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Un problema affligge molte persone: la depressione.

La depressione è uno dei problemi che affligge un grande numero di persone e gli ultimi studi dimostrano che questo sintomo è presente in numero importante, basti pensare che dal 2014 in tutto il Regno Unito lo ha manifestato insieme all’ansia più del 20% della popolazione che vai dai 16 anni in su. Si lavora dunque per verificare nei prossimi anni l’efficacia dei funghi allucinogeni come possibile rimedio naturale alla depressione. Questo studio che ha portato avanti un’equipe d’oltremanica rappresenta una vera novità nel settore in cui si potrebbero, d’obbligo il condizionale, sostituire i normali e classici farmaci.

Funghi allucinogeni e psilocibina.

Ma cosa contengono in articolare questi funghi allucinogeni? Nello specifico essi contengono una sostanza, la psilocibina, che porterebbe ai vantaggi di cui abbiamo parlato in precedenza rispetto ai normali antidepressivi. Molti pazienti che hanno effettuato questa terapia hanno parlato di un rilascio emotivo nel quale l’emotività gioca un ruolo importante rispetto a chi invece ha provato farmaci convenzionali. Va anche detto che la terapia che si basa sulla psilocibina non sarebbe adatta a tutti come ad esempio chi soffre di disturbi alimentari o psicosi. Le ricerche vanno avanti e sembrerebbero sostenere il fatto che essa possa avere effettivi positivi perché stimola e accresce la risposta celebrale alle emozioni e le fa accettare, siano queste emozioni positive o negative.

Spesso si mettono sullo stesso piano funghi e tartufi ma…

I funghi che contengono questa psilocibina ovviamente si trovano in natura anche se questo comporta sempre essere informati sulle stagioni in cui si possono raccogliere, i posti giusti e soprattutto le leggi per non imbattersi in multe o provvedimenti. E’ usuale trovare persone che si avventurano e colgono funghi non commestibili, velenosi e tossici per il nostro organismo. Uno degli errori che si commette è quello di mettere sullo stesso piano i funghi con i tartufi: questi ultimi sono di natura sotterranea, si formano cioè e rimangono sottoterra, sono classificati come un corpo fruttifero avendo però una dispersione delle spore diversa. Mentre i funghi diffondono le spore attraverso le loro branchie, che vengono trasportate dal vento o dagli animali, i tartufi si affidano agli animali che mangiano funghi per scavarli e distribuire le loro spore.

Approfondimenti su un tema sempre più attuale.

Davvero allora questi rimedi naturali possono combattere la depressione? Il cammino da fare è lungo ma la strada intrapresa sembra possa portare a risultati incoraggianti e allo stesso tempo incredibili. La materia come abbiamo detto è oggetto di studio e si deve procedere con una certa e naturale cautela. Quello che già possiamo dire è che argomenti e temi del genere fino a qualche tempo fa sembravano solo pura illusione. Anche avere un quadro migliore e maggiori nozioni può essere buono ed interessante, in tal senso si può consultare il portale https://www.zamnesia.net/it/ e approfondire notizie e particolarità sull’argomento trattato in attesa che la scienza e la natura possano arrivare ad una conclusione che potrebbe rivoluzionare la cura della depressione.

 

È stato trattato con questa tecnica innovativa all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù il primo paziente italiano, un giovane adulto affetto da anemia mediterranea. Il caso clinico si inserisce all’interno di una sperimentazione internazionale promossa da Vertex Pharmaceuticals e Crispr Therapeutics i cui primi promettenti risultati sono stati presentati al 62° Congresso della Società Americana di Ematologia(ASH), l’appuntamento annuale che raccoglie i contributi scientifici più qualificati al mondo nell’ambito delle malattie del sangue.

L’EDITING DEL GENOMA

L’editing del genoma con il sistema CRISPR-Cas9 è una tecnologia innovativa che funziona come un “correttore” del DNA ad altissima precisione. Il metodo si basa sull’impiego della proteina Cas9, una sorta di forbice molecolare che viene programmata per tagliare o modificare specifiche sequenze del DNA di una cellula, potendo così portare alla correzione di varie malattie. CRISPR-Cas9 è un complesso di molecole biologiche formato da frammenti di RNA (acido ribonucleico) e da proteine: il segmento di RNA è la bussola che indica il bersaglio da colpire, la proteina Cas9 esegue il taglio o la modifica. Le cellule prelevate dalla persona malata vengono “corrette” in laboratorio con questo approccio, poi vengono infuse nell’organismo dove si riproducono al posto di quelle difettose.

LA SPERIMENTAZIONE INTERNAZIONALE

Nel 2019, Vertex Pharmaceuticals e Crispr Therapeutics hanno avviato due trial clinici internazionali per la cura di giovani adulti inizialmente e poi di adolescenti affetti da talassemia e da anemia falciforme attraverso la tecnica di editing del genoma con CRISPR-Cas9. La sperimentazione, in corso di svolgimento, coinvolge l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e altri 13 Centri statunitensi, canadesi ed europei per la selezione dei pazienti, la raccolta delle cellule da “editare” e la somministrazione del trattamento. Nei trial verranno arruolati 45 giovani con talassemia e 45 con anemia falciforme. Il Bambino Gesù è l’unico ospedale italiano coinvolto nella sperimentazione, il cui comitato scientifico internazionale è coordinato dal prof. Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia e Terapia Cellulare e Genica.

TALASSEMIA E ANEMIA FALCIFORME: COME FUNZIONA L’EDITING

Talassemia e anemia falciforme sono due malattie del sangue causate dalle mutazioni dei geni coinvolti nella sintesi dell'emoglobina, la proteina dei globuli rossi che trasporta ossigeno nell’organismo. Normalmente, nei soggetti adulti, ogni molecola di emoglobina è formata da 4 catene proteiche: 2 catene alfa e 2 catene beta. Nelle forme più gravi di talassemia il problema è l’assenza o la marcatamente ridotta produzione di catene beta e l’eccesso di catene alfa, uno squilibrio che rende necessarie regolari e periodiche trasfusioni di sangue in chi ne è affetto. Nell’anemia falciforme, invece, è l’alterazione della struttura delle catene beta che porta alla formazione di globuli rossi anomali, a falce, che ostacolano flusso sanguigno e ossigenazione nei capillari provocando crisi molto dolorose e infarti nei tessuti.

Esiste, tuttavia, un tipo diverso di emoglobina formato non da catene alfa-beta, ma da catene alfa-gamma. È quella presente nel feto (emoglobina fetale) e che viene progressivamente sostituita a partire dalla nascita, quando si attiva un meccanismo, guidato dal gene BCL11A, che blocca la sintesi delle catene gamma con produzione di catene beta. Alcune persone continuano a produrre emoglobina fetale (alfa-gamma) per tutta la vita, la condizione si chiama persistenza ereditaria di emoglobina fetale. Tra loro anche persone con talassemia e anemia falciforme: in questi casi - è documentato - le manifestazioni della malattia sono molto attenuate.

Il trattamento sperimentato nei due trial internazionali si basa proprio sul ripristino della sintesi dell’emoglobina fetale tramite l’editing del genoma. Le cellule staminali emopoietiche prelevate dai pazienti vengono modificate in appositi laboratori con il complesso CRISPR-Cas9 programmato per “spegnere” il gene BCL11A e far ripartire la produzione di emoglobina fetale. Dopo questa manipolazione genetica, le cellule così modificate vengono infuse nei pazienti che nel frattempo sono stati sottoposti a una terapia farmacologica per “distruggere” il midollo, in modo da fare spazio alle nuove cellule staminali ingegnerizzate che si moltiplicheranno correggendo la malattia.

I RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE

I risultati del trattamento sperimentale sul gruppo di pazienti già sottoposti alla procedura sono molto promettenti: i talassemici arrivano a produrre elevatissime quantità di emoglobina fetale che consente loro di ottenere l’indipendenza da trasfusioni di sangue in ragione dell’effetto terapeutico derivante dalle cellule “editate”. Nei pazienti con anemia falciforme la produzione di emoglobina fetale supera il 40%, un valore che consente loro di non avere più crisi vaso occlusive.

I dati della sperimentazione sono stati presentati al 62° Congresso della Società Americana di Ematologia (ASH) in corso in questi giorni (dal 5 all’8 dicembre) per via telematica. L’appuntamento annuale riunisce i maggiori esperti mondiali nel campo dell’ematologia ed è l’occasione per presentare i contributi scientifici più qualificati e innovativi prodotti in questo ambito.

Inoltre, i dati relativi ai primi 2 pazienti inseriti nello studio, uno affetto da talassemia trasfusione-dipendente, l’altro da anemia a cellule falciformi con un follow-up di 18 e 15 mesi, rispettivamente, sono stati pubblicati sull’autorevole New England Journal of Medicine.

IL PRIMO CASO DI EDITING GENOMICO IN ITALIA

All’interno di questa sperimentazione, lo scorso 17 novembre sono state infuse le cellule staminali “editate” al primo paziente italiano, seguito all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Si tratta di un giovane adulto affetto da talassemia, l’unico in Italia (e uno dei pochi al mondo) a essere trattato con la tecnica di editing genomico CRISPR-Cas9. Nei prossimi mesi, altri pazienti con talassemia e con anemia falciforme verranno sottoposti al trattamento presso l’Ospedale della Santa Sede.

LE PROSPETTIVE

Spiega il prof. Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia del Bambino Gesù e coautore del manoscritto pubblicato sul New England Journal of Medicine: «L’editing del genoma rappresenta potenzialmente una rilevante opzione curativa per i pazienti con emoglobinopatie, ovvero talassemia e anemia falciforme, accompagnata da un basso un profilo di rischio; certamente i risultati andranno verificati e confermati nel tempo. Normalmente questi pazienti trovano nel trapianto di midollo la loro principale soluzione terapeutica. Il vantaggio dell’editing del genoma, che si affianca per profilo di sicurezza ed efficacia alla terapia genica, anch’essa assai innovativa e sviluppata con successo nel nostro Ospedale, è quello di poter essere applicato anche a chi non ha un donatore di midollo osseo o non può ricevere un trapianto a causa dell’età. Confidiamo che in futuro l’editing potrà essere utilizzato anche per il trattamento di altre malattie genetiche e per migliorare ulteriormente l’efficacia delle cellule CAR-T».

 

Secondo l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) l'impatto economico negativo della pandemia da Covid-19 durerà anni. Le ripercussioni nel settore alimentare sono gravi, a soffrirne tutte le filiere che vuol dire gli agricoltori, i sistemi di stoccaggio e di trasformazione del cibo, i trasporti. In un momento come questo è ancora più lampante come la sicurezza alimentare rappresenti una condizione indispensabile per tutti e quanto sia fondamentale il ruolo di agenzie internazionali come il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD).

Su cosa stia facendo il Governo italiano per la sicurezza alimentare come condizione mondiale, sulla cooperazione tra Italia e realtà internazionali, sulle modalità di sostegno ai sistemi agricoli ed alle filiere produttive di adattamento alle emergenze, sul concetto di ‘divario alimentare’ ed altri interrogativi non meno rilevanti, cercherà di dare risposte un seminario a distanza, in linea, denominato “La Sicurezza alimentare durante l’emergenza Covid-19, quali sono i passi compiuti dall’Italia e dalle istituzioni internazionali?”, prevista per il giorno 4 dicembre 2020, ore 10.00-13.00.

Relatori: Emanuela Claudia Del Re, Viceministra per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale; Luis Jimenez-McGinnis, Segretario, IFAD; Andrea Segré, professore all’Università di Bologna, fondatore della campagna Spreco Zero e di Waste Watcher, l’Osservatorio nazionale sugli sprechi e l’economia circolare; Paolo Silveri, Lead Regional Economist, Divisione America Latina e Caraibi, IFAD. Coordina Maria Cuffaro, giornalista del  TG3 RAI..

Gli interessati a partecipare possono mandare una mail entro e non oltre il giorno 3 dicembre alle ore 14.00 a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

È indispensabile indicare nell’email nome, cognome e indirizzo di posta elettronica a cui si vuole ricevere l’invito.

 

Un investimento professionale e valoriale in un momento caratterizzato da fortissime spinte emotive. Siglato a Roma l'accordo tra il Policlinico Universitario Campus  Bio-Medico e la CIMOP (Confederazione Italiana Medici Ospedalità Privata) per l'applicazione del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro della dirigenza medica della sanità privata a decorrere dal 1 gennaio 2021.
Alla sottoscrizione del contratto sono intervenuti i vertici del Policlinico: il Direttore Generale  ing. Paolo Sormani, il Presidente dott. Felice Barela, il Direttore Sanitario dott. Lorenzo Sommella,  il Direttore delle Risorse Umane, avv. Salvatore Vecchio insieme al consulente legale avv. Giovanni Costantino, i due rappresentanti sindacali aziendali, prof. Rocco Papalia e dott.ssa Ombretta Annibali; e quelli della Cimop, il Segretario Nazionale dott.ssa Carmela De Rango, il Presidente Nazionale, dott. Augusto Rivellini, e il Segretario della Sezione regionale Cimop Lazio, dott. Stefano Neri.

"Un concreto passo in avanti verso la serenità personale e professionale dei professionisti della sanità privata – definisce il contratto la dott.ssa Carmela De Rango, Segretario Nazionale della CIMOP – concretizzatosi in un momento di fortissime tensioni legate all'emergenza sanitaria.
Proprio per questa ragione, la firma rappresenta la plastica raffigurazione di una sintesi non solo tecnica ma direi anche valoriale, raggiunta grazie alla preziosa collaborazione del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico. Per coglierne il peso specifico è sufficiente pensare allo status
stesso di medici che, in questo 2020 per sempre segnato dalla pandemia, non hanno fatto mai mancare spirito di abnegazione e coraggio, per affrontare un nemico comune che sta ancora bussando con tragica insistenza alle nostre porte. La giornata di oggi è dedicata a questi lavoratori,
che sono stati come soldati chiamati al fronte."

“La sottoscrizione del contratto collettivo nazionale e del contratto integrativo aziendale è avvenuta nell'assoluta convinzione che solo attraverso il benessere e la serenità del personale possono essere garantite le cure e la migliore assistenza, in linea con la missione della nostra Istituzione – commenta il Direttore Generale del Policlinico Universitario Ing. Paolo Sormani -. La centralità del paziente passa attraverso la centralità dell’operatore sanitario, a cui va la nostra totale riconoscenza per la professionalità e lo spirito di abnegazione da sempre vissuti e ancor più testimoniati in questo periodo di pandemia”.

Entrando nel merito del contratto integrativo aziendale, che consiste in onere quantificabile in 1,2 milioni di euro all'anno, al suo interno è stata individuata una apposita indennità di incarico,specifica per il personale del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, che si aggiunge ai trattamenti previsti dal CCNL, garantendo a tutto il personale una retribuzione sensibilmente superiore a quella prevista dai tabellari del contratto nazionale.

A tutto il personale che sino ad oggi non ha beneficiato di incrementi retributivi rispetto alla posizione di ingresso, viene garantito un incremento legato all'anzianità, con fasce che scattano a 5 e a 10 anni rispetto alla data di prima assunzione. Tale meccanismo di incremento retributivo legato all'anzianità verrà mantenuto anche nei prossimi anni a favore di tutti.

A tutto il personale di posizione più elevata viene garantita almeno la retribuzione attuale attraverso un superminimo non riassorbibile. Inoltre, è prevista l'introduzione per le posizioni di incarico professionale (ex assistente ed ex aiuto) la retribuzione di risultato, i cui importi sono definiti nel contratto integrativo aziendale. Cimop esprime soddisfazione per il risultato raggiunto e auspica che altre aziende sanitarie possano seguire la lungimiranza dei vertici del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico che hanno ritenuto di valorizzare il proprio personale sanitario con l'introduzione di integrazioni economiche ad hoc.

 

 

 

 

 

La capitale finlandese, Helsinki, cerca di mantenere i propri servizi aperti e le imprese locali operative nonostante l'epidemia di Coronavirus. Come parte di questo sforzo, la città ha lanciato una campagna per incoraggiare il pubblico ad utilizzare mascherine facciali al fine di mantenere al sicuro residenti e visitatori della città. L’iniziativa ha anche lo scopo di consentire ai residenti di continuare la loro routine quotidiana, attività sportive incluse, in un ambiente sicuro. Per avere successo, però, la città ha bisogno che tutti facciano la loro parte.

La campagna "Keep Helsinki Open" (Mantieni Helsinki aperta) è visibile nelle comunicazioni della città, negli account sui social media e nella pubblicità esterna per tutto il mese di novembre. Con promemoria visivi si spera di incoraggiare l'uso collettivo di tali protezioni tra gli abitanti della città con più di 15 anni di età.

"Gli utenti di mascherine proteggono non solo se stessi, ma anche gli altri. Incoraggio tutti a indossare una mascherina quando si muovono negli spazi pubblici e utilizzano i mezzi pubblici. È una buona idea portarne sempre una con sé, per ogni evenienza. Misure apparentemente minori come queste possono avere un effetto positivo sulla situazione generale del Covid, in quanto possono contribuire ad evitare misure più severe come restrizioni sull'orario di apertura e chiusura”,afferma il sindaco di Helsinki Jan Vapaavuori.

L'uso appropriato della maschera riduce il rischio di infezione

Il coronavirus si diffonde principalmente attraverso goccioline trasportate dall'aria quando una persona infetta parla o tossisce. L'utilizzo della maschera riduce il rischio di infezione impedendo a queste goccioline di diffondersi nell'ambiente.

Le attuali raccomandazioni sull'uso delle maschere integrano altre misure di sicurezza necessarie come lavarsi accuratamente le mani, mantenere una distanza di sicurezza dagli altri, restare a casa quando si è malati ed effettuare il test del coronavirus al primo segno di sintomi.

Oltre a questa prima campagna, la città di Helsinki lancerà, verso la fine di novembre, una seconda campagna per la sicurezza dal Coronavirus diretta ai giovani di età compresa tra i 15 ei 19 anni, promuovendo questa campagna sui social media in collaborazione con le città di Espoo e Vantaa, nonché con la rete ospedaliera HUS, l'istituto educativo Omnia e l'Autorità Regionale per i Trasporti di Helsinki (HSL). Ulteriori informazioni su questa campagna congiunta saranno pubblicate in concomitanza con il lancio di metà novembre.

L'Istituto Nazionale per la Salute e il Benessere (THL) ha emesso una raccomandazione sull'uso della mascherina estesa per le aree in cui è stato identificato il Coronavirus in una fase di accelerazione; essa si basa sulle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC), nonché sui risultati della ricerca.

Gli utenti dei servizi comunali sono responsabili dell'acquisto delle proprie mascherine mentre quelli appartenenti a gruppi a basso reddito possono ritirare pacchetti gratuiti di maschere, senza che gli siano rivolte domande, in diversi punti di distribuzione in tutta la città.

In Finlandia, durante il periodo 19-25 ottobre, un totale di 1.221 nuovi casi sono stati segnalati al registro delle malattie trasmissibili, mentre nella settimana precedente il numero di casi segnalati era 1.257. L'incidenza dei nuovi casi è stata di 22 ogni 100.000 abitanti, mentre nella settimana precedente era di 22,7. Attualmente, il numero di riproduzione di base stimato è 1,25-1,35, con una probabilità del 90%.

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