutoti presso la Clinica Pediatrica dell’Università di Catania il 12 / 12 / 2003.

“Mediterranean Conference on Anti-Aging Medicine tenutosi a Catania 14 – 17 / 10 / 2004

 “Melanoma e tumori cerebrali” tenutosi a Ragusa il 13 / 11 / 2004

 “Chirurgia del Futuro: Quale Chirurgo ? Congresso A.C.O.I. Sicilia Orientale tenutosi ad Acireale  il 26-27 / 11 / 2004

“2° Corso Base per la riabilitazione della mano” tenutosi a Caltagirone (CT) dal 24 al 26 / 06 / 2005

1° Corso residenziale per gli specializzandi dell’area chirurgica tenutosi a Catania il 4-6 / 07 / 2005

“La tecnica della liposcultura: dalla liporiparazione alla liporicostruzione”  Tenutosi presso l’Istituto Clinico Humanitas – Rozzano (MI) 16 / 09 / 2005

“Novità in tema di ringiovanimento cutaneo” tenutosi a Catania 22 / 10 / 2005

IX Congresso Internazionale S. I. E. S. “Novità e Aggiornamenti in tema di Medicina e Chirurgia Estetica tenutosi a Bologna il 25 – 26 febbraio 2006

“Giornate Siciliane di Medicina Estetica” tenutosi a Palermo dal 17 al 19 / 03 / 2006.

XVII Congreso Nazionale Soc. Ital. di Medicina Estetica “Metodologie correttive e preventive di medicina estetica” organizzato dalla Società Italiana di medicina Estetica tenutosi a Roma il 5-7 / 05 / 2006

1st European Meeting in Plastic Reconstructive and Aesthetic Surgery tenutosi a Palermo giugno 2006.

Workshop “Salute ambiente ed interazione con  i geni: Il danno biologico: i difetti congeniti. Taormina 29 / 07 / 2006

 “Aesthetic Surgery of the Breast: Safe Surgical approach. Pre-op and post-op Breast detection”. Second European Symposium” tenutosi a Milano 14-16 / 12 / 2006

XXVIII Congresso Nazionale Società Italiana di Medicina Estetica e II Congr. Nazionale Accademia Italiana di Medicina Anti-Aging tenutosi a Roma 4-6 / 05 / 2007

“Lesioni cutanee croniche e nutrizione”  tenutosi a Catania 29 / 09 / 2007

“Brest Milano 2008 “Aesthetic Surgery of the Breast. Safe Surgical approach. Pre-op breast detection. Second European Symposium” tenutosi a Milano 14-16 / 12 / 2008

II Meeting AICPE Chirurgia estetica: una realtà in continua evoluzione tenutosi a Firenze 14,15,16 Marzo 2014 diretto dal dottor Giovanni Botti

 

Corsi di Perfezionamento

Corso teorico pratico “I peelings medici di superficie, medi e di profondità” tenutosi a Milano 04 / 03 / 2006

Corso teorico pratico “La correzione degli inestetismi del viso con “filler riassorbibili”. Tecniche di base  e tecniche avanzate” tenutosi a Milano 11 / 03 / 2006

Stage in “Medicina Estetica” 3-4 / 06 / 2006 tenutosi a Giardini-Naxos (Messina)

II Corso teorico pratico “Nuove tecniche i Dermo-Cosmetica" tenutosi a Catania l’11 /11/2006 .

VII Corso di “Chirurgia funzionale ed estetica del naso” tenutosi a Comiso (RG) dal 29 al 29 / 11 / 2008

Corso teorico pratico: la tossina botulinica di tipo A e filler dermici per il trattamento delle rughe del volto tenutosi presso il Campus Biomedico di Roma il 16 Aprile 2014 e diretto dal dottore Mauricio De Maio

Corso teorico pratico: tecnologia VYCROSS nel ringiovanimento dell’area perioculare tenutosi a Roma il 24 Ottobre 2014 presso villa Anna Maria.

 

A Siracusa il 9 e 10 giugno 2017, nell’Auditorium del Museo Archeologico Regionale “Paolo Orsi”, dalle 9.00 alle 17.30, si svolgerà il convegno internazionale sulla psicoterapia della Gestalt organizzato dall’Istituto di Gestalt HCC Italy, Scuola di Specializzazione in Psicoterapia, diretto da Margherita Spagnuolo Lobb, in collaborazione con l’INDA.

Il titolo “LA DANZA TRA PSICOTERAPEUTA E PAZIENTE, Dia-gnosi estetica e fenomenologica in psicoterapia della Gestalt” sottolinea l’importanza di uno sguardo nuovo sulla sofferenza umana. Come afferma la direttrice dell’Istituto: “Le tragedie classiche ci insegnano che i drammi della vita vanno vissuti, attraversati, onorati, e non meramente oggettivati in una categoria dei manuali. Oggi viviamo una condizione di desensibilizzazione preoccupante, davanti alla quale gli esperti suggeriscono innanzitutto una rivitalizzazione delle relazioni, e la condivisione della risonanza che ognuno di noi ha davanti ai drammi contemporanei”.

Ospite d’onore del convegno è Nancy McWilliams, della Rutgers University (New Jersey, USA), una psicoanalista molto nota e particolarmente stimata per le sue qualità umane, curatrice del Manuale Diagnostico Psicodinamico, già presidente della Divisione di Psicoanalisi (29) dell’American Psychological Association (APA).

Dialogheranno con lei sui concetti di ricerca in psicoterapia, sintonizzazione, risonanza, spontaneità nella relazione terapeutica, accademici e didatti della Scuola di Specializzazione, tra cui:

·         Margherita Spagnuolo Lobb (Siracusa), Pietro A. Cavaleri (Caltanissetta) e altri didatti dell’Istituto di Gestalt HCC Italy

·         Santo Di Nuovo (Università di Catania)

·         Madeleine Fogarty (Università di Melbourne, Australia)

·         Paolo Migone (rivista “Psicoterapia e Scienze Umane”)

Saranno eseguite dal vivo due sedute dimostrative: una condotta da Margherita Spagnuolo Lobb e l’altra da Nancy McWilliams.

Il convegno è rivolto a psicoterapeuti, psichiatri, psicologi, assistenti sociali e a tutti i professionisti delle relazioni di cura.

A chiusura di ogni giornata sarà possibile recarsi al Teatro Greco usufruendo di uno sconto sul costo del biglietto.

Il termine “praxia” deriva dal greco e significa “agire - fare”. In campo medico e, più propriamente, in neurologia, con l'espressione disprassia vengono indicate le problematicità che una persona incontra nel compiere, in modo corretto, gesti e movimenti finalizzati al compimento di una azione.

In un recente passato è stata considerata come difficoltà di coordinazione motoria. La ricerca contemporanea, invece, ne dà una spiegazione maggiormente globale e completa, considerandola come difficoltà di effettuare gesti ed atti volontari in successione, comunque collegati tra di loro.

La cause, i motivi per cui insorge non sono stati ancora sufficientemente indagati in modo chiaro ed esaustivo. È stata esclusa, comunque, ogni possibilità che la disprassia possa dipendere da probabili lesioni cerebrali. Si ritiene, invece, che sia determinata da inesperienze e difficoltà di agire di taluni contatti a livello neurologico.

La disprassia è, come prima cosa, un disturbo della coordinazione motoria; infatti, può coinvolgere la sfera motoria, chiamando in causa e implicando alcuni elementi della normale vita di tutti i giorni.

Può interessare anche l'ambito verbale.

Ma, in effetti, quali sentimenti avvertono i genitori nel momento in cui assumono consapevolezza che il proprio figlio è disprassico? Quali comportamenti e quali atteggiamenti devono assumere nei suoi confronti? Cosa è necessario fare per cercare di aiutarlo? In che modo è opportuno relazionarsi con il personale scolastico? Ma, soprattutto, cosa è necessario fare per far capire ad amici e parenti che il proprio figlio presenta queste particolari difficoltà?

Proviamo a capire, anzitutto, che cosa è, come si manifesta e come affrontare la disprassia.

Giacomo è un bambino come tanti. Si alza al mattino e chiede alla mamma: “che ore sono?” Le sette e trenta, risponde la madre. E lui: “ma adesso sono le sette e trenta del mattino oppure è sera?”. E la madre: è mattino. Dai, muoviti; sbrigati a fare la colazione altrimenti arriverai, anche oggi, tardi a scuola. Giacomo ritorna nella sua stanzetta per vestirsi, ma sbaglia direzione e urta contro una sedia, rovesciandola per terra. Entrato nella camera le difficoltà sembrano aumentare. Deve vestirsi. Ma da dove incominciare! Cerca di mettersi la maglia, ma sbaglia e inserisce un braccio dalla parte del collo; infila il pantalone, inciampa e cade per terra; la camicia è tutta fuori dai pantaloni ancora da abbottonare; anche i piedi non sempre finiscono nella scarpa giusta.

Altro arduo compito è rappresentato dalla colazione: prova a versare il latte nella tazza ma imbratta la tovaglia; aggiunge lo zucchero al latte e ne sparge un mezzo cucchiaino sul tavolo; incomincia a mangiare e già la maglietta risulta alquanto imbrattata.

Ma è ora di andare a scuola. Giacomo apre la porta, si precipita fuori, raggiunge lo scuolabus, ma ha dimenticato di prendere la cartella. La madre gli corre dietro e risolve l'inconveniente. Arrivato in classe, l'insegnante, dopo aver spiegato la lezione, comincia a dettare l'esercizio; Giacomo non riesce ancora a  trovare il quaderno a righe. I suoi compagni hanno già finito il compito e iniziano a consegnare il quaderno all'insegnante per la correzione. Ed ecco che, finalmente, il quaderno viene fuori.

Durante la lezione di educazione motoria l'insegnante accompagna la scolaresca in palestra per disputare una partita a palla a volo. Giacomo non riesce a prendere la palla. Ed ecco che, angosciato, abbandona il gioco e si allontana dicendo: “è un gioco molto sciocco e noioso. Non mi piace per niente”.

Mentre i suoi compagni continuano a giocare nella palestra e tutto intorno risuonano grida e risate gioiose, Giacomo appare sempre più solo, sempre più escluso, sempre più emarginato.

Ma, in effetti, che senso potrebbe avere e quali risultati potrebbe sortire sgridare un bambino come Giacomo? 

Sono, questi, dei bambini che non hanno cognizione alcuna dello spazio.

A volte, a scuola, durante la lettura di un brano, anche se molto semplice, invertono le sillabe.

Spesso, questi comportamenti, determinano effetti negativi sull'autostima, per cui, il bambino, finisce con l'avere sempre meno fiducia nelle proprie capacità. Ed, inoltre, nel momento in cui si convince di non essere in grado di svolgere quelle attività, quelle operazioni che i suoi coetanei effettuano in modo alquanto naturale, finisce con il rinchiudersi, ancora di più, in se stesso.

La disprassia non sempre viene diagnosticata e riconosciuta, anzi, il più delle volte, sia la famiglia, sia la scuola tendono a non prendere nella dovuta considerazione le disfunzioni, il senso di malessere e il disagio che il bambino avverte. Ed è solo quando, all'interno della classe, questi alunni rappresentano elemento di distrazione e di disturbo per l'intera scolaresca che insegnanti e genitori incominciano a valutare e chiedersi il perché di siffatti comportamenti.

Non sono pochi i casi in cui i genitori vivono queste difficoltà del figlio come una vera e propria sconfitta personale; altri, invece, propendono a considerare l'azione svolta dalla scuola come una interferenza a quelle scelte che competono, invece, in modo specifico e solo alla famiglia; altri ancora ritengono che le risorse di cui la scuola dispone siano del tutto insufficienti; altri sono sempre più convinti che il personale scolastico sia del tutto impreparato ad affrontare queste problematiche; infine ci sono quelli che nutrono, forse perché si sentono impotenti di fronte ad un simile problema, una innata sfiducia nelle istituzioni e, in particolare, nella scuola.

Questi genitori, pur rendendosi conto che il proprio figlio presenta dei comportamenti anomali ed inconsueti, avvertono un forte senso di impotenza e non sanno proprio cosa sia opportuno fare. Ed ecco la soluzione più semplice: ogni colpa ed ogni responsabilità viene addebitata alla scuola, definendo l'intera sua azione didattica ed educativa alquanto discutibile e inadeguata, se non, del tutto, scadente.

Talune volte si ascoltano commenti da parte del personale scolastico il quale asserisce: “è un bambino che non sta mai fermo, si distrae sempre. Disturba  l'intera classe e non si riesce mai a lavorare con un poco di tranquillità. A casa fa tutto sua madre. Continuando così non imparerà mai. A lui non interessano affatto i lavori che facciamo a scuola. Trascorre il tempo sempre da solo. È un bambino poco socievole. Preferisce stare in disparte.

È un bambino intelligente, ma non si applica affatto. Con il passare del tempo migliorerà di certo”.

Da queste parole appare evidente una mancata consapevolezza, da parte del personale docente, dell'esistenza di disturbi nell'alunno.

Si tende ad addebitare le difficoltà allo scarso impegno, alla iperprotettività, alla famiglia, alla svogliatezza.

Ed ecco che emerge l'importanza di un intervento precoce sia sul versante terapeutico, sia su quello educativo e didattico.

Un intervento didattico, però, che non può basarsi sull’improvvisazione, ma sulla conoscenza di quei metodi che hanno dato risultati positivi e sono stati supportati da ricerche scientifiche.

Il metodo spazio-temporale ideato da Ida Terzi (1905-1997) per i bambini non-vedenti, è un sistema di esercizi senso-motori che sviluppa la capacità di integrare le informazioni spazio-temporali che giungono al nostro cervello dai diversi canali percettivi.

Questo metodo si è rivelato molto utile anche nel recupero dei soggetti disprassici.

L'impegno tanto della scuola quanto della famiglia e, soprattutto, dei servizi specialistici è quello di fare in modo che i bambini affetti da questi disturbi possano arricchire le loro potenzialità e, in particolar modo, integrarsi nella scuola e, di conseguenza, nel contesto sociale.

Sarebbe veramente bello operare in maniera tale che questi alunni non fossero più considerati solo un problema e un peso da sopportare, ma divenissero, prima di tutto, un progetto da realizzare.

E allora mettiamoci in cammino, perché, come sosteneva Ida Terzi “…nel nostro continuo andare e venire per il mondo esterno, noi non facciamo altro che ragionare, e bene, con i piedi”.

                                                                                                                       

 

 

 

 

 

 

Sono trascorsi decenni da quando si è iniziato a parlare di depressione tra i giovani e giovanissimi, ma di recente alcune associazioni che si occupano o si sono occupate del fenomeno, hanno lanciato un allarme preoccupante basata sui dati forniti dagli istituti di psichiatria: secondo alcune stime sono circa 1milione i giovani depressi: l'8% dei giovani soffre di nevrosi d'ansia e il 5% di depressioni gravemente limitanti. Inoltre per sette ragazzi su cento, che hanno oggi fra i 18 e i 24 anni, la malattia è cominciata prima della maggiore età. La questione più preoccupante è che spesso il "male di vivere", che può colpire gli adolescenti, non sempre è dichiarato a voce alta. Tanto da passare inosservato. I giovani colpiti, manifestano intenzioni di suicidio e soffrono di disturbi della personalità, di tipo ansioso o maniaco-depressivo. E il fenomeno sembra essere in aumento. Infatti, questa sofferenza non sempre è colta dalla famiglia, anzi risulta che spesso venga nascosta e non curata per vergogna o pregiudizio. Anche per questo probabilmente sono ancora pochi i casi che vengono diagnosticati in modo corretto e ancora meno quelli trattati correttamente. Dal manifestarsi dell'ansia alla cura del giovane sofferente passa molto, troppo tempo. In media da nove mesi a cinque anni, con un 30% di pazienti che non riceve cure adeguate e un 40% che non assume alcuna terapia".E ciò non fa che aggravare la malattia. Del resto per i genitori come per i docenti è difficile fare una diagnosi chiara e precoce perché i sintomi di una depressione adolescenziale sono atipici o vengono facilmente mascherati da problemi fisici o da altre condizioni in apparenza completamente estranee a questo tipo di patologia. Ad esempio i disordini alimentari (anoressia e bulimia), il desiderio di dormire continuamente, l'insonnia, i dolori cronici, le cefalee e i disturbi gastro-intestinali possono nascondere una causa più profonda. Come pure l'abuso d'alcol e di droghe leggere. O i problemi di concentrazione e l'iperattività. Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”- anche per l’angosciante aumento di suicidi e casi psicopatologici di tipo depressivo tra i giovani– invita tutte gli enti istituzionali che per le rispettive competenze si occupano dell’argomento, ad adottare politiche più incisive e a potenziare l’attività degli “sportelli psicologici”, mettendo comunque al primo posto campagne di prevenzione sociale che oltre a minare le basi del “male di vivere” giovanile possono contribuire a ridurne notevolmente i gravosi costi sociali. Un contributo rilevante può essere dato da una maggiore sinergia tra le  “Commissioni Salute”, presenti in ogni scuola, e le Asl, con i loro “Sportelli psicologici”.

Consumare cannabis aumenta il rischio di ammalarsi di schizofrenia. A sostenerlo è un ampio studio internazionale che ha visto la partecipazione di ricercatori dell’Ospedale universitario vodese (CHUV) di Losanna che ne ha confermato il nesso causale. La nuova ricerca basata su dati epidemiologici raccolti nell’arco di oltre quarant’anni, ora giudicata solida, si basa su una metodologia chiamata ‘randomizzazione mendeliana’ che Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” ritiene necessario far conoscere anche nel nostro Paese per aumentare i livelli di consapevolezza tra la platea dei consumatori di "maria" e derivati. Consiste nell’osservare persone con differenti versioni di un gene per studiare la relazione tra un fattore di rischio, in questo caso il consumo di cannabis e l’apparizione di una malattia, la schizofrenia, utilizzando marcatori genetici fortemente associati con il fattore di rischio. Il vantaggio è che i marcatori utilizzati, ha spiegato il primo autore dello studio Julien Vaucher, sono distribuiti a caso nella popolazione e non sono influenzati da fattori esterni quali l’ambiente familiare o la situazione socioeconomica.I ricercatori si sono basati sui dati di una pubblicazione del 2016 che ha messo in evidenza dieci marcatori genetici legati al consumo di canapa in una popolazione di 32'000 individui. Gli stessi sono poi stati cercati in una banca dati separata, relativa a 34'000 pazienti e 45'000 persone non malate di schizofrenia. La combinazione delle informazioni provenienti dalle due fonti ha permesso di determinare che il consumo di cannabis è associato ad un aumento del 37% del rischio di schizofrenia, cifra comparabile a quelle ottenute in studi osservazionali realizzati in passato. Emerge inoltre che il nesso non è influenzato da altri fattori, quali il consumo di tabacco. Per contro, la ricerca non ha potuto valutare il rischio in funzione della quantità consumata, del tipo di canapa, del modo di somministrazione o dell’età del consumatore. Altri studi saranno necessari. Permetteranno, così, di identificare gli individui a rischio e formulare dei messaggi di prevenzione mirati. Intanto, non mancano le contestazioni: Jean-Felix Savary, del Gruppo romando di studio delle dipendenze, ritiene “logico che chi ha un problema psichico di questo tipo possa pensare di sentirsi meglio fumando marijuana, quindi non si può dire che c’è una correlazione tra schizofrenia e consumo di questo stupefacente”.

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