Cosa deve fare il Mezzogiorno per i giovani

Dall’ultima indagine di Almalaurea si apprende che negli ultimi 10 anni le iscrizioni dei giovani alle università sono diminuite in tutta Italia, ma in modo differenziato: in particolare, il Mezzogiorno ha pagato il prezzo più alto, non solo per la diminuzione delle immatricolazioni ma, anche, per i costanti e crescenti flussi di mobilità dei giovani che dal Sud se ne vanno nelle altre regioni del Paese. Ecco, un caso di non poco conto: il 40% degli studenti della romana Università Luiss, intitolata a “Guido Carli”, proviene dal Sud.  A questo punto, vediamo cosa il Mezzogiorno deve fare, realmente, per la scelta dei giovani di studiare e lavorare al Sud.  In primis, è necessaria una riduzione del debito pubblico; più investimenti con produttività e stabilità economica; una ripresa dell’occupazione; la cura di quella “ferita economica e sociale” che è la disoccupazione, con i processi di formazione e di cultura; questo può accadere e, così, si può ridurre il divario tra il Nord e il Sud. In tal senso, si sta muovendo, positivamente, la Regione Puglia: sta prendendo l’avvio un Avviso, il primo nel nostro Paese, che permetterà agli studenti degli istituti professionali tecnico-sanitari di conseguire, al termine del percorso scolastico, oltre al diploma, anche, la qualifica di Operatore Socio-Sanitario(OSS). Stiamo parlando, -a seguito di un impegno finanziario di circa 9milioni di euro sul Por 2014-2020,- del via libera per la qualifica di 3.700 studenti. E dulcis in fundo, diciamo che questi due titoli di formazione, diploma e qualifica OSS, costituiscono maggiori opportunità lavorative per i giovani interessati.

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