Davide Perico , nato a Bergamo, vive in provincia di Milano. Diplomato in studi classici e successivamente in ingegneria del suono, suona pianoforte, tastiere, basso elettrico, ed ha oltre trent’anni di esperienza come produttore, tecnico del suono e compositore di musica per film e videogiochi. Recentemente premiato anche dal Comitato Nazionale Italiano Fair Play, Associazione benemerita del CONI, per aver creato l’inno dell’ evento “Fair Play for Life”. Alcuni video musicali creati da Davide Perico in computer grafica hanno raccolto consensi e premi all’interno di importanti festival cinematografici internazionali (Vesuvius International Film Fest, Black Swan International Film Festival, Best Music Video Award, Buzz Vicious Underground Film Festival, London International Film Festival, Andromeda Film Festival, Paris Film Festival, Berlin Shorts Award, International Music Video Awards..).
“Sono molto emozionato di annunciare l'uscita della mia nuova canzone, ‘Goodbye Saigon’. Questa song è un passo importante nel mio percorso musicale; un'evoluzione che ho cercato di realizzare attraverso la ricerca di un sound più avvolgente che mai” – dichiara alla stampa il musicista e compositore Davide Perico. A partire dal 6 marzo su tutte le piattaforme digitali, quest’ ultima creatura rappresenta un passo importante nella sua ricerca artistica. Una sfida auto-imposta per superare limiti e per esprimere personali emozioni: quelle più profonde ed autentiche.
La speranza dell’autore è che possa raggiungere il cuore di chi l'ascolta, accompagnandolo in un viaggio interiore di scoperta e di crescita “Ho cercato di esplorare nuove frontiere sonore, fondendo elementi di minimalismo e di textures, in una trama armonica sì complessa, ma allo stesso tempo essenziale. Ho lavorato al pezzo con grande dedizione e passione, cercando di esprimere le emozioni più profonde e autentiche che mi accompagnano ogni giorno. ‘Goodbye Saigon" parla di ricordi e sensazioni che emergono dalle profondità dell'anima, come onde del mare che si infrangono sulla riva” – conclude l’artista, sempre più al centro delle attenzioni degli addetti ai lavori, reduce dall’ennesimo riconoscimento internazionale ricevuto da pochi giorni (Premio Eurocomunicazione).
La canzone si apre con una delicata introduzione al pianoforte, che introduce il tema principale con una melodia struggente e malinconica. Successivamente, l'atmosfera si arricchisce di layer di synth e di suoni ambientali, creando un'atmosfera evocativa e avvolgente. La sezione ritmica del pezzo è stata realizzata con un suono ovattato e quasi impercettibile, come un battito del cuore, per sottolineare l'intimità e la delicatezza delle emozioni che Davide Perico ha cercato di esprimere. La linea di basso, invece, è affidata a un sintetizzatore.
L’effetto che ne deriva è un suono profondo e risonante, che si fonde perfettamente con la trama sonora generale. “Ho cercato di creare un equilibrio tra la complessità armonica e la sensazione di essenzialità, mantenendo un filo conduttore melodico che permea l'intera canzone. In questo modo, ho inteso rappresentare l'esperienza dell'anima che emerge dalle profondità del mare dei ricordi, e che si manifesta attraverso sensazioni e immagini evocative che, allo stesso tempo, sono essenziali e semplici”- conclude Perico.
“Goodbye Saigon” verrà pubblicata grazie ad Unquantized Records. Nata come etichetta discografica indipendente nel 2019, è la prima etichetta italiana dedicata alla promozione della musica lofi e chillhop, caratterizzata dalla non quantizzazione dei beat, una peculiarità che conferisce a questa musica un'atmosfera unica 2 e rilassante. Attiva in molti Paesi del mondo, a disposizione sempre di nuovi talenti, Unquantized Records è riuscita a creare una comunità di appassionati e di artisti che condividono la stessa visione della musica.
Continua il mio tour tra i “giganti” della Chiesa che hanno operato nella Carità, quelli riconosciuti come santi, beati, venerabili, e altri non riconosciuti. A suo tempo ho cominciato con il beato Faa di Bruno per arrivare ora a quelli più o meno conosciuti conosciuti presenti nel libro di Antonio Maria Sicari,“I Santi nella Carità. Figli, discepoli, amici di Vincenzo de’ Paoli”, Editoriale Jaca Book (1999). Il testo presenta ai lettori una serie di uomini e donne legati da un filo conduttore, quello di essere impegnati totalmente con gli ultimi, con i più deboli, con i poveri, gli emarginati. Sicari inizia il suo studio presentando San Vincenzo De’ Paoli (1581-1660), che potrebbe essere il padre che ha iniziato la grande opera di assistenza dei poveri di ogni tipo. Seguono i suoi figli spirituali: Santa Luisa De Marillac (1591-1660), Santa Caterina Labourè (1806-1876), quindi i discepoli: Santa Elisabetta Anna Seton (1774-1821), Beato Federico Ozanam (1813-1853), Santa Maria Crocifissa di Rosa (1813-1855), Beato Pier Giorgio Frassati (1901-1925). Infine gli Amici: San Francesco di Sales (1567-1622), San Giuseppe Benedetto Cottolengo (1786-1842), San Giovanni Bosco (1815-1888), Beato Luigi Orione (1872-1940).
“I santi nella carità - scrive Giovanni Burdese nell’introduzione - sono stati coloro che hanno esaltato nella loro vita e nelle loro opere la figura del Redentore, nell’atteggiamento della misericordia. Quelli riportati in questo volume non sono beninteso né gli unici discepoli, né gli unici amici di san Vincenzo [...]”. Sono quelli che padre Sicari ha selezionato secondo i suoi innumerevoli studi, essendo un vero cultore della vita dei Santi, come testimoniano i numerosi libri sui santi che ha scritto. Praticamente nel testo padre Sicari riproduce “una non piccola parte di quella grande corrente spirituale, debitrice alle intuizioni di san Vincenzo”, che fu “il genio della carità”, e la sua vita “un vangelo aperto” come ebbe a dire san Giovanni Paolo II.
La teologia di san Vincenzo è semplicissima: é la carità di Dio, resa visibile nell’Incarnazione. Il suo linguaggio è comprensibile da tutti: servire è regnare. Ha operato su diversi fronti da quello laicale a quello prettamente religioso, in ogni ambito della società del suo tempo. Chiamò la sua prima associazione laicale, formata da nobili "signore", semplicemente “Dame della Carità”, secondo la tradizione che risale al Medioevo. Tra le sue dame che imboccavano i poveri negli ospedali troviamo duchesse e principesse e perfino la regina Anna d’Austria e la principessa Maria di Gonzaga, futura regina di Polonia. Era il periodo in cui Moliere attaccava le “preziose ridicole” che oziavano nei salotti, piene di riccioli e di cosmetici. Ma se abbandonava i suoi pregiudizi forse poteva conoscere “centinaia di nobildonne che curavano con le loro mani i poveri pidocchiosi del quartiere [...]”. Del resto tra le dame di carità di san Vincenzo, c’era quella nobildonna Luisa de Marillac, divenuta sua stretta collaboratrice al servizio dei poveri, sempre da laica. San Vincenzo imparò ad essere responsabile dei poveri, nella casa dei ricchi nella Francia scristianizzata, attaccata contemporaneamente da tre nemici: il protestantesimo, l’ignoranza religiosa, il nascente giansenismo.
“Vincenzo riuscì in ciò che nessuno: era riuscito a realizzare: assieme a Luisa de Marillac radunò alcune ragazze del popolo che intendevano consacrarsi al Signore, pur restando nel mondo, a completo servizio dei poveri dei derelitti: nacquero così ‘le figlie della carità’ che vennero chiamate particolarmente ‘le suore grigie’”.
Vincenzo e Luisa hanno fatto centinaia di “suore grigie” che venivano impiegate nei luoghi e nel mondo dove c’era tanta sofferenza. Negli ospedali, che diventavano un inferno quando si diffondeva la peste come nel 1636. Nell’impegno di accudire i cosiddetti bambini trovatelli, ogni anno sono centinaia nella sola Parigi ad essere abbandonati. Poi ci sono i carcerati e i galeotti; nelle carceri di allora si marciva da vivi. Vincenzi diventa cappellano dei galeotti destinati ad essere inchiodati con una catena ai remi delle navi. Le suore devono fare di tutto con questa gente, in questi ambienti, senza falsi pudori, senza atteggiamenti schifiltosi. Costrette a subire calunnie, bestemmie, linguaggi grossolani. Per Vincenzo bisogna essere come “i raggi del sole che si posano continuamente sopra l’immondizia, e nonostante questo non si sporcano”. Dopo i galeotti bisogna occuparsi di curare i soldati, impegnati nelle tante periodiche guerre. Quello che Sicari evidenzia nel testo è che il nostro santo aveva una soluzione per ogni problema. In tutta quella massa di poveri, diseredati e fannulloni, riuscì a far gustare il lavoro, a creare dei “centri di riabilitazione al lavoro” (quanto sarebbe necessario oggi san Vincenzo). Addirittura Vincenzo organizzò delle “piccole case” in cui mendicanti, marito e moglie, avessero il diritto di vivere assieme. In pratica Monsieur Vincent divenne quasi un ministro del regno che interloquiva con re e regine. Alla morte del re, la regina Anna lo scelse come consigliere e così Vincenzo divenne un potente personaggio pubblico, una specie di Ministro per l’assistenza sociale. A questo punto Vincenzo si servì di questa carica per rafforzare tutte le sue opere: moltiplicare le missioni, fondare seminari, dotare ospedali e opere caritative. Vincenzo si è adoperato a difesa della Verità, conducendo una lotta senza quartiere contro l’eresia allora dilagante del giansenismo. Quest'opera veniva considerata decisiva, e più importante di ogni altra.
Certamente non starò qui a presentare tutti i “santi” proposti da padre Sicari. Cercherò di sintetizzare, di cogliere dei particolari importanti. San Vincenzo e Luisa de Marillac, “sono destinati l’uno all’altro, ancor di più di quanto accade in un matrimonio”.La Marillac ha avuto una vita difficile, intanto è nata da una relazione irregolare del padre (non si conosce neppure il nome della madre). In passato i biografi, scrive Sicari, nascondevano questa “macchia”, ma la Chiesa per farla santa non ha opposto nessuna obiezione. La donna ha sposato un borghese, segretario della regina, ha avuto un figlio, ben presto cadde in una crisi esistenziale, ponendosi infinite domande sulla propria vita, sulla sua vocazione di madre e di sposa. Padre Sicari cerca di spiegare il doloroso tormento che affliggeva la donna. Cercava una sua strada, ma non riusciva, perché ancora nella Chiesa di allora non esisteva. Cercava di curare la nevrosi che la tormentava. Sicari racconta come Dio si servì della malattia di Luisa per curare l’intera Chiesa. Alla fine Luisa capì qual era il suo compito, s'immerge completamente nel mondo della carità, mettendosi in viaggio per visitare e organizzare confraternite, suggerendo nuove forme di aiuto per i poveri e l’educazione delle bambine. A noi sembra normale oggi, ma Sicari ci invita a metterci nel tempo in cui viveva la Marillac: “una vita così, per una nobildonna sola e priva di qualsiasi protezione, non era soltanto avventurosa: era socialmente inconcepibile”.
Sicari conclude la parte dedicata santa Luisa delineando la “mistica dei poveri”, presente in Vincenzo e Luisa, che diedero origine alla loro opera più importante. Tutto un servizio per i poveri, ognuno doveva contribuire secondo il proprio stato, ma qualcuno doveva dedicarsi interamente ai poveri. Ecco sonate le “serve dei poveri”, che vivono nel mondo, in mezzo alla società di allora, in un’epoca in cui non esiste la suora come la conosciamo noi.
Santa Caterina Labourè, umiliata dagli uomini ed esaltata da Dio. La conosciamo come la veggente che apparsa la Madonna che gli ha indicato la Medaglia miracolosa. E’ la “santa del silenzio”, come la definì Pio XII.
Tra i discepoli di san Vincenzo, la prima figura evidenziata dal libro c’è SantaElisabetta Anna Seton, nacque a New York, è la prima santa americana e Dio volle che essa sperimentasse quasi tutte le vocazioni: sposa, madre di cinque figli, giovane vedova e poi, contemporaneamente, educatrice dei suoi ragazzi e madre Fondatrice (legata con i voti) del primo istituto religioso d’America. La sua vita scrive Sicari è molto simile ad un romanzo, simile a quella dei pionieri d’America. Sarebbe interessante farla conoscere ai “cattolici della domenica” che spesso vivono una sudditanza psicologica nei confronti del mondo relativizzato, politicamente corretto. Per la verità quasi sempre la vita di questi “santi”, ha delle caratteristiche similari, tutti subiscono tragedie, forti contrasti con il mondo dove vivono e spesso anche persecuzione, come la nostra Anna Seton, che dalla Chiesa protestante episcopale passa poi alla Chiesa cattolica di Roma. In quel tempo, precisa Sicari, convertirsi al cattolicesimo significava morire socialmente.
Il secondo discepolo preso in esame da Sicari è il beato Federico Ozanam, una figura straordinaria, un laico, prima studente, poi professore della Sorbona a Parigi, che ha operato perché la fede diventi cultura. Ozanam amico delle grandi personalità del tempo, fu attratto dall’opera della “Società di san Vincenzo de’ Paoli”, che si occupava della sofferenza sociale dei poveri di Parigi. Quando era studente, provocato dal socialista Saint Simon, che lo interrogava su quali erano le risposte dei cattolici per i poveri. Organizzò gli studenti in “Conferenze di carità”, dette poi di san Vincenzo de’ Paoli e cominciarono a portare ai poveri di Parigi tutto quello di cui avevano bisogno. Alle “visite ai poveri” si aggiungeranno col passare degli anni: fondazione di asili, patronati, orfanotrofi e centri per adozioni, ricoveri per anziani, scuole per i poveri, scuole per i giovani carcerati, scuole per militari, cucine economiche, casse di risparmio, dispensari, biblioteche popolari, centri gratuiti di consulenza legale, circoli ricreativi, centri di accoglienza per ex carcerati, centri di formazione artigianale, uffici di collocamento…Ogni sofferenza sociale, ogni povertà e ogni bisogno troveranno qualche risposta nella ‘Società di San Vincenzo de’ Paoli’, la cui peculiarità sarà quella di non essere un istituto religioso tra gli altri, ma un’opera interamente laicale”. Di fronte a questo elenco così dettagliato quale riflessione si potrebbe fare, la Chiesa si è sempre occupata degli ultimi, lo ha fatto attraverso uomini e donne eccezionali che si sono rimboccati le maniche e hanno operato senza troppi scrupoli. Al contrario delle istituzioni, spesso deficitari. I Santi della carità sono la migliore risposta a tutti quei soloni del sapere che scrivono e parlano infangando la Chiesa attribuendo le peggiori infamie.
Altra figura osservata è Santa Maria Crocifissa Di Rosa, santa bresciana, vissuta nel periodo dei cosiddetti “Santi sociali” torinesi, alcuni presenti in questo libro come il Cottolengo, don Bosco, Murialdo. Qualche anno fa, il cardinale Giacomo Biffi, introducendo un libro sulla storia della Chiesa dell’800, rispondeva agli attacchi contro la Chiesa: Lo Spirito di Dio, riesce sempre a mandare gli ‘evangelizzatori dei poveri’, che rianimino la fede delle nostre campagne e soccorrono tutte le sventure. Anche questa Paola Di Rosa era di famiglia nobile, suo padre Clemente ha segnato la storia di Brescia. Questa donna si è occupata anche lei di ospedali con una straordinaria capacità imprenditoriale. Per tutto quello che ha fatto, hanno scritto che aveva nelle vene il sangue di una manager lombarda.
Beato Pier Giorgio Frassati. Anche questo giovane torinese proviene da una famiglia conosciuta a Torino, suo padre senatore, ambasciatore d’Italia a Berlino, ha fondato il quotidiano La Stampa. In questo profilo di Frassati, si evidenziano alcuni passaggi della sua breve vita molto significativi, un giovane per nulla bigotto che si interessa dell’associazionismo laicale nella Chiesa, ma anche di politica partitica, fino ad avere scontri fisici con altri giovani avversari. Naturalmente anche lui ha avuto una propensione per aiutare i poveri, gli ultimi della società, senza mai risparmiarsi, fino a contrarre una grave malattia che lo portò a morire in pochi giorni. Sicari è molto critico con alcuni che manipolano la vita dei santi, in particolare questa di Frassati che è un cristiano tutto d'un pezzo: il termine “laico” e “cristiano” si equivalgono in maniera assoluta per una persona battezzata.
Non posso dilungarmi, l’ho promesso. Infine padre Sicari si occupa degli “Amici” di san Vincenzo e propone quattro profili di santi, tra i più noti della Cristianità: S. Francesco di Sales, San Giuseppe Benedetto Cottolengo, san Giovanni Bosco e San Luigi Orione, canonizzato nel 2004 da Giovanni Paolo II. Ognuno di questi si è occupato degli ultimi, degli emarginati del loro tempo, creando straordinarie opere in Italia e in tutto il mondo.
I giorni 11 e 12 Febbraio appuntamento con il Music Day Roma. Ad ospitare l'evento, giunto alla 36esima Edizione, sarà l' Hotel Mercure Roma West (Via Eroi di Cefalonia, 301) in Roma (zona Spinaceto).
Oltre 70 espositori di dischi e cd da tutta Italia, tanti ospiti e firmacopie da non perdere. Con il Patrocinio della Regione Lazio, in collaborazione con Radio Rock, un ricco programma coinvolgerà appassionati, intenditori e collezionisti da tutta Italia. Il giorno inaugurale, sabato 11 febbraio, alle ore 11.30, da segnalare la notizia che Cinevox Record e Beat Records Company presenteranno in anteprima esclusiva la colonna sonora del film “Squadra Antigangsters” di Bruno Corbucci con Tomas Milian, firmata dai Goblin. L’album, fuori catalogo da un decennio, verrà ristampato in una speciale edizione da collezione. Alla presentazione prenderanno parte il presidente della Cinevox Franco Bixio, l’ex bassista dei Goblin Fabio Pignatelli ed ovviamente il Maestro Claudio Simonetti, che del noto gruppo che ha fatto storia fu fondatore e ne rimane nella memoria l’indiscusso leader.
Modererà l’incontro il produttore Renato Marengo ed il direttore di Prog Italia Guido Bellachioma.
Come si specifica nel comunicato generale del Music Day Roma, le musiche iconiche della band romana sono un saggio di gran classe di sonorità anni ’70 che spaziano dal funky alla bossa. Per l’occasione sarà presente uno stand del fan club dei Goblin "Terra di Goblin" con rarità e dischi della band realizzati per i mercati esteri di tutto il mondo. Un’occasione speciale per mettere le mani su edizioni difficilmente reperibili in Italia, che i fan certamente apprezzeranno. Anche i Claudio Simonetti’s Goblin avranno per l’occasione uno stand, con tutte le loro produzioni e gadgets. Con la trentaseiesima edizione il Music Day Roma entra ufficialmente nel secondo decennio di attività. Un nuovo inizio in continuità con la storia di una manifestazione divenuta nel tempo un appuntamento fisso e imperdibile per tutti gli amanti della musica e dei dischi in vinile, dove è anche possibile seguire presentazioni e incontrare artisti, oltre che trovare innumerevoli possibilità di acquisto dei propri album preferiti e non solo, grazie ad un’ampia offerta di dischi in vinile, cd, poster, riviste, oggettistica e memorabilia musicale con decine di espositori distribuiti su un’accogliente spazio di 2.500mq nelle sale dell’Hotel Mercure.
Claudio Simonetti
Musicista, compositore, direttore d’orchestra, autore. Ha studiato composizione e pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma ed è il fondatore del famoso gruppo progressive rock Goblin - Nel 2014 fonda la sua nuova band: Claudio Simonetti's Goblin, con cui nel 2015 parte per numerose tournée in tutto il mondo. Ha composto colonne sonore di pellicole italiane e americane, tra cui i film di Dario Argento Profondo Rosso, Suspiria, Phenomena, Opera, Non ho sonno, Il cartaio, La terza madre, Tenebre, Dracula 3D, nonché di Dawn of the dead/Zombi e Wampyr di George A. Romero. Ha scritto colonne sonore per film di Ruggero Deodato, Sergio Martino, Lucio Fulci, Lamberto Bava, Castellano & Pipolo e Salvatore Samperi. Ha composto le musiche e diretto l’orchestra nella trasmissione Rai Buon Compleanno TV (1984). Musicista e animatore in Pronto è la Rai? (1988). Nel 1999 fonda i Daemonia, band con cui realizza l’album Dario Argento Tribute. Nel 2000 i Goblin si riuniscono per comporre la colonna sonora di Non ho sonno di Dario Argento, unico episodio della reunion. Nel 2005: colonna sonora di Jenifer - Istinto assassino e nel 2006 Pelts, sempre di Dario Argento, per la serie TV americana Masters of Horror. Nel 2017 pubblica la sua biografia scritta in collaborazione con il giornalista Giovanni Rossi: Claudio Simonetti - Il ragazzo d'argento, edito da Tsunami Edizioni. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. Alla fine del 2019 i Claudio Simonetti's Goblin pubblicano l'album The very best of-Volume 1, ed il nuovo album contenente inediti e dal titolo The Devil is Back, con l'etichetta discografica Deep Red; ad agosto 2020, in occasione del 45º anniversario di Profondo Rosso, Simonetti pubblica, con la sua etichetta Deep Red, un album con le nuove versioni della colonna sonora del film di Dario Argento. Da menzionare, la pubblicazione nel 2021 dal titolo The Very Best of-Volume 2.
Per quanto riguarda il 2022: Suspiria, il film più famoso nel mondo di Argento, ha festeggiato il suo 45mo anniversario.
Per questo evento Claudio & band hanno registrato un album contenente la nuova versione della colonna sonora originale con nuovi arrangiamenti e sonorità; l'album si intitola Suspiria Rock Prog Version, uscito con l'etichetta di Simonetti, la Deep Red (distribuito in tutto il mondo dalla Rustblade).
In occasione del 45mo anniversario di Suspiria, i Claudio Simonetti's Goblin sono andati in tour negli USA e Canada, dove hanno suonato dal vivo con grande successo la colonna sonora durante la proiezione del film, seguito da un concerto con I grandi successi cinematografici e discografici della storica band (quasi tutti sold out nelle più importanti città americane). Da menzionare pure il grande successo del concerto di Phenomena al Clubcittà di Kawasaki/Tokyo del 18 novembre 2022.
L'Anno 2022 verrà ricordato da Claudio Simonetti anche e soprattutto come l'anno in cui ha ricevuto il Golden Méliès alla Carriera al Sitges Film Festival, in Spagna.
The Sitges Film Festival – per l’esattezza, Festival Internacional de Cinema Fantàstic de Catalunya – è specializzato in pellicole fantasy e horror, ed è considerato uno dei più importanti al mondo.
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