Talenti dal Sud: Nazareno Caputo (Phylum) e Sade Mangiaracina (Madiba)

Nazareno Caputo, Phylum, Aut Records.

La parola "Phylum" assume significati alquanto variabili a seconda che venga riferita alla zoologia e botanica (categoria d'insieme, riferibile a un dato gruppo tassonomico) oppure alla etnologia e linguistica (sistema di lingue apparentate fra loro in genere non raggruppabili a causa dei ridotti caratteri comuni).
Se la si riferisce alla musica, come ha fatto il vibrafonista lucano Nazareno Caputo nel proprio album d'esordio, appunto Phylum, editato da Aut, viene da chiedersi se vi prevalgano gli elementi di aggregazione oppure quelli di distinzione.
La musica del trio che oltre al leader annovera il contrabbassista Ferdinando Romano ed il batterista Mattia Galeotti è illustrata nella nota di presentazione come frutto "di una ricerca musicale focalizzata sugli elementi strutturali, timbrici, melodici della musica (...) brani che contengono elementi morfologici molto diversi tra loro e risultati estetico-stilistici riconducibili ai più variegati linguaggi, uniti indissolubilmente dalla comune origine e appartenenza alla stessa idea musicale, allo stesso phylum".
Il percorso è delineato in nove "diramazioni" su mixaggio e registrazione di Stefano Amerio di ArteSuono. La prima, "Preludio-Creazione" è il Filo d'Arianna che marca l'ordine rispetto al labirintico caos. A seguire in "Adi" è la triade (di rapporti fra note) a mettere in correlazione logica, non cronologica, gli "eventi" dei successivi "Dulce" e "Abside". Con "Adam R." (Rainer) il nano che divenne gigante guadagna gli onori della cronaca musicale nel simboleggiare la crescita inarmonica e incontenuta delle cellule. 
Infine "Postludio-Dissoluzione", che subentra ad altre tre tracce di spiccata "filía" nel senso di affinità, mette in musica il "mancamento" della forma e l'insufficienza nella consistenza, non materica. Il disco, maturato da Caputo in un'intensa gestazione jazzistica, sta a dimostrare quanto la musica possa "infilarsi" nelle complesse pieghe del mondo per produrre, al momento giusto, good (vibraphonic) vibration.

Sade Mangiaracina, Madiba, Tūk Records.

La pianista siciliana Sade Farida Mangiaracina presenta, per i tipi musicali della Tūk Records, Madiba, album inciso unitamente agli affiatati partner che rispondono ai nomi di Marco Bardoscia, contrabbassista, e Gianluca Brugnano, batterista.
Madiba era il nomignolo tribale di Nelson Mandela al quale il lavoro, interamente composto dalla pianista, è dedicato. È un racconto, per capitoli jazz, della vicenda, politica ed umana, del leader sudafricano, ideato sul presupposto che la musica non possa essere avulsa dalla realtà e dal tempo storico. Già il 2018 il disco "Le mie donne", prodotto dalla medesima etichetta discografica, era stato avvisaglia del suo saper sintonizzarsi su forti identità della nostra epoca, in quel caso femminili. L'aver ora scelto Madiba come ispirazione intende abbracciare una personalità simbolo nel campo della difesa dei diritti civili e della ripresa (sud)africana.
Sul piano strettamente musicale il suo trio non fa il verso a Soweto blues o similia per rimanere ancorato a binari jazz.
Tutto scorre in modo fluidamente originale anche nei momenti in cui l'oud dell'ospite Ziad Trabelsi conferisce una certa etnicità al sound in tre delle otto tracce totali, esattamente We Have a Dream, 27 Years e Forgiveness.
Nella dedica che la pianista fa agli artisti ed alle maestranze dello spettacolo che durante lockdown e pandemia hanno avuto il coraggio di stringere i denti, sembra avvertirsi, subcutanea, la sofferenza di una forma indolore di "prigionia". Quindi, nel ricordare il detto di Mandela "non giudicatemi per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi" si coglie l'anelito al ritorno alla normalità "sapendo che l'arte e la musica illumineranno di nuovo tutto".
Il messaggio mandeliano permea sia le due Letter from A Prison che gli altri brani "in tema" alla sua vicenda, a partire da Madiba e Winnie.
Nell'insieme l'ascolto trasmette un senso di rinascita per il tramite di una musica che, smussati gli spigoli di una storia tormentata ma dagli esiti positivi, vi si rispecchia riverberandone appieno le varie tonalità.

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