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Pasly, la giovane calabrese che punta tutto su passione e speranza

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Si chiama Pasqualina Tripodi (in arte Pasly) ed ha 26 anni. E’ una giovane creativa–designer di gioielli contemporanei che nel cassetto custodisce il sogno di realizzare se stessa e i propri obiettivi professionali senza abbandonare le proprie radici. Residente a Delianuova (Reggio Calabria), dopo la maturità artistica in Arte dei Metalli e dell’Oreficeria, ha continuato il suo percorso formativo prima a Roma, presso l’Università La Sapienza, e poi al Politecnico di Torino, conseguendo il Master in Ingegneria del Gioiello.

Cercando il giusto equilibrio tra sperimentazione e tradizione, Pasly realizza i propri lavori con la voglia di promuovere e valorizzare la terra dove è nata e cresciuta, senza mai mettere in secondo piano il rispetto della natura. Attualmente imprenditrice di se stessa, la giovane calabrese fa rivivere sotto una luce nuova materiali di scarto, elementi offerti dalla natura e metalli poveri, creando i suoi eco-gioielli partendo dalla natura e combinando pietre naturali, legno, perline e idee con creativa artigianalità.

La scopriamo in un’intervista, nella quale racconta la sua storia e la sua determinazione.

Da dove nasce la Sua passione per l'arte e l'artigianato, in particolare per i gioielli?

Credo che alcune passioni siano innate. Alcune volte le comprendi sin da piccolo, altre le scopri man mano, crescendo. Quando finalmente le hai scoperte, sei consapevole di averle sempre avute. Nel mio caso, la passione per l’arte e per l’artigianato sono da ricollegare alle esperienze fatte già da piccina quando, insieme a mia madre, mi ritrovavo tra tempere, tele e pennelli. Amo da sempre la manualità, il contatto con la materia, ma soprattutto amo cimentarmi in quante più tecniche possibili. Questo mi ha portato con il tempo a sperimentare anche nel campo del gioiello. L’amore per quest’arte raffinata, per tanto tempo ingiustamente relegata ad arte minore, mi appartiene già dai tempi degli studi superiori, dove frequentavo laboratori di metalli e oreficeria e studi di progettazione. Scavando nei miei ricordi, penso a quando da piccina sgattaiolavo di nascosto e andavo in camera di mia nonna, aprivo il suo portagioie e sistemavo con cura quello che c’era dentro. Osservavo tutto attentamente e ne rimanevo affascinata, stavo lì un tempo sufficiente da pormi tante domande. Amavo quel luccichio, quei colori, quella sensazione di delicata preziosità. Forse è stato proprio quel rito, quasi quotidiano, che mi ha portato con il tempo ad avvicinarmi a questo mondo.

Quale messaggio vuole trasmettere attraverso le Sue creazioni?

Parto dal presupposto che anche il gioiello, come le arti visive tradizionali, può trasmettere un concetto, una storia, un sentimento. Nel caso delle mie creazioni, a voler emergere sono l’amore e il rispetto per la natura, da cui traggo ispirazione e materiali. Mi piace guardare con altri occhi e dare un nuovo aspetto, una differente accezione, a materiali e cose che comunemente sarebbero visti solo per quello che sono: un pezzo di legno, un pezzo di metallo, un filo…e che invece con molta semplicità si ripropongono in un modo nuovo, che niente hanno da invidiare al gioiello classico. Gioielli a metà tra tradizione e innovazione: concettualmente, matericamente e tecnicamente.

Qual è il percorso che l'ha portata fin qui e quali saranno i suoi prossimi passi?

Dopo gli studi, pur lavorando per alcuni grandi marchi dell’alta gioielleria, mi frullava in testa la voglia di dare voce libera alle mie idee. Dopo un periodo di ricerche e lavoro entusiasmante, ma anche di tante paure, incertezze e riscontri non sempre positivi, arriva la mia prima importante occasione: ArtistarJewels, un’importante esposizione di gioielli contemporanei presso la fondazione Maimeri di Milano, durante la settimana della moda. A seguire, sempre nel capoluogo lombardo, ‘Ri-definire il gioiello’: progetto itinerante con l'obiettivo di valorizzare e diffondere una nuova estetica del gioiello contemporaneo tra artigianato, ricerca dei materiali e design. Ho avuto inoltre l’onore di essere apprezzata da due grandi donne come Marta Marzotto e Giuliana Cella, un’emozione indescrivibile. Ora è la volta di Design 20.40, l’esposizione internazionale sul gioiello contemporaneo d’autore che si svolgerà questo mese a Vicenza. I prossimi passi? Tante e nuove bellissime esperienze. L’obiettivo è soprattutto quello di farmi conoscere il più possibile attraverso le mie creazioni.

L'amore per la Sua terra influenza le Sue decisioni e le Sue creazioni? Quanto c'è della Sua terra nelle opere che realizza?

La mia terra è nel mio sangue, nella mia anima, nel mio cuore. Non posso essere diversa da quella che sono e nemmeno vorrei esserlo, anche quando non accetto certe situazioni o avvenimenti. La Calabria può essere raccontata anche attraverso il gioiello, attraverso pezzi unici nei quali si denota una forte artigianalità volutamente schietta e cruda, quasi arcaica. Un misto fatto di tradizione, di cui la nostra terra fortunatamente per certi versi ne è pervasa, e di originale modernità. Ad ogni angolo, in ogni momento, il suo paesaggio è fonte di ispirazione per me. Ricerco la storia, le tradizioni, i materiali per poi utilizzarli in modo del tutto personale.

Cos’è, per Lei, il gioiello?

Nella mia visione, il gioiello è un oggetto che può essere un’opera d’arte e puro ornamento al tempo stesso. I gioielli possono far contraddistinguere ed essere espressione di chi li indossa. Secondo il mio modo di vivere il gioiello, particolarità, originalità, unicità, sono tutti aggettivi indispensabili. Non devono essere necessariamente collegati alla preziosità dei materiali, ma essere unici e originali. Tutto sta nella sensibilità e nel gusto dell’artista/artigiano.

Stiamo vivendo un momento storico e politico particolare. Dove trova la forza, la determinazione e la voglia di mettersi in gioco giorno dopo giorno? C’è un messaggio che vorrebbe trasmettere ai calabresi e agli italiani?

In un periodo così difficile per tutti, soprattutto per noi giovani, mettersi in gioco non è per niente facile. Purtroppo quasi nessuno ti dà la possibilità di farlo e se lo fa, mai a tuo favore! Almeno questo è quello che è capitato a me. Vedevo tutto nero, poi mi sono chiesta: quali sono le mie qualità? Cosa so fare meglio? Piuttosto che continuare a piangermi addosso o aspettare che qualcuno si degnasse a prendermi seriamente in considerazione senza sfruttarmi, ho deciso di fare da me. Come si dice? Chi fa da sé, fa per tre! Così ho iniziato la mia avventura. Già, un’avventura…perché le incertezze sono tante, come anche i sacrifici, ma la passione e la speranza spazzano via tutto. È proprio questo quello che serve, pensare positivo anche quando non è facile farlo. Non so cosa ne sarà di me e del mio futuro, ma una cosa è certa:bisogna contare sempre su se stessi e sulle proprie qualità, e bisogna farlo bene. Può sembrare la classica frase detta e ridetta, ma i sogni possono diventare veramente realtà! A dirlo è una ragazza di 26 anni che, orgogliosamente senza raccomandazioni e grazie al sostegno di una semplicissima e splendida famiglia, vuole credere in un futuro migliore.

Pasqualina ha una pagina Facebook: ‘Pasly, la mia visione del gioiello’ e le sue creazioni si possono trovare sul portale Artistar (http://www.artistar.it), ArtigianaMente (http://artigianamente.it), e sul blog dell’Osservatorio dei Maestri d’Arte di Firenze (http://omaventiquaranta.blogspot.it).

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